Nabeel Rajab, presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein e direttore del Centro per i diritti umani del Golfo, è stato rimesso in libertà il 24 maggio, dopo aver trascorso due anni in carcere solo per aver promosso manifestazioni pacifiche contro il governo del suo paese.

Oggi lascio alle sue parole lo spazio di questo blog.

“Sono uno dei tanti difensori dei diritti umani del Bahrein e degli altri paesi del Golfo presi di mira, aggrediti, arrestati e condannati. La mia condanna si è basata su una serie di accuse false, come “pratiche illegali”, “incitamento a svolgere riunioni illegali” e “organizzazione di manifestazioni non autorizzate attraverso Twitter e altri social media”.

Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie ha dichiarato che la mia detenzione era arbitraria. Il fatto è che le autorità del Bahrein usano il sistema giudiziario per perseguitare i difensori dei diritti umani e gli attivisti. Voglio sottolineare che sono stato rilasciato non come segno di buona volontà, ma perché ho terminato di scontare la mia condanna.

Sono stati due anni duri, trascorsi lontano dalla mia adorata famiglia e dal mio lavoro, che amo tantissimo, che è quello di difendere i diritti umani.  Sono stato tenuto isolato dagli altri prigionieri di coscienza, in una zona separata della prigione di Jaw, per impedirmi di comunicare con loro.

A interrompere l’isolamento erano le brevi telefonate e i fugaci incontri con mia moglie, che mi aggiornava sulla solidarietà proveniente dal mondo libero e sulle campagne organizzate da Amnesty International e da altri. Nel mio cuore, questo mi ha fatto sentire che non ero solo.

Le autorità del Bahrein cercavano di fiaccare il mio spirito e la mia determinazione, ma ogni giorno mi sentivo sempre più risoluto a continuare la mia battaglia in difesa dei diritti fondamentali.

Il dolore più acuto l’ho provato quando è morta mia madre, che mi aveva sempre sostenuto e aiutato. Le autorità mi hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di condoglianze, ma la solidarietà delle persone che amano la libertà mi ha dato ancora più forza.

So bene che c’è un prezzo da pagare se lavori per i diritti umani in questa parte di mondo. Ma intendo continuare. Forse è inevitabile che le persone debbano pagare questo prezzo per ottenere democrazia, giustizia e rispetto dei diritti umani. Io sono una delle tante persone disposte a pagarlo per il mio paese e per le future generazioni.

Le autorità mi hanno arrestato per far sapere a tutti che chi difende i diritti umani in Bahrein finirà in carcere. Strano che non si siano resi conto che agendo in questo modo avrebbero creato centinaia di nuovi attivisti intenzionati a seguire il mio stesso percorso!

Molti attivisti per i diritti umani e leader politici del Bahrein sono in carcere. M’impegnerò senza sosta per vederli liberi, usando tutti i mezzi pacifici. Poi, sarà necessario avviare un dialogo nazionale che porti al rispetto dei diritti umani di tutti.

Io e i miei colleghi del Centro per i diritti umani del Bahrein abbiamo ottenuto numerosi riconoscimenti per aver difeso i diritti umani e civili di tutti i bahreiniti. Continueremo a farlo, perché ci sono tanti prigionieri politici e di coscienza in carcere sulla base di accuse false.

Voglio ringraziare tutti i soci di Amnesty International per la perseveranza della loro azione in difesa dei diritti e della libertà. Grazie anche per la campagna per ottenere la mia scarcerazione. La vostra azione mi ha dato la speranza in un futuro migliore per il mondo intero”.

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