Per i vicini di casa conduceva una "vita normale", è rimasto nella sua Mapello mentre il cerchio degli inquirenti gli si stringeva attorno. Una persona normale, passioni comuni, le foto della famiglia su Facebook. Ma anche un post inquietante: una foto in cui due mani maschili si avvicinano con cupidigia al seno di una giovanissima sdraiata e vestita con una maglietta su cui campeggia il disegno della tastiera di un pc: "La tastiera che tutti gli uomini vorrebbero avere"
Un lavoro come tanti, tre figli e quella che i vicini di casa descrivono come una “vita tranquilla”. “Ignoto 1” non c’è più: al posto della “x” che dal 26 novembre 2010 riempiva la casella dell’assassino di Yara Gambirasio da lunedì 16 giugno campeggia il volto di Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, muratore, originario di Clusone, indicato dagli inquirenti come presunto omicida: l’uomo della porta accanto, in quella Mapello (6.400 abitanti in provincia di Bergamo) in cui per 4 anni ha vissuto assieme alla moglie e ai tre figli mentre gli investigatori cercavano incessantemente il killer della 13enne di Brembate. “Una famiglia riservatissima – racconta Walter Gambirasio, uno dei vicini di casa – li vedevamo sempre a messa, ma i loro tre figli non escono molto e non si frequentano con gli altri ragazzi della zona”.
Una persona normale, passioni comuni, le foto dei figli sul profilo di Facebook, dove spicca il post di una pin up che cavalca una moto sportiva, ma dove dominano gli affetti familiari: “Bellissime le mie due majorette…”, il commento su uno scatto che ritrae le sue due bimbe vestite da ragazze pon-pon. Una passione per la cagnolina di casa, ritratta mentre allatta “i due nuovi arrivati. Dolcissimi!!!”. Una tenerezza che contrasta con uno degli ultimi post lasciati sul profilo: la fotografia di quella che si intuisce essere una persona sepolta sotto un carico di asfalto: “Perdona sempre chi ti ha fatto del male: passaci sopra…”, la scritta che campeggia in alto. Ma anche un altro post che, riletto alla luce del fermo, risulta agghiacciante: una foto in cui due mani maschili si avvicinano con cupidigia al seno di una giovanissima sdraiata e vestita con una maglietta su cui campeggia il disegno della tastiera di un computer: “La tastiera che tutti gli uomini vorrebbero avere”, la scritta.
E proprio da Facebook sono arrivate le prime reazioni del popolo della rete all’arresto. “Yara era bellissima come le tue bimbe e tu presunto stupratore assassino hai continuato a guardarle negli occhi come se niente fosse accaduto??”, si legge in un commento postato sul profilo del presunto omicida. Alcuni commenti sono piuttosto lunghi, altri laconici come “bastardo… giustizia”, altri ancora invocano la sua morte, qualcuno insieme all’uomo che nel milanese ha sgozzato moglie e figli sabato scorso. “Io – scrive un utente – darei fuoco anche a lui oltre a quell’altro assassino criminale di Milano”, in riferimento al triplice omicidio di Motta Visconti. “Guarda il suo diario, è terrificante vedere la normalità – commenta qualcuno – l’amore per i suoi figli e sapere poi che cosa ha fatto a quella povera ragazzina a cui ha tolto tuttoooooo! mostruosoooo”. “Tutto il male del mondo – è uno dei messaggi – non basterebbe per fartela pagare . Hai 3 figli, come hai fatto a vivere 4 anni con questo peso?”.
Quattro anni trascorsi come se nulla fosse stato. Come se la rete gettata dagli inquirenti non gli si stesse richiudendo attorno, giorno dopo giorno. Come se nel giorno in cui gli prelevarono il campione di Dna, finito sotto il microscopio insieme agli altri 18 mila esaminati dagli inquirenti, la cosa non lo riguardasse o lo riguardasse poco. E’ rimasto a casa sua anche quando gli inquirenti annunciarono di aver isolato l’identikit dell’assassino. Era il 10 aprile e dal test del Dna arrivò la conferma che il cerchio si era ormai stretti: il padre biologico di “Ignoto 1″ era Giuseppe Guerinoni, autista di Gorno morto nel ’99 a 61 anni: il codice genetico, emerse dagli accertamenti, aveva una compatibilità del 99,99999987% con una macchia di sangue trovata su Yara. L’omicida s’era ferito con un coltellino, forse nel tentativo di tagliarle gli slip. Il cerchio attorno a Bossetti, che di Guerinoni era figlio naturale, aveva cominciato a stringersi il 26 aprile scorso, quando si era saputo che i carabinieri avevano prelevato un campione di Dna con un tampone salivare a una donna di 80 anni di Clusone. Il prelievo di saliva era stato inviato subito al Ris di Parma per la comparazione con quello del cosiddetto “Ignoto 1”. All’anziana donna i carabinieri erano arrivati sulla base di alcune voci di paese che le avevano attribuito una frequentazione negli anni Sessanta con Giuseppe Guerinoni. La donna è la madre di Bossetti, che ha una sorella gemella.
Dalle pieghe delle indagini emerge un altro particolare Bossetti sarebbe il nipote biologico (non anagrafico perché figlio illegittimo) della collaboratrice domestica della famiglia Gambirasio. Non si esclude, dunque, che l’uomo conoscesse Yara.