Non ci sono molti che in questi anni hanno avuto l’ardire di criticare l’amministrazione di Torino. Eppure, dal punto di vista ambientale e sociale, la città non è certo un esempio da seguire. Inquinamento atmosferico tra i più alti in Europa; altissimo numero di centri commerciali con consumo di suolo e disgregazione del tessuto urbano; secondo debito pubblico in Italia; circa 2.000 sfratti nel 2013; 3.436 espropriazioni immobiliari sempre nel 2013; circa 50.000 alloggi sfitti. Povertà, tanta povertà. A Torino i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi, secondo il rapporto Rota 2014.
Non sono molti, dicevo. Maurizio Pagliassotti è anzi uno dei pochi. Prima con “Chi comanda Torino”, oggi con l’appena edito, sempre da Castelvecchi, “Sistema Torino. Sistema Italia”.
Il primo un saggio. Il secondo invece anche, ma non solo, un romanzo. In cui Torino è vista attraverso gli occhi di Pietro Zanna, un giornalista licenziato, che, proprio grazie al licenziamento, può girare per la città e vederla sotto una nuova veste, anche entrando nelle situazioni che denunciano il disagio, dai Forconi all’occupazione del MOI. Ne esce fuori una città del partito unico, che è nelle istituzioni, ma anche nelle banche e nelle fondazioni, ma anche nella cultura, e persino nella gastronomia.
Ne viene fuori un sistema di potere della cosa pubblica che si fa chiamare “Sistema Torino”, ma che è paradigmatico di una realtà più estesa “Sistema Italia”. Torino, quindi, come esempio classico purtroppo esportabile altrove. Con buona pace di quelli che da fuori vedono che Torino è più bella.
“Oggi Torino non è niente. Non più fabbrica, non più dormitorio della fabbrica, non ancora turismo e sport, mai stata cultura se non a fini propagandistico elettorali. Non più di Sinistra, quantomeno in senso tradizionale, né di Destra. Non siamo niente.”