Elettori e simpatizzanti del centrodestra hanno riempito a sorpresa la sala del Baracanno sotto le Due Torri. A introdurre la giornata il consigliere regionale Galeazzo Bignami
Di parlamentari e dirigenti non si è vista nemmeno l’ombra. Ma di elettori e simpatizzanti sì, quelli sono arrivati a decine. Ed è forse questa la prima, e finora unica, piccola vittoria dei “ricostruttori”, così vogliono essere chiamati, ossia i ribelli di Forza Italia che sabato 14 giungo hanno chiamato a raccolta a Bologna tutte le anime del centrodestra, da Fratelli d’Italia all’Udc, per lanciare una sfida ai big del partito, riuscendo a riempire l’intera sala dal Baraccano, nel centro città. Le richieste sono chiare: autocritica, rinnovamento, primarie per la classe dirigente e maggiore democrazia interna.
Nel mirino però non sembra (almeno per ora) esserci il leader Berlusconi, ma l’intera schiera dei vertici. Soprattutto alla luce del deludente risultato elettorale ottenuto alle Europee. “Non vogliamo un partito deberlusconizzato” ha spiegato tra un intervento e un altro Galeazzo Bignami, consigliere regionale di Forza Italia e promotore della convention bolognese. “Noi vogliamo un partito che con il contributo di tutti possa diventare l’ammiraglia del centrodestra del futuro. E noi non vogliamo essere messi fuori solo perché chiediamo di rinnovare e di confrontarsi. Quello che vogliamo sono primarie per tutto e per tutti: per selezionare le idee e per scegliere i nostri candidati e la nostra classe dirigente interna”.
Un concetto ribadito poi anche in sala, nel corso di un intervento che ha raccolto la standig ovation del pubblico: “Chi oggi ritiene di essere intoccabile, e mi riferisco non al nostro presidente ma chi intorno a lui cerca di tutelare una rendita di posizione, se queste persone si misurano, si confrontano, vanno alle primarie e le vincono allora, chapeau. Ma abbiamo dei dubbi”. Insomma, “riteniamo normale che quando un partito perde nove milioni di voti, una classe dirigente spieghi cos’è accaduto, si confronti con la sua gente e si assuma delle responsabilità. Ci vuole gesto forte, di coraggio e umiltà. Mi sento di chiedere scusa a quei nove milioni di italiani che dal 2008 a oggi non si sono più ritrovati in questa proposta politica. La colpa non è loro ma nostra, di chi aveva il dovere di proporre una piattaforma convincente e mettere in campo azioni concrete”.
All’appuntamento, intitolato “Ricostruiamo il centrodestra”, si sono alternati interventi di tre minuti a testa. E se da Roma non è arrivato nessuno, hanno invece voluto dire la loro al dibattito Silvia Noè, consigliere regionale dell’Udc, nonché cognata di Pier Ferdinando Casini, e Alberto Balboni, ex senatore del Pdl, oggi coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. Entrambi presenti con la speranza di poter dare vita a una nuova grande coalizione. “Si deve costruire un centrodestra dopo Berlusconi” ha detto Balboni. “Ormai è evidente che Berlusconi abbia esaurito il suo ruolo di leader. E per questo noi abbiamo bisogno di scegliere una nuova guida, attraverso delle elezioni primarie che sono le uniche in grado di legittimarla”. Assente anche il coordinatore regionale di Forza Italia, Massimo Palmizio, impegnato a far visita aMarcello Dell’Utri rinchiuso nel carcere di Parma.
Non è la prima volta in realtà che Bignami prova a riunire le anime ribelli. Quelle che attribuiscono alla vecchia dirigenza la responsabilità del declino di questi ultimi anni, e rivendicano un partito libero dai dinosauri, aperto a primarie e al confronto interno. Già nel 2012, infatti, proprio a Bologna si riunì un timido nucleo di dissidenti del Pdl al grido di “basta veline e condannati“. “Mi sono beccato quattro procedimenti disciplinari per quella iniziativa, poi finiti nel nulla, perché è scomparso prima il Pdl” ha ricordato Bignami. Da allora qualcosa è successo: c’è stata la scissione di Angelino Alfano e il ritorno alle origini con la nuova Forza Italia. Ma poco altro. Alle richieste dei “rottamatori azzuri” , oggi come in passato, mancano ancora risposte. “Ma questa volta andiamo fino in fondo, è una battaglia che conduciamo per l’Italia e per il suo popolo”.