La guerra delle Falkland è iniziata e finita più di 30 anni fa. Le ferite di quel conflitto, però, non sono ancora cicatrizzate. Neppure sul campo da calcio, da sempre prolungamento naturale dello scontro fra le due nazioni. E i Mondiali di Brasile 2014 potrebbero essere l’occasione per scrivere un nuovo capitolo di questa contesa: la Fifa, infatti, ha appena aperto un’indagine ufficiale nei confronti della Federazione argentina per la propria condotta provocatoria sulla questione.
L’antefatto dell’indagine risale a qualche giorno fa. Sabato scorso, prima dell’ultimo test premondiale contro la Slovenia, i giocatori dell’Albiceleste hanno esposto uno striscione con scritto a caratteri cubitali “Las Malvinas son Argentinas” (“Le Malvinas – nome spagnolo delle isole, ndr – sono argentine”). Una chiara violazione del regolamento calcistico internazionale, che vieta qualsiasi tipo di gesto o manifestazione politica sui campi. E che non poteva passare inosservata agli occhi dell’organizzazione diretta da Sepp Blatter.
Del resto, la rivalità fra i due Paesi va avanti dal 1982. E nel calcio (senza voler risalire alla sfida ai Mondiali del ’66 in Inghilterra, vinta dai padroni di casa fra mille polemiche), almeno da Messico 1986, dallo storico quarto di finale della “mano de dios” di Maradona. In Brasile, complice il sorteggio dei gironi e poi l’accoppiamento del tabellone, le due squadre difficilmente si incontreranno. Potrebbero farlo, invece, i loro tifosi: il 21 giugno la Seleccion giocherà a Belo Horizonte contro l’Iran, tre giorni dopo gli inglesi affronteranno nello stesso stadio la Costa Rica. Una circostanza che ha subito messo in preallarme le forze di sicurezza: sono attesi almeno 11mila tifosi argentini, e svariate migliaia di britannici, in un “incrocio pericoloso” che potrebbe aggiungere ulteriore tensione nelle strade brasiliane, dove già divampa la protesta.
Intanto i due Paesi continuano a sfidarsi a distanza, a suon di atti dimostrativi e striscioni di rivendicazione. A riaccendere la miccia, in aprile, è stato il Regno Unito, annunciando l’intenzione di condurre una serie di esercitazioni militari nelle isole. Una scelta ritenuta “aggressiva, sbagliata e provocatoria” dall’Argentina. Che ha protestato prima in sede diplomatica, poi sul campo di calcio. Mentre i calciatori della nazionale inglese hanno ricevuto precise direttive dalla Federazione di non rispondere a nessuna domanda sulle Falkland, quelli argentini si sono schierati apertamente sulla vicenda. Perfettamente consci (visto che la Fifa è sempre stata intransigente su questo genere di vicende) di quelle che sarebbero state le conseguenze.
E infatti, a neanche una settimana dalla partita contro la Slovenia, è arrivato il comunicato ufficiale, in cui si legge che “il capo del Comitato disciplinare ha deciso di aprire un procedimento, basato sull’apparente violazione dell’articolo 60 (“prevenzione di azioni provocatorie e aggressive”) e dell’articolo 52 (“comportamento di squadra scorretto”) dello statuto”. Adesso la Federazione argentina deve presentare la propria difesa, e rischia di incorrere in un sanzione (verosimilmente una squalifica del campo, difficile pensare a qualcosa di più grave). E in attesa del debutto mondiale (domenica 15, al Maracanà di Rio de Janeiro, contro la Bosnia), l’eterna sfida con l’Inghilterra continua.