Una decisione, che espone ora la città all'arrivo di un commissario esterno e che il dimissionario aveva preannunciato già ieri sera alla Giunta. Gli era stato chiesto di temporeggiare. Ma l'avvocato ha deciso di lasciare
Un comunicato secco, che non ha sprecato parole e che non ha lasciato spazio ad ulteriori domande, quello di Giorgio Orsoni, da qualche minuto sindaco dimissionario di Venezia. L’ha fatto nella sala antistante al suo ufficio. In una decina di minuti che sono bastati a dire quello che voleva comunicare. Una decisione, che espone ora la città all’arrivo di un commissario esterno e che Giorgio Orsoni aveva preannunciato già ieri sera alla Giunta. Per evitare l’arrivo di un commissario gli era stato chiesto di temporeggiare. Ma una notte non è bastata.
Le dimissioni, solo 24 ore fa pubblicamente rifiutate, sono arrivate dopo la tensione delle ultime ore in cui le prese di posizione di assessori e consiglieri sono state prevalentemente critiche. La prima a dimettersi, ieri, è stata Tiziana Agostini, assessore all’istruzione del Comune di Venezia, che ha lasciato ieri pomeriggio. L’ha fatto prima in Consiglio, e poi ne ha dato l’annuncio su Facebook o per sms. “Mi sono dimessa da assessora – ha fatto sapere Tiziana Agostini – per quattro anni ho lavorato al servizio della città e continuerò a farlo nella mia veste di cittadina. La politica è un servizio reso liberamente e non può subire condizionamenti di nessuna sorta”. Un unico messaggio per tutti. Chiaro e senza ritorno. Per quello che mi riguarda – ha detto più tardi – non ci sono più le condizioni per andare avanti. Sono contenta che al sindaco siano stati revocati gli arresti domiciliari e penso anche che ci sia stato teso un grande trappolone ma cambia poco. Le condizioni non ci sono più. E dobbiamo rendercene conto”. Tiziana Agostini, è stata coordinatrice regionale delle democratiche di sinistra del Veneto e componente del consiglio nazionale dei Ds. È uno dei fondatori del Partito Democratico. Nella Giunta Orsoni aveva le deleghe alle politiche educative e alla famiglia, alla cittadinanza delle Donne, alla cultura delle differenze, alla toponomastica.
Lo stesso aveva fatto poche ore dopo Sebastiano Bonzio, consigliere di Rifondazione comunista che aveva rimesso al sindaco la delega al lavoro. “È un epilogo amaro per la nostra città, questo – dice dopo le dimissioni pubbliche del sindaco – ieri ho riconsegnato al sindaco la delega perché il partito nazionale, e io per primo ritenevamo che non era più il momento di sostenere un sindaco o chiunque avesse a che fare con il Consorzio alla luce di quello che era emerso dalle indagini. Da adesso ricomincia una nuova vita per la città, per ricostruirla dalle macerie a partire dalla sua parte sana”.
“Questo ulteriore passaggio sconfortante per la città si sarebbe potuto evitare – dice Gianluigi Placella del Movimento 5 stelle – già ieri nella prima conferenza stampa ho pensato che non avesse chiaro il livello della situazione quando in conferenza dei capigruppo ha negato su mia precisa domanda il patteggiamento” (il patteggiamento è stato chiesto e si attende ancora il parere del gup ndr ). “Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Orsoni” ma “abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perché prosegua nel suo mandato. Invitiamo Orsoni a riflettere sull’opportunità di offrire le dimissioni”. Lo affermavano, già questa mattina, Debora Serracchiani, vice segretario Pd e Roger De Menech, segretario regionale Pd.