La ricerca è in pericolo e da troppo tempo l’Italia non solo non la valorizza, ma stanzia sempre meno fondi e lo fa a male, generalmente a pioggia e con un sistema tremendamente burocratico e ingessato. Purtroppo questa è un’amara realtà e se andaste in giro per le strade trovereste una popolazione per la quasi totalità d’accordo con queste affermazioni. Se chiedeste loro se trovano la ricerca importante per il futuro del nostro Paese e per la nostra salute pochi avrebbero dubbi. E perfino i politici lo usano sempre come stendardo per mostrarsi progressisti e rivolti al futuro.

Il problema è che spesso a pochi è chiaro cosa si intenda per ricerca. E quali risultati si ottengano da quali risultati. Un esempio piuttosto palese riguarda la medicina e la sperimentazione animale. Esistono sicuramente persone che ritengono la scienza qualcosa di fasullo, inutile o dannoso, ma la stragrande maggioranza riconosce alla medicina un valore molto importante e ritiene essenziale che la ricerca biomedica vada difesa per trovare nuove terapie e cure migliori. Se però provate a chiedere se sono d’accordo con la sperimentazione animale troverete risposte molto variegate e tante persone contrarie per motivi etici o (presunti) scientifici.

Questa differenza è dovuta al fatto che, nonostante la mole di informazioni sull’argomento (purtroppo spesso e volentieri false), rimane un argomento scottante, “fastidioso”, dove bisogna schierarsi e giustificarsi. E quindi inconsciamente c’è un messaggio che non passa mai nelle discussioni e nei dibattiti o che finisce in secondo piano: l’uso di animali non è un’alternativa “dolorosa” ad altri metodi. Non è che i bravi usano metodi “alternativi” (o meglio complementari) e i cattivi usano quelli “arretrati”. Uno non esclude l’altro, anzi: metodi che usano animali e quelli che non li usano sono, attualmente, entrambi essenziali.

Perché soffermarsi su questo punto?

Perché probabilmente gli stessi a favore della ricerca biomedica e degli avanzamenti della medicina sono parzialmente o totalmente contrari alla sperimentazione animale. Banalmente perché non la si conosce, la si teme ed entra il gioco il fattore emotivo che nel generico “sì alla ricerca” rimane dietro le quinte.

Ok, ma tutto sto ragionamento a che serve?

Perché la sperimentazione animale, per quanto ne dicano i “detrattori”, ha da sempre contribuito all’avanzamento della medicina, allo sviluppo di farmaci e terapie che, senza animali, semplicemente non avremmo potuto ottenere, salvo usando direttamente l’uomo. Basti pensare al numero dei Nobel in medicina che nelle loro ricerche hanno fatto uso di animali.

Eppure, come spiegato sopra, in tantissimi scenderebbero in piazza per difendere la ricerca biomedica, ma sono pochi quelli che scendono per difendere anche la sperimentazione animale. Pochi perché sperimentare su animali è qualcosa che a nessuno piace sbandierare e quindi, anche quando c’è da protestare per un giusto motivo, solo in pochi se la sentono e pochissimi ci mettono la faccia. Questo anche per via di attacchi personali fisici o verbali di persone estremiste che dicono di essere “animaliste” (ma sono troll, vandali o altro).

Da ormai più di un anno, però, sono cresciuti alcuni gruppi come Pro-Test Italia che hanno iniziato a far sentire la propria voce di ricercatori e studenti universitari, ricordando che per una buona ricerca ci vuole anche buona sperimentazione animale. E se la si blocca o limita in maniera irrazionale e imprecisa si fa un danno innanzitutto ai pazienti, ma anche a ricercatori, studenti e a volte perfino animali.

Per questo proprio Pro-Test Italia ha organizzato, dopo il successo dell’anno scorso che coinvolse più di 400 persone, una manifestazione nazionale che si terrà questo sabato 14 Giugno 2014, in via dei Mercanti a Milano, dalle 15.30. Il titolo è “Ricerchiamo: la ricerca ogni anno salva milioni di vite, anche chi la ostacola”.

Un titolo chiaro perché chiaro è l’obiettivo: far capire che se la ricerca funziona è anche perché funziona la sperimentazione animale. Far capire che si può essere contrari per motivi etici, ma che si sta usufruendo delle scoperte ottenute con essa. E che chi fa ricerca prova sentimenti e non merita minacce di morte e attacchi da associazioni che dovrebbero occuparsi esclusivamente di salvaguardare gli animali.

Sarà un evento di crescita per tutti. Per questo ci sarò anche io. Per questo spero che ci saranno tanti di voi.

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