L'allenatore della Russia supera gli 8 milioni di euro l’anno. Al secondo posto del podio dorato Roy Hodgson con 4 milioni. Mentre l'azzurro, fresco di rinnovo con la Figc fino al 2016, si ferma a tre milioni di euro lordi a stagione. Il più "povero" è l’esuberante coach del Messico Miguel Herrera che porta a casa 155mila euro
Fabio Capello, Roy Hodgson. E anche il nostro Cesare Prandelli. Sono loro gli allenatori più pagati del Mondiale. Perché se le grandi stelle di Brasile 2014 portano a casa stipendi milionari, anche alcuni ct non sono da meno. E non sempre il compenso è direttamente proporzionale al palmares e ai risultati conseguiti. Allenare la nazionale è sempre stato uno dei mestieri più invidiati al mondo. E ancor di più lo è a guardare certe cifre: i 32 tecnici del torneo guadagnano complessivamente circa 48 milioni di euro l’anno, in media un milione e mezzo ciascuno.
Ma da un estremo all’altro del globo ci sono differenze anche abissali. La classifica dei “paperoni” del Mondiale è guidata da un italiano che da un po’ di tempo ha deciso di far fortuna all’estero: Capello, ct della Russia, supera gli 8 milioni di euro l’anno. Uno stipendio assolutamente straordinario nel panorama delle federazioni calcistiche mondiali: il secondo tecnico più pagato, l’inglese Roy Hodgson, si ferma a poco più della metà del compenso del suo predecessore. E il più “povero” del mondiale, l’esuberante ct del Messico Miguel Herrera, guadagna meno di un cinquantesimo del suo collega, “appena” 155mila euro a stagione.
Ma, del resto, per Capello non è una novità essere il commissario tecnico più pagato al mondo: già al suo precedente incarico con l’Inghilterra percepiva circa 6 milioni di sterline a stagione. Alle sue spalle si piazzano appunto Hodgson, e poi il ct azzurro Cesare Prandelli, fresco di rinnovo con la Figc fino al 2016, a tre milioni di euro lordi a stagione. Un contratto con cui il tecnico di Orzinuovi è riuscito a strappare uno stipendio superiore a quello di suoi colleghi dal curriculum ben più prestigioso. Come ad esempio Vicente Del Bosque, che ha vinto due Lighe e due Champions League col Real Madrid, oltre a un mondiale e un europeo con la Spagna; ma che per guidare le Furie Rosse si “accontenta” di 2,5 milioni l’anno. O Luis Van Gaal, santone del calcio olandese, allenatore in passato del grande Ajax e nel prossimo futuro del Manchester United, che prende meno di due milioni l’anno sulla panchina degli Orange.
Ma gli allenatori italiani sono molto richiesti. E costano caro. Non a caso, nella top ten dei più pagati figura anche un terzo azzurro: si tratta di Alberto Zaccheroni, che dal 2010 ha trovato lavoro sulla panchina del Giappone (con cui ha anche vinto una Coppa d’Asia), e che guadagna poco meno di due milioni di euro. Alle periferie del mondo del pallone, invece, il mestiere di ct è ricompensato con cifre di gran lunga inferiori. Il portoghese Carlos Queiroz, col suo milione e mezzo di euro percepito dalla ricca federazione iraniana, è l’eccezione che conferma la regola. Tutti i selezionatori delle nazionali africane si fermano sotto il tetto del milione di euro: James Appiah, ct del Ghana, guadagna 185mila euro l’anno. E su livelli simili in Europa si attestano anche il croato Niko Kovac e il bosniaco Safet Susic.
Il discorso cambia leggermente se si va a calcolare la proporzione fra lo stipendio dei ct e il salario medio nazionale nei vari Paesi. In questa particolare classifica il primo diventa proprio un allenatore africano: Sabri Lamouchi, francese ex giocatore di Parma e Inter, oggi sulla panchina della Costa D’avorio, con i suoi 750mila euro l’anno guadagna quasi 800 volte di più di un cittadino ivoriano. Il secondo resta Fabio Capello, col suo compenso faraonico. Mentre il terzo è proprio l’allenatore della nazionale di casa: lo stipendio di Luiz Felipe Scolari (che è anche indagato per evasione), supera la media del Brasile di 334 volte. Una delle tante sperequazioni che suscita indignazione nel Paese. E allontana i brasiliani dalla loro amata nazionale.
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