È alzare la Coppa del mondo che rende immortali. Il concetto vale più o meno come un assioma, perché l’hanno pronunciato tutti i grandissimi del calcio. In ogni epoca e in ogni latitudine, l’affermazione non è mai stato contestata. Ecco perché allo scoccare della mezzanotte tra domenica e lunedì, Argentina-Bosnia è una partita da segnare con il cerchietto rosso sul calendario.
È il momento di Lionel Messi, l’uomo che ha vinto tutto e incantato il mondo negli ultimi dieci anni ma non ha lasciato tracce nei due precedenti mondiali ai quali ha preso parte. Tra Germania 2006 e Sudafrica 2010, la Pulce vanta una sola rete, per giunta in un largo 6-0 rifilato dalla Seleccion alla Serbia. Può la classe di un quattro volte pallone d’oro venir messa in discussione perché ai Mondiali ha sempre steccato? Messi è quanto di più vicino a Diego Armando Maradona il dio del calcio abbia mandato su un prato verde nella storia del gioco.
Hanno anche la stessa nazionalità, ma il Pibe una Coppa del Mondo non l’ha solo vinta, l’ha dominata. Mentre la Pulce si è sempre ritrovata zoppicante e anche in Brasile non arriva al meglio, anzi. Quella chiusasi con il secondo posto nella Liga e l’eliminazione nei quarti di Champions League è stata definita la sua peggior stagione di sempre. I numeri dicono che Messi ha realizzato 41 gol in 46 partite e questo basta per decifrare a quali standard l’asso del Barcellona abbia abituato critica e tifosi. Ma non ha vinto nulla nel 2013/14 e soprattutto la sua mente è piena di interrogativi, tra guai con il fisco e i conati di vomito che continuano a colpirlo all’improvviso nel corso delle partite.
Ha la chance della vita. Se vince, vola oltre la leggenda. Perché come gli altri avrebbe la Coppa del Mondo in bacheca ma, più degli altri, potrebbe dire d’aver trascinato l’Argentina alla vittoria in Brasile. I maligni lanciano perfide ipotesi: “Messi ha risparmiato energie per presentarsi al top all’appuntamento”. Inizieremo a capirlo stasera contro la Bosnia, alla sua prima storica partecipazione. Un test importante anche per pesare chi dovrà accompagnare Messi verso la storia. L’Argentina ha un attacco stellare dove il sacrificato eccellente, ben prima di stanotte, è stato Carlos Tevez. Mentre dovrebbe toccare a Gonzalo Higuain farsi da parte contro la nazionale di Susic. Nel 3-5-2 di Alejandro Sabella sarà Aguero a far coppia con l’uomo più atteso.
Nel folto centrocampo, agiranno da centrali Mascherano–Maxi Rodriguez–Di Maria e Zabaleta-Rojo sulle fasce. Proteggere Romero toccherà al trio Campagnaro (o Basanta)-Garay–Fernandez, il vero punto interrogativo della Seleccion. Di fronte ci saranno Dzeko, fresco di vittoria in Premier League, e la classe del romanista Miralem Pjanic, oggetto del desiderio di mezza Europa.
Scherzi del destino, si gioca al Maracanà. L’inizio e la fine del viaggio dell’Albiceleste coincideranno? Pallone a Messi, tocca a lui rispondere.