È questo uno dei dati che emerge dallo studio 'Sentieri Kids' dell'Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato sulla rivista 'Epidemiologia e prevenzione', i cui risultati preliminari sono stati appena presentati a Palermo alla 70/a edizione del Congresso italiano di pediatria
Oltre cinque milioni e mezzo di persone in Italia vivono vicino ad un’area contaminata. Di questi, un milione sono bambini e giovani con meno di 20 anni, e il 60 per cento di loro appartiene a gruppi socioeconomici più svantaggiati. Tutto ciò con un costo molto alto in termini di salute: il rischio di mortalità è infatti più elevato del 4-5 per cento, solo nel primo anno di vita, rispetto al resto dei bambini italiani residenti in altre aree del Paese. È questo uno dei dati che emerge dallo studio ‘Sentieri Kids‘ dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato sulla rivista ‘Epidemiologia e prevenzione’, i cui risultati preliminari sono stati appena presentati a Palermo alla 70/a edizione del Congresso italiano di pediatria.
In particolare, come si legge nella ricerca, è stato registrato un rischio di mortalità più elevato del 4-5 per cento per i bambini tra zero e un anno che vivono nelle aree contaminate dei 44 Siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin). Il dato si riferisce al periodo compreso tra il 1995 e il 2009 e riguarda la mortalità in generale, per tutte le cause combinate e patologie che hanno origine dal primo anno di vita, come disturbi respiratori, endocrini, ematologici, basso peso alla nascita, condizioni della madre, oltre che i tumori. Una nuova e ulteriore prova, se ce ne fosse ancora bisogno, dei danni causati dagli inquinanti dell’aria, che nuovi studi dimostrano essere anche i responsabili di ritardi allo sviluppo cognitivo dei più giovani. Un ”evento sentinella”, rileva l’analisi, che indica la necessità di indagini più approfondite, soprattutto per i tumori infantili, e le malattie respiratorie, patologie con un alto tasso di sopravvivenza e i cui dati di incidenza sono migliori indicatori della mortalità nella valutazione del rischio.
Rispetto agli adulti, i bambini subiscono livelli di esposizione più elevati agli inquinanti, a cui risultano più vulnerabili per caratteristiche comportamentali, fisiologiche e legate all’immaturità di organi e apparati, tipica dell’età infantile. Ad esempio, il processo di sviluppo del sistema nervoso, precisa la ricerca, “contribuisce ad aumentare la suscettibilità dei bambini alle sostanze neurotossiche, e l’esposizione prima e dopo la nascita a contaminanti chimici e ambientali, come il metilmercurio, il piombo, o alcuni pesticidi, può indurre deficit neurocomportamentali. I bambini possono essere più sensibili agli effetti respiratori di sostanze tossiche rispetto agli adulti. Lo dimostra l’aggravamento dell’asma da esposizione al particolato atmosferico o la riduzione della funzione polmonare a causa dell’esposizione all’ozono”.
Tuttavia, nonostante i bambini subiscano di più l’esposizione, anche a bassi livelli, a inquinanti e cancerogeni ambientali, non solo la quantificazione e comprensione degli effetti di questo fenomeno è spesso inadeguata, ma anche gli studi epidemiologici condotti finora, rileva ‘Sentieri Kids’, hanno sempre presentato dei limiti, essendo stati condotti per brevi periodi di osservazione, o avendo analizzato l’esposizione a singole sostanze o avendo avuto una bassa potenza statistica per esaminare possibili interazioni.
Risultati più completi e definitivi dovrebbero arrivare proprio da Sentieri Kids, che proseguirà con la valutazione, ora in corso, del rischio di incidenza dei tumori, mortalità e ricoveri ospedalieri nei bambini e negli adolescenti per ognuno dei siti contaminati, grazie ad un accordo tra l’Iss, l’Airtum (Associazione italiana dei registri tumori), l’Aieop (Associazione italiana degli ematologi ed oncologipediatri), istituzioni delle Regioni Piemonte, Toscana, Lazio e Sicilia, e l’Università Sapienza di Roma. Il problema è che la prosecuzione del progetto sembra essere al momento a rischio, poiché la richiesta di fondi è stata rifiutata. Non si sa quindi se sarà possibile concludere e pubblicare i dati di una ricerca, che per la prima volta propone un approccio di analisi più completo e vuole istituire un sistema di osservazione permanente di monitoraggio dello stato di salute dei bambini che risiedono nelle aree fortemente inquinate.