“Taglia bollette” bloccato tra due fuochi: da una parte il governo, che ne ha fatto un cavallo di battaglia; dall’altra le associazioni delle rinnovabili che denunciano “l’assoluta mancanza di trasparenza” da parte dell’esecutivo e paventano il rischio, se confermate le misure che circolano in questi giorni, di “licenziamenti per almeno 10.000 lavoratori proprio delle piccole e medie imprese”. Senza contare, sostiene Assorinnovabili, “gli effetti negativi sul Paese”, a cominciare “dal pessimo ritorno di immagine” per finire con “il rallentamento della ripresa economica” per via della “sofferenza del sistema del credito” e del “blocco degli investimenti, diminuiti già del 58% dal 2007”.
Che il provvedimento per ridurre del 10% il costo dell’elettricità alle piccole e medie imprese (che dovrebbe essere inserito nel dl di riforma della pubblica amministrazione), stia trovando non pochi ostacoli è ormai chiaro da tempo. Lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha provato a dare un’accelerazione venerdì, dopo il Consiglio dei ministri, annunciando la sua approvazione. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, avrebbe dovuto presentare i dettagli il giorno dopo, sabato, in una apposita conferenza stampa che tuttavia non si è ancora svolta. Da quel che si apprende, infatti, gli uffici tecnici del governo starebbero ancora “contrattando” con gli operatori delle rinnovabili, settore da cui dovrebbe arrivare il grosso dei proventi per le pmi. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del ministero comunque rassicura, fa sapere che il provvedimento è al vaglio del Quirinale per le ultime limature e che probabilmente sarà presentato alla stampa mercoledì.
Intanto però circolano le prime bozze post Cdm. Alcune delle quali prevedono che in alternativa al prelievo forzoso sui ricavi, i titolari di impianti fotovoltaici (superiori a 200 kW) potranno scegliere una spalmatura dell’incentivo, quindi non un taglio netto, che passerebbe da 20 a 24 anni dal primo gennaio 2015. Rispetto alla bozza entrata in Consiglio venerdì, è poi prevista una riduzione della tariffa a seconda del periodo residuo e senza il riconoscimento di interessi. Allo studio anche prestiti agevolati da parte della Cassa depositi e prestiti. Dal primo ottobre, inoltre, per “la comunicazione per la realizzazione, connessione e l’esercizio” dei piccoli impianti da fonti rinnovabili basterà un “modello unico approvato dal ministero dello Sviluppo” che sostituisce i modelli eventualmente adottati dai comuni, dai gestori di rete e dal Gestore dei servizi energetici (Gse).
Insomma, il governo avrebbe limato il provvedimento per venire incontro alle istanze dei produttori di energia da fonti rinnovabili: “Il decreto ‘spalma incentivi’ è entrato in Cdm in un modo ed ancora non è uscito ma, nel frattempo, è stato profondamente modificato rispetto al testo iniziale”, ha detto il sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo. “Siamo riusciti a far sì – ha aggiunto – che passasse l’idea di dover intervenire non solo, ed in modo così deciso, sulle rinnovabili ma anche sugli energivori. Tant’è vero che l’intervento sulle rinnovabili è di molto inferiore a quello pensato in precedenza”.
Tuttavia il mondo delle rinnovabili, soprattutto del fotovoltaico, su cui ricadono gran parte dei tagli, è ancora molto preoccupato: “Il settore fotovoltaico è in forte stato d’allarme” per “gli ennesimi tagli retroattivi e le ulteriori tasse” che avrebbe deciso il governo “con assoluta mancanza di trasparenza”, sostengono Assorinnovabili, Green Italia, Verdi, Legambiente e Coordinamento Free. Nei giorni scorsi Assorinnovabili ha anche chiesto un parere al Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, secondo cui uno “spalma incentivi” obbligatorio violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali.