Tricolori ovunque, già dalle prime ore del pomeriggio di sabato. Ma le bandiere italiane sventolanti si sono viste soprattutto poco dopo l’una del mattino ora locale, a partita terminata, con una Londra invasa dagli italiani forse come successe solo per la vittoria in finale del 2006. Alle due del mattino, dai club privati, dai bar e dai ristoranti dove tifosi connazionali – ma anche moltri stranieri – avevano guardato il match, la folla si era già riversata nelle strade.
Cuore dei festeggiamenti, il quartiere di Soho, un tempo rifugio e quasi ghetto dei primi immigrati dallo Stivale, nei primi del Novecento, e ora principale area gay della capitale, dove tuttavia resistono ancora molti locali nostrani come lo storico Bar Italia. Qui davanti, centinaia di tifosi di Pirlo e Balotelli hanno festeggiato fino all’alba, con striscioni, bandiere, facce dipinte come un tricolore, tanta birra e animi riscaldati dalla vittoria contro gli inglesi.
Più di una volta gli uomini della sicurezza dei club del quartiere bohémien sono dovuti intervenire per riportare tanti tifosi azzurri alla tranquillità. A campeggiare, uno striscione con la scritta “Made in Italy”, accompagnato da scoppi di petardi, dall’inno italiano cantato a squarciagola e da cori da stadio. Fra le parole più urlate, “Balotelli!” e soprattutto quelle del classico balletto, adattabile a ogni evenienza, che a Soho si è tradotto con “Chi non salta un inglese è”. Del resto si calcola che a Londra gli italiani siano 300mila, anche se quelli iscritti regolarmente ai registri del consolato sono 90mila.
Una comunità variegata e sempre più numerosa, anche considerando che, secondo le stime dei diplomatici italiani, ogni giorno arrivano in città una media di 180 nuovi immigrati dal nostro Paese. Trecentomila era anche il numero delle persone che la scorsa notte hanno affollato il centro di Londra, dove oltre tremila fra pub e ristoranti trasmettevano la partita. Tante le feste organizzate per gli italiani. Fra le più riuscite quelle di Italians of London, comunità virtuale e reale di 30mila connazionali, che ha organizzato due party nel cuore della capitale, ognuno dei quali ha attirato centinaia di persone. Molti tifosi sono rimasti fuori, con qualche momento di tensione all’ingresso. Così, gli stessi animi tesi si sono visti verso l’una e mezza del mattino, quando a Leicester Square, a due passi da Piccadilly Circus, un gruppo di italiani è stato affrontato, accerchiato e preso a fischi dai tifosi dell’Inghilterra, ma una pattuglia di polizia di passaggio ha riportato tutto alla normalità.
Molti i turisti italiani che si sono ritrovati sotto il Big Ben proprio in coincidenza della partita, e che hanno affollato tutte le aree più commerciali, da Camden al West End dei musical e dei teatri e che spesso hanno cercato, senza successo, di unirsi ai party “al completo” già da settimane. Festeggiamenti a parte, comunque, si è creato un po’ di caos per il rientro nelle aree periferiche, dove vivono tantissimi connazionali, visto che il centro di Londra è una delle aree più care al mondo per quanto riguarda il costo delle abitazioni e degli affitti. Transport for London, la società dei trasporti, ha predisposto oltre mille corse notturne di autobus in più (la metropolitana chiudeva a mezzanotte e mezza) e molti italiani, saliti su un mezzo spesso pieno di animi sovraeccitati dall’alcol, hanno cercato di mantenere un basso profilo. A una fermata, Marco e Valeria, due ragazzi di Pavia, hanno aspettato uno dei tipici bus rossi a due piani per più di venti minuti, nonostante ne passasse uno ogni tre. “Qui è un delirio – hanno spiegato a ilfattoquotidiano.it – ma in effetti queste cose capitano molto raramente nella vita. E siamo felici anche così. Eravamo a guardare la partita al bar dell’università dove studiamo, lì le bibite costano meno e l’atmosfera era più rilassata e internazionale, temevamo di passarla solo con degli inglesi in un pub”.
Un’atmosfera talmente variegata, appunto, che includeva anche le varie anime del nostro paese. Come quella degli indipendentisti sardi del Giudicato Sardo di Londra, un gruppo popolare su Facebook che si riunisce anche nei ristoranti a cucina isolana della capitale e attorno al quale ruotano circa 4mila persone. “Noi non ci sentiamo rappresentati da questa nazionale – ha spiegato uno dei leader, Enrico Bachis, di San Sperate in provincia di Cagliari, analista economico nella City – ma per noi è sempre comunque importante che vinca il migliore”. Poco prima del fischio di inizio, gli indipendentisti sardi di Londra avevano commentato: “Per noi sarà come guardare il Brasile contro la Croazia. Certo, siamo contenti se Sirigu giocherà”. E poi ha giocato, e pure bene, dice ora una schiera di commentatori sportivi.
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