“Come abbiamo ripetuto in campagna elettorale e nella relazione programmatica, questa amministrazione vuole contraddistinguersi per le cose fatte. Uno dei primi impegni presi,…, fu quello di sbloccare la problematica relativa al Museo delle Macchine da Festa e della Cartapesta e, in tempi brevi, siamo riusciti a farlo, nella speranza che, da ora e nelle cadenze stabilite, i lavori possano proseguire senza intoppi”. Era il luglio 2009 quando Geremia Biancardi, allora Sindaco di Nola, pronunciava queste parole piene di speranza. Ed infatti solo pochi mesi più tardi i lavori, furono ripresi. Sfortunatamente, mai portati a termine. Così sul tavolo dell’appena riconfermato sindaco del paese dell’hinterland napoletano, continua a rimanere un cospicuo faldone contenente la documentazione dell’opera tante volte annunciata, almeno due volte avviata, incredibilmente sospesa. Da troppo tempo abbandonata.
Una storia piena di contraddizioni quella di Nola. Come generalmente accade, una vicenda senza fine che nonostante continui, nella fisicità triste dell’abbandono, a mostrarsi, sembra essere stata quasi rimossa. Che nonostante la sua centralità anche topografica, sembra essere stata marginalizzata.
Per rendersene conto è sufficiente raggiungere il vecchio impianto sportivo comunale, nella zona nord dell’abitato, tra la ferrovia e le regie caserme della cavalleria borbonica, realizzate da Ferdinando Fuga nel XVIII secolo.
Tante le denunce e le segnalazioni. Con diverse associazioni locali coraggiosamente impegnate in una lotta quasi impossibile. Con il Forum Ambiente Area nolana a raccogliere e rilanciare dal 2012, la irrisolta criticità. Perfino un’interrogazione parlamentare, nel novembre 2013, indirizzata al ministro dell’economia e delle finanze Saccomanni e a quello dei Beni Culturali, Bray, da parte di alcuni senatori del M5S. Oltre ad un’interpellanza dei consiglieri del Pd all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale.
La questione è rimbalzata anche sulle cronache dei media nazionali. A quel che sembra, inutilmente. Eppure lì, all’interno di quel vecchio campo di calcio si mescolano incapacità e miopia di una politica inadeguata. La posa della prima pietra del Museo nell’aprile 2008, preceduta dalle consuete indagini archeologiche. Soprattutto, “assicurata” da un finanziamento della Giunta regionale della Campania di 4.560.000 euro, all’interno dell’accordo di programma quadro “Infrastrutture per i sistemi urbani”. Il progetto di un Museo per le macchine da festa e della cartapesta, dell’arch. Gennaro Matacena, rivisto dopo le scoperte, prevede un corpo principale su un’area di 650 mq., l’allestimento di uno spazio multimediale, con aree verdi di 5.000 mq., zone di accoglienza per i visitatori e, naturalmente, parcheggi.
Il rischio è che quello spazio, nel quale archeologia e architettura avrebbero potuto scrivere una nuova storia, continui ad essere impropriamente utilizzato come discarica. Il timore che la città nella quale l’anfiteatro laterizio rischia di essere sommerso dalle acque di falda e nella quale si seppelliscono i villaggi protostorici, faticosamente scoperti, preferendo sostituirli con delle copie, stia inseguendo uno sviluppo sbagliato, sembra reale. La possibilità che all’abbandono per così dire “storicizzato” di alcuni immobili se ne aggiunga molto altro, concreta.
Così a Nola la programmazione, la visione di quel che potrà essere la città, sembra una questione marginale. Ma da quel che si vede molti non sembrano accorgersene. Ancora.