Questo è un pezzo politicamente scorretto, perché dice cose che nessuno o quasi vuol dire, ma che molti pensano. In una società, come la nostra, dove la maleducazione la fa da padrona, accade che, in certi casi, si sprechino gli applausi; peccato però che spesso siano diretti a chi non se li merita.
Ma andiamo per ordine.
Si sa che, purtroppo, le disgrazie, i terremoti, le alluvioni, le calamità in genere, provocano morte e desolazione a molti; ma provocano anche profitti più o meno leciti ad altri; insomma le ricostruzioni sono grandi affari, pensiamo a quelle dei paesi teatri di guerra, ove, a volte, vengono addirittura lottizzate tra le imprese dei paesi “liberatori”.
Ma questo si sa.
Quello che però disturba è la processione di uomini politici, dirigenti di grandi enti e banche, ecc.. che si recano sui luoghi portando promesse e, a volte, anche aiuti concreti. Ma, sia chiaro, non sono aiuti usciti dalle loro tasche, ma da quello dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, delle banche e degli enti. E non si dica che quelli di banche e fondazioni (e di multiutility quotate in borsa) sono soldi privati, perché in pratica anche questi indirettamente sono soldi di tutti noi, ovvero i profitti sui nostri risparmi o, nel caso delle multiutility, sulle nostre bollette.
Loro sono solo persone, per la maggior parte dei casi, molto ben retribuite, che stanno facendo, nel migliore dei casi, semplicemente il loro dovere; nulla di più. In altre poi risultano coinvolti in scandali e tangenti, magari sulle stesse opere che hanno inaugurato o finanziato. E allora, perché spellarsi le mani, perché ringraziarli? Al contrario, dovrebbero essere duramente contestati quando fanno poco o male, o perché non hanno, preventivamente, messo in sicurezza scuole, edifici pubblici, fiumi, territorio o emano opportune norme, per esempio sulle costruzioni antisismiche.
E allora si riservino eventuali applausi a coloro che vanno in aiuto o fanno donazioni di tasca loro, come i volontari della protezione civile o le persone che, in silenzio, aiutano gli altri anche a proprie spese o a proprio rischio o pericolo.
Ricordiamoci che le parole ministro e amministratore derivano dal latino minestra; il ministro era colui che serviva la minestra; uno al servizio degli altri. Questo dovrebbero ricordare ministri, amministratori locali e delegati quando vanno sui luoghi delle calamità a portare aiuti. E questo dovrebbero ricordare tutti coloro che hanno l’applauso facile per chi non se lo merita, mentre magari trascurano i veri ed autentici volontari o donatori.
Fare (bene) l’amministratore pubblico dovrebbe essere un onore ripagato dal semplice autoriconoscimento di farlo in modo serio ed onesto; ma forse non è più di moda.