Con femminicidio si intende l’uccisione di una donna in quanto donna. Nei molti casi che si susseguono da anni l’elemento comune è spesso l’incapacità da parte dell’uomo di accettare che le decisioni della partner influiscano sulla sua vita. “Lei mi voleva lasciare” è ciò che dichiara spesso chi commette femminicidi. Non abbiamo elementi sufficienti per comprendere gli ultimi casi. L’assassino di Motta Visconti, che ha ucciso la moglie e i due figli, pare dichiarasse di vivere la famiglia come gabbia. Le conseguenze di questo stato d’animo lo avrebbero portato a decidere, parrebbe, di eliminare l’elemento che lo faceva sentire ingabbiato, la famiglia appunto.
Emerge un’incapacità evidente alla “relazione” all’essere due. Non un atto di follia momentaneo dunque. Quasi che alcuni uomini, alcuni, siano incapaci di accettare il nuovo assetto familiare che prevede appunto “l’essere due” e non uno con un’appendice, con tutte le difficoltà di gestione che ne conseguono e che prevedono maturità e comprensione dell’altra.
Il passaggio che stiamo attraversando è epocale: fino a pochi anni fa infatti agli uomini non veniva richiesta alcuna capacità di gestione della relazione: un uomo sceglieva una donna, si sposava, poteva avere altre relazioni durante il matrimonio, poteva gestire il proprio piacere sessuale senza preoccuparsi di quello della campagna, poteva determinare la propria vita a piacimento perché la coppia era formata da un soggetto forte e uno debole.
In pochi anni siamo passati da una società patriarcale che non prevedeva che pochi diritti per le donne, ad un nuovo assetto sociale dove le donne possono scegliere.
Scegliere di stare in coppia o anche no. Scegliere di avere un’altra relazione, scegliere di non subire un marito violento. E ciò che le donne hanno dovuto agire da secoli, cioè la gestione delle relazioni che prevede anche sapere accettare le decisioni dell’altro da sé, diventa azione difficile o impossibile per alcuni uomini delle ultime generazioni che si trovano a dovere sviluppare capacità relazionali e di comprensione che non sempre possiedono o non comunque in misura adeguata.
In Norvegia, Paese all’avanguardia per quanto riguarda i diritti delle donne, i femminicidi sono tanti, troppi. Eppure lì le donne trovano facilmente lavoro, hanno acquisito l’indipendenza da decenni, guadagnano talvolta più del proprio partner, insomma parrebbe che possano determinare in libertà la propria vita.
Ma non fino al punto di intraprendere azioni che influiranno non solo sulla propria vita, ma anche su quella del compagno. E questo parrebbe essere l’ultimo tassello di un processo verso la costruzione di una reale relazione matura e rispettosa tra generi: l’accettazione reale e compiuta da parte dell’uomo dei diritti della propria partner.
La via della prevenzione passa dall’educazione alla relazione nelle scuole che accompagni questo passaggio epocale e che conduca alla costruzione di relazioni mature e finalmente rispettose dei diritti di entrambi.