La violenza sessuale come strumento di guerra. A Londra una conferenza mondiale per affrontare quello che per molto tempo è stato un tabù. Organizzata dal ministero degli Esteri britannico, ha visto la partecipazione di oltre 130 nazioni e di Angelina Jolie in qualità di inviato della Nazioni unite per la difesa dei rifugiati. Al suo fianco premi Nobel per la pace, femministe e donne violentate che nei loro paesi organizzano la lunga riscossa contro ogni resa. “Le torture fisiche che ho subito”, racconta a ilfattoquotidiano.it Jineth Bedoya Lima, giornalista colombiana de El Tiempo, “unite alle violenze sessuali, furono le cose peggiori che ricordo di quattordici anni fa. La violenza psicologica passa in secondo piano quando ti picchiano, ma le botte non le dimenticherò mai. Ma ora impegnarmi per le donne mi fa capire che in quel giorno non mi ammazzarono dentro. Quegli uomini segnarono per sempre il mio corpo, la mia anima, la mia vita. Ma sono ancora viva”. Bedoya Lima nel 2000 fu rapita, torturata, violentata ripetutamente e poi lasciata priva di conoscenza in mezzo alla spazzatura, il tutto perché stava indagando sul traffico di armi che in Colombia coinvolgeva ufficiali di stato e gruppi paramilitari di estrema destra. Ora Bedoya Lima è una portavoce di Oxfam e lotta per tutto il mondo in difesa delle donne.
Del resto, oggi a Londra si parlava di grandi cifre. Oltre 500mila donne violentate durante il conflitto in Ruanda, circa 50mila in Bosnia, decine di migliaia in tanti altri paesi “caldi” del mondo. “Anche negli Stati Uniti e nei paesi forti – dice a Ilfattoquotidiano.it Jody Williams, americana del Vermont e premio Nobel per la pace nel 1997 per il suo impegno, partito con il lavoro da insegnante, contro le mine antiuomo – e non dimentichiamoci che le donne sono vittima di violenza anche nelle nazioni ufficialmente non in conflitto. Siamo viste come oggetti in molte culture, ma in molti Paesi siamo proprio di proprietà degli uomini: una vergogna e questa conferenza è un modo per risvegliare le coscienze. Secondo alcune stime delle Nazioni unite, una donna su tre nel mondo è stata o sarà vittima di una qualche forma di molestia sessuale. Ripeto, una vergogna, anche nel mio paese”. Ma all’incontro organizzato da Stop rape in conflict (fermiamo la violenza nei conflitti) a margine della conferenza principale, si sono viste donne di ogni estrazione, di ogni religione e dalle esperienze più diverse. Non tutte vittime, alcune anche eroine, come Suad Abu-Dayyeh, femminista palestinese ora trapiantata in Giordania, dove si prende cura per Equality Now delle rifugiate siriane ma anche delle tante donne del mondo arabo, dalla Palestina appunto al Libano, fino ad arrivare ai paesi dell’Africa del Nord, che si rivolgono a questa associazione per trovare una soluzione a violenze e lacrime. Spiega che “spesso in paesi come la Siria le donne vengono usate come scudi umani e poi violentate”. Ma uno spiraglio c’è, ha spiegato Leymah Gbowee, liberiana e premio Nobel per la Pace nel 2011 per il suo impegno contro la guerra civile fra musulmani e cristiani: “Finalmente le donne vengono messe nell’agenda politica e nessuno potrà più girare la faccia dall’altra parte. Solo venti anni fa era impensabile e impossibile parlare di queste cose. Forse, fra dieci anni, raccoglieremo il frutto di questi incontri di oggi”.
La conferenza nel centro fieristico, dal 10 al 13 giugno, è stata però soprattutto l’occasione per esprimere a voce alta la sofferenza. Così ecco l’appello di un altro Nobel per la Pace del 2003, l’iraniana Shirin Ebadi: “Donne non state in silenzio, ma parlate a voce alta”. Oppure, ancora, il sorriso, con cui ora affronta la vita, di Hania Moheeb, giornalista egiziana, che nel 2013 fu accerchiata e abusata da un gruppo di uomini in piazza Tahrir, al Cairo, dove cercava di fare il suo lavoro e di raccontare le proteste. “Non furono solo manifestanti, in quegli uomini c’erano degli infiltrati – sembra quasi giurare – ma io oggi vado tranquilla, senza scorta, per il mio paese. Non sono l’unica e non sono la più importante fra tutti quelli che sfidano le tradizioni e quei gruppi estremisti facilitati dal potere politico”. Lei, pur essendo musulmana, non indossa il velo. Ora fa la freelance per diversi magazine internazionali, dopo aver lavorato anche in Italia per alcune reti televisive satellitari, “ma in Egitto nessuno vuole raccontare la mia storia. La stampa del mio Paese pare non essere interessata. Ma io vado serena, ripeto. Loro scelgono come vittime le donne che agiscono in modo spontaneo e che parlano a voce alta e dicono la loro. Ma io non ho paura”.
Passate parola
Londra, summit contro la violenza sessuale sulle donne come strumento di guerra
Il ministero degli Esteri britannico ha organizzato il meeting a cui hanno partecipato oltre 130 nazioni, Angelina Jolie come rappresentante delle Nazioni Unite, femministe e premi Nobel per la pace (da Jody Williams a Shirin Ebadi). Obiettivo: affrontare un tabù e cercare una soluzione a un dramma che conta centinaia di migliaia di vittime nel mondo
La violenza sessuale come strumento di guerra. A Londra una conferenza mondiale per affrontare quello che per molto tempo è stato un tabù. Organizzata dal ministero degli Esteri britannico, ha visto la partecipazione di oltre 130 nazioni e di Angelina Jolie in qualità di inviato della Nazioni unite per la difesa dei rifugiati. Al suo fianco premi Nobel per la pace, femministe e donne violentate che nei loro paesi organizzano la lunga riscossa contro ogni resa. “Le torture fisiche che ho subito”, racconta a ilfattoquotidiano.it Jineth Bedoya Lima, giornalista colombiana de El Tiempo, “unite alle violenze sessuali, furono le cose peggiori che ricordo di quattordici anni fa. La violenza psicologica passa in secondo piano quando ti picchiano, ma le botte non le dimenticherò mai. Ma ora impegnarmi per le donne mi fa capire che in quel giorno non mi ammazzarono dentro. Quegli uomini segnarono per sempre il mio corpo, la mia anima, la mia vita. Ma sono ancora viva”. Bedoya Lima nel 2000 fu rapita, torturata, violentata ripetutamente e poi lasciata priva di conoscenza in mezzo alla spazzatura, il tutto perché stava indagando sul traffico di armi che in Colombia coinvolgeva ufficiali di stato e gruppi paramilitari di estrema destra. Ora Bedoya Lima è una portavoce di Oxfam e lotta per tutto il mondo in difesa delle donne.
Del resto, oggi a Londra si parlava di grandi cifre. Oltre 500mila donne violentate durante il conflitto in Ruanda, circa 50mila in Bosnia, decine di migliaia in tanti altri paesi “caldi” del mondo. “Anche negli Stati Uniti e nei paesi forti – dice a Ilfattoquotidiano.it Jody Williams, americana del Vermont e premio Nobel per la pace nel 1997 per il suo impegno, partito con il lavoro da insegnante, contro le mine antiuomo – e non dimentichiamoci che le donne sono vittima di violenza anche nelle nazioni ufficialmente non in conflitto. Siamo viste come oggetti in molte culture, ma in molti Paesi siamo proprio di proprietà degli uomini: una vergogna e questa conferenza è un modo per risvegliare le coscienze. Secondo alcune stime delle Nazioni unite, una donna su tre nel mondo è stata o sarà vittima di una qualche forma di molestia sessuale. Ripeto, una vergogna, anche nel mio paese”. Ma all’incontro organizzato da Stop rape in conflict (fermiamo la violenza nei conflitti) a margine della conferenza principale, si sono viste donne di ogni estrazione, di ogni religione e dalle esperienze più diverse. Non tutte vittime, alcune anche eroine, come Suad Abu-Dayyeh, femminista palestinese ora trapiantata in Giordania, dove si prende cura per Equality Now delle rifugiate siriane ma anche delle tante donne del mondo arabo, dalla Palestina appunto al Libano, fino ad arrivare ai paesi dell’Africa del Nord, che si rivolgono a questa associazione per trovare una soluzione a violenze e lacrime. Spiega che “spesso in paesi come la Siria le donne vengono usate come scudi umani e poi violentate”. Ma uno spiraglio c’è, ha spiegato Leymah Gbowee, liberiana e premio Nobel per la Pace nel 2011 per il suo impegno contro la guerra civile fra musulmani e cristiani: “Finalmente le donne vengono messe nell’agenda politica e nessuno potrà più girare la faccia dall’altra parte. Solo venti anni fa era impensabile e impossibile parlare di queste cose. Forse, fra dieci anni, raccoglieremo il frutto di questi incontri di oggi”.
La conferenza nel centro fieristico, dal 10 al 13 giugno, è stata però soprattutto l’occasione per esprimere a voce alta la sofferenza. Così ecco l’appello di un altro Nobel per la Pace del 2003, l’iraniana Shirin Ebadi: “Donne non state in silenzio, ma parlate a voce alta”. Oppure, ancora, il sorriso, con cui ora affronta la vita, di Hania Moheeb, giornalista egiziana, che nel 2013 fu accerchiata e abusata da un gruppo di uomini in piazza Tahrir, al Cairo, dove cercava di fare il suo lavoro e di raccontare le proteste. “Non furono solo manifestanti, in quegli uomini c’erano degli infiltrati – sembra quasi giurare – ma io oggi vado tranquilla, senza scorta, per il mio paese. Non sono l’unica e non sono la più importante fra tutti quelli che sfidano le tradizioni e quei gruppi estremisti facilitati dal potere politico”. Lei, pur essendo musulmana, non indossa il velo. Ora fa la freelance per diversi magazine internazionali, dopo aver lavorato anche in Italia per alcune reti televisive satellitari, “ma in Egitto nessuno vuole raccontare la mia storia. La stampa del mio Paese pare non essere interessata. Ma io vado serena, ripeto. Loro scelgono come vittime le donne che agiscono in modo spontaneo e che parlano a voce alta e dicono la loro. Ma io non ho paura”.
Articolo Precedente
Donna tassista al Cairo: “Il primo diritto? Lavorare. Al via scuola di guida ‘in rosa’”
Articolo Successivo
Femminicidi: Siracusa, uccide la moglie a picconate. A Savona massacrata a calci
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Salvini assolto, ma attacca: “Processo costato milioni”. I penalisti: “Toghe hanno tratti eversivi”. L’Anm si difende: la sentenza dimostra l’autonomia dei giudici
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Da Mani pulite a Valpreda: le carte dei vecchi processi a rischio. Ho scritto a Nordio, ma non risponde”
Mondo
Strage a Magdeburgo, tra i 5 morti un bambino di 9 anni: oltre 200 i feriti. La polizia: “L’attentatore era nel mirino già un anno fa”
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.