Ha scelto tre vittime a caso, in momenti diversi, da colpire in preda a un raptus di follia. E’ accaduto nella zona Nord di Milano, dove tre persone sono state accoltellate da un uomo senza apparente motivo o movente. Un uomo, aggredito in un distributore a Cinisello Balsamo, è morto. Altri due invece, uno nella vicina Sesto San Giovanni e un altro al Parco Nord, al confine dei due comuni con Bresso, sono rimasti feriti. L’aggressore è stato bloccato dalla polizia. Si chiama Davide Frigatti, ha 34 anni, è celibe e vive con i genitori. Non ha un lavoro stabile e attualmente è in prova presso un’agenzia pubblicitaria. L’uomo ha vari precedenti per spaccio e si è reso responsabile di un furto nel 1998. Quando la polizia lo ha bloccato al Parco Nord, dove era fuggito a piedi, non era armato ed era in evidente stato di alterazione, anche se dalle prime informazioni trapelate non sembra soffrire di particolari problemi psichici né essere in cura. L’arma da taglio è la stessa e tra le tre vittime non sembra ci sia alcun legame. Il caso ricorda quello di Adam Kabobo, il ghanese armato di piccone che uccise a maggio 2013 tre passanti nella zona Niguarda a Milano.
Dopo un lungo interrogatorio negli uffici della Squadra mobile di Milano, alla presenza del pm Rizzo di Monza, Frigatti è stato arrestato per omicidio e due tentati omicidi. È stato fermato poco dopo l’ultima aggressione sul ponte di Bresso dagli uomini della Scientifica inviati sul posto per eseguire i rilievi. Era nudo, urlava frasi senza senso (“sono un uomo libero, sono un uomo libero, a tutto il mondo voglio gridarlo”), era sporco del sangue delle persone ferite ma anche del suo a causa dei tagli alle mani.
La prima aggressione è avvenuta alle 14.20 all’interno del Parco Nord. Un pensionato di 68 anni è stato raggiunto alle spalle e colpito una ventina di volte mentre portava a spasso il proprio cane. L’uomo è stato trasportato in condizioni serie all’ospedale Niguarda e non sarebbe in pericolo di vita. A quel punto il “folle”, così è definito dagli investigatori, sarebbe tornato a casa, si sarebbe lavato e cambiato gli abiti per poi uscire e mettersi di nuovo in caccia. Con una Fiat Punto grigia (che si sospetta sia stata rubata) si è presentato un’ora dopo alla stazione di servizio Shell in via Gramsci, a Sesto San Giovanni (Milano). Qui ha colpito Francesco Saponara, 55 anni, gestore dell’attività. Una sola coltellata ma quasi letale, che ha costretto al ricovero d’urgenza all’ospedale San Gerardo di Monza, dove i medici non si sbilanciano sul suo destino.
Dieci minuti dopo Frigatti si è presentato in auto all’autolavaggio di Mercadante, 52 anni, con due figli di 10 e 17 anni e una moglie con cui sarebbe andato tra poco in crociera. Lo aggredisce con violenza, lo ammazza davanti alle telecamere del sistema di sorveglianza. A trovare il suo corpo è una collaboratrice della struttura che gli dava una mano con la contabilità. “Ero qua e non mi sono accorta di nulla – ha detto ai giornalisti prima di essere portata negli uffici della questura milanese per essere ascoltata come persona informata dei fatti – Lo chiamavo e lo cercavo, ma non mi rispondeva. L’ho cercato, l’ho cercato e poi l’ho trovato disteso a terra nel piazzale. Pensavo fosse un malore”.
Video di Franz Baraggino
Mercadante, invece, era già morto. “Adesso come faccio, come lo dico a sua madre?”, ha chiesto tra le lacrime Grazia, la cognata del 52enne, parlando al telefono con un conoscente. Nell’autolavaggio è rimasta l’auto sporca di sangue di Frigatti, che ha gettato il coltello, è scappato a piedi e ha raggiunto il ponte di Bresso. Qui è stato fermato, portato in questura e ascoltato per alcune ore. In realtà il colloquio è stato molto difficile. Ha pronunciato frasi senza senso per la maggior parte dell’incontro. É stato impossibile decifrare la sua mente e capire il movente. “Questa notizia mi ha raggelato, on vedo Davide da anni, ma è sempre stato un ragazzo normale, che ama il calcio”, ha detto la zia acquisita di Frigatti al telefono, dalla sua casa di Cinisello Balsamo, dopo l’arresto del nipote. “Sono quattro anni che non vedo Davide e la sua famiglia, da quando è mancato mio marito, che era il fratello del padre di Davide, e non posso dare giudizi – continua la zia, che ha mantenuto il cognome da sposata – ma se è stato lui ha fatto davvero una cosa bruttissima, non so nemmeno cosa possa essersi scatenato nella sua testa”. La zia preferisce ricordare Davide bambino, quando giocava a calcio con il fratello maggiore, Fabrizio, che da quando si è sposato ha lasciato la casa di Cinisello Balsamo dei genitori, dove invece Davide, scapolo, viveva ancora.