A M5S e all'Ukip mancano ancora i numeri per costituire un gruppo politico all'Europarlamento: mancano due partiti nazionali a sette giorni dalla scadenza (24 giugno). Il gruppo dei conservatori Ecr (la terza opzione nel referendum M5S) sta facendo letteralmente la spesa tra le file dell'Efd. Infine la rivalità con i nazionalisti della Le Pen, anche loro in campagna acquisti per formare un gruppo politico
La formazione del gruppo Efd del M5S e dell’Ukip al Parlamento europeo si sta rivelando una corsa contro il tempo. La defezione di oggi dell’olandese Bas Belder, unico esponente del partito Sgp, riporta a cinque le delegazione ufficiali che hanno già aderito. All’appello ne mancano due, da trovare entro il 24 giugno (martedì prossimo) pena il limbo dei non iscritti, lo “spauracchio” da evitare ad ogni costo, come ha detto la settimana scorsa il capo delegazione M5S a Bruxelles Ignazio Corrao.
Nonostante l’iniezione di fiducia dei 17 eurodeputati pentastellati, il gruppo Europe for Freedom and Democracy (Efd) stenta a vedere la luce. Dopo qualche giorno di negoziato, oggi ha abbandonato definitivamente la compagine di Nigel Farage l’eurodeputato olandese Bas Belder, nella scorsa legislatura membro dell’Efd e adesso approdato nelle file dei conservatori dell’Ecr. L’addio dell’olandese è compensato dall’arrivo della 50enne lettone Iveta Grigule, unica rappresentante di Zaļo un Zemnieku savienība (ZZS), l´Unione dei Verdi e degli Agricoltori, ovvero un’alleanza tra i partiti lettoni Latvijas Zemnieku savienība (Unione dei contadini lettoni) et Latvijas Zaļā Partija (Partito Verde lettone). “Si tratta di un partito ambientalista e in favore della democrazia diretta, che è rimasto entusiasta del progetto M5S e di quanto stiamo realizzando in Italia”, ha scritto su facebook Ignazio Corrao, capo delegazione M5S a Bruxelles che questa mattina, insieme a David Borrelli, ha partecipato ad un giro di consultazioni al Parlamento europeo e incontrato per la prima volta Nigel Farage.
L’Efd sembra presa d’assalto dal gruppo dei conservatori dell’Ecr, una delle tre opzioni proposte agli attivisti del M5S in occasione del referendum sulle alleanze europee – le altre erano appunto l’Efd e i non iscritti. Sullo sfondo di questa rivalità, uno scontro tutto British tra i tories di David Cameron (la più grande delegazione dell’Ecr) e l’Ukip di Nigel Farage. Alla luce degli ultimi successi elettorali, quest’ultimo è visto come fumo negli occhi dal Premier britannico, che stenta a contenere le derive euroscettiche del proprio partito a Londra e a presentarsi all’opinione pubblica britannica come lo strenuo difensore degli interessi del Regno Unito a Bruxelles. Non è un caso se il gruppo dell’Ecr si è lanciato in una spregiudicata campagna acquisti in tutta Europa, anche a spese dell’Efd della quale ha fagocitato i finlandesi del The Finns party e i danesi del Dansk Folkeparti. Ad oggi l’Ecr è il terzo gruppo per grandezza al Parlamento europeo, con ben 17 partiti proveniente da 13 Paesi Ue e 65 eurodeputati.
Quali sono le alternative dell’Efd? Non molte a ben guardare, nonostante l’Ukip continui a dirsi ottimista. Cercano ancora casa i due deputati dello Swedish Democrats e l’unico membro del lituano Tvarka ir teisingumas, partiti in trattativa anche con l’Ecr e il partito euroscettico e nazionalista di Marine Le Pen. Impossibile arrivare al solo membro del lituano Darbo partija, già orientato verso i socialisti o alla peggio i liberali. Una cosa è sicura: questi deputati si venderanno a peso d’oro. Consapevoli di essere l’ago della bilancia della formazione di un’intero gruppo politico, si trovano nella condizione di poter chiedere quello che vogliono ai rispettivi negoziatori, perfino cariche impensabili alla luce del loro reale peso politico di delegazione. E manterranno lo stesso potere durante l’intera legislatura qualora il gruppo venisse formato, dal momento che in qualsiasi momento potrebbero minacciare di andarsene e quindi di far sciogliere l’intero gruppo politico.
La rivalità con Marine Le Pen. Le formazioni rimaste senza appartenenza politica sono contese dal nuovo gruppo nazionalista di Marine Le Pen e Geert Wilders dal momento che anche a loro mancano i numeri per fare gruppo, per la precisione un solo partito nazionale. Ad oggi hanno aderito Front National (Francia), Lega Nord (Italia), Freedom party PVV (Paesi Bassi), Vlaams Belang (Belgio), Kongres Nowej Prawicy (Polonia) e Freedom party FPO (Austria). Ecco che, paradossalmente, i due gruppi euroscettici sono opposti l’uno all’altro nella lotta per sopravvivere. Fuori dai giochi le formazioni di estrema destra di Golden Dawn (Grecia), di Jobbik (Ungheria) e del partito Nazionaldemocratico Npd (Germania).
Twitter @AlessioPisano