L'odissea degli 850 dipendenti della società di assistenza di terra dello scalo romano fallita a maggio
Tra i molti punti della trattativa con Etihad che Alitalia venerdì 13 giugno ha deciso di non chiarire, c’è anche quello della partita Milano-Roma in tema di scali aeroportuali. Ma, nel caso di Fiumicino, così come in quello di Malpensa, non c’è solo l’incognita dei piani di investimenti infrastrutturali della compagnia emiratina. C’è anche l’annosa questione delle società handling, cioè di assistenza di terra ai passeggeri, che per motivi diversi navigano in pessime acque sia a Roma che a Milano.
In particolare il caso della laziale Groundcare con il suo fallimento sta tenendo col fiato sospeso 850 lavoratori, un numero che corrisponde a quasi un terzo degli esuberi stimati per Alitalia. I dipendenti sono approdati a questa società dopo una lunga serie di passaggi da un’azienda all’altra. Prima Aeroporti di Roma, la società dei Benetton (azionisti anche di Alitalia) che controlla Fiumicino. Poi Aeroporti di Roma Handling, in seguito Flightcare e, solo da ultimo, l’approdo a Groundcare.
La società, che opera negli scali romani di Fiumicino e Ciampino serviva 22 compagnie aeree tra cui Cathay pacific, Singapore Airlines, El Al e Ryanair. Dal 2010, circa sessanta lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore.Con il passare del tempo le cose non sono poi migliorate, tanto che nel 2013 si è arrivati alla presa d’atto di non poter più far fronte ai debiti, con tanto di richiesta di concordato preventivo.
“A quel punto, si sono fatte avanti due imprese interessate a rilevare la società, Gh Italia e Aviation Services”, spiega Susi Ciolella, sindacalista Usb. La trattativa non è però andata a buon fine. Si è arrivati così al 29 maggio 2014, data in cui il tribunale di Civitavecchia ha decretato il fallimento di Groundcare e alla società sono stati concessi 30 giorni di esercizio provvisorio. Ufficialmente il tempo necessario per la ricerca di un nuovo acquirente.
Ma di certezze e garanzie ce ne sono ben poche. Così sono scattate le mobilitazioni negli aeroporti interessati dal servizio Groundcare. Il 4 giugno gli operatori hanno dato vita a uno sciopero spontaneo, causando la cancellazione di 17 voli Ryanair a Ciampino e quattro a Fiumicino. Nel principale scalo romano, i disagi sono continuati anche il giorno seguente. I lavoratori sono sfilati in corteo e hanno bloccato le strade di accesso al Terminal 3, con i conseguenti disagi per il traffico aereo. Gli addetti sono tornati al lavoro solo dopo la precettazione da parte della prefettura e la convocazione dei sindacati.
Nel frattempo, gli stipendi di maggio restano congelati, anche se si è raggiunto un accordo per anticipare il 50% delle retribuzioni di giugno, mentre prosegue la caccia disperata all’acquirente. “Posso confermare che sono già iniziati i contatti con un qualificato operatore del settore, concretamente interessato a chiudere l’operazione”, fa sapere il curatore fallimentare Vincenzo Di Fani, che calcola in 90-100 giorni il periodo in cui sarà possibile concludere la cessione al nuovo soggetto imprenditoriale. Che forse tanto nuovo non è.
“Dalle informazioni che ci sono arrivate, si è nuovamente fatta avanti Gh Italia – spiega ancora Ciolella – Ma già il piano che l’azienda aveva presentato prima del fallimento prevedeva tagli di personale e di stipendio. A questo punto, temiamo che la nuova proposta comporterà sacrifici ancora più pesanti per i lavoratori”.