“Il grande successo del Berlusconi ormai declinante è che egli ci lascia in eredità il Berlusconismo”. Lo ammette con un sorriso, Massimo D’Alema, che il lascito più distintivo dell’ultimo ventennio di politica italiana spetta al Cavaliere. Italia come “laboratorio del male”, dal totalitarismo novecentesco alla “democrazia plebiscitaria, dell’audience”, spiega. Ospite dell’Ispi alla presentazione milanese del libro della politologa Daria Urbinati, “Democrazia sfigurata. Il popolo tra opinione e verità” (Ed. Egea), D’Alema non si addebita responsabilità, non si accredita meriti. Col tono distaccato dell’archeologo si limita a dichiarare la vittoria politica del berlusconismo come “forma assunta da tutti nella politica italiana” di Franz Baraggino
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