Molti pensano che il segreto di un campione sia nei piedi, in realtà è tutto nella testa. Recita così lo spot di uno shampoo antiforfora che vede come testimonial Andrea Pirlo e interrompe ogni due per tre le trasmissioni Rai e le notti mondiali.
In parte è vero, forfora o non forfora, il segreto di un campione è nella testa. Ma è anche nei piedi. E il metronomo bresciano, dal capello lungo e dalla barba incolta, da far invidia al Nazareno, lo sa bene. L’hanno capito anche i suoi avversari. Che siano leoni o leoncini inglesi, galli o galletti francesi e panzer o panzerotti tedeschi poco importa. La maledetta vale per tutti. Wow! Ha esclamato il portiere Hart. Incredulo davanti a tanto bendidìo a fine partita, dopo la traversa colpita dal capitano azzurro.

Quella di Andrea Pirlo contro l’Inghilterra, con la fascia al braccio per il forfait di Gigi Buffon, è stata, a detta di tutti, l’ennesima prestazione super del playmaker bianconero, con la stampa inglese che lo ha esaltato definendolo sublime e incredibile.
God save the… Pirlo! God save the… Pirlo! Classe pura e infinita. Intelligenza e fantasia. Poche parole e tanti fatti. Il maestro Andrea ancora una volta ha dettato le regole del gioco e ha diretto l’orchestra italiana come ha sempre fatto, sia in nazionale sia nei club. 

Grazie anche all’intuizione di due allenatori come Mazzone e Ancelotti, che dopo l’esperienza infelice nella pazza Inter e una parentesi a Reggio Calabria, hanno pensato bene di arretrare la sua posizione, da regista avanzato a regista davanti alla difesa. Prima nel Brescia di Carletto da Roma, poi nel Milan di Carletto da Reggiolo. E dal 2011 nella Juventus di Antonio Conte, grazie al regalo della dirigenza rossonera con la complicità di Massimiliano Allegri, che neanche Babbo Natale e la sua squadra di renne dopo aver letto la letterina di un bambino. Con una cecità che José Saramago avrebbe fatto fatica a immaginare e raccontare.

È in questo ruolo che Andrea Pirlo si è affermato come uno tra i migliori centrocampisti del mondo. Il suo calcio da allora è musica. Sinfonia. Un calcio essenziale e mai superficiale.
“Grandezza, genio e maestria sono parole di cui il mio lessico non può fare a meno”. Lo dice Alfred Brendel, uno dei più grandi musicisti sulla scena della musica classica, nel suo libro Abbecedario di un pianista (Adelphi edizioni). Sono le parole giuste per descrivere l’uomo e il calciatore Andrea.
Grandezza, genio e maestria. Proprio come i grandi della musica, che emozionano con note e sincopi, accenti e accordi. Tecnica e fantasia. Tanta tecnica e tanta fantasia. Come quella di Andrea che entusiasma con i suoi tocchi di palla e le sue finte. Con il cucchiaio e La maledetta.
God save the…Pirlo! God save the…Pirlo!

Poi, se Dio vuole, può salvare la regina e fare uno shampoo al diavolo rossonero. Capelli o non capelli. Forfora o non forfora. 

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