Uno sportello comunale dei servizi sociali appena aperto, ancora fresco di trasferimento. Ma con due rampe di scale impossibili da superare per chi ha una disabilità fisica. Ossia decine utenti che ogni giorno si rivolgono all’ufficio, e che per questo sono costretti a rimanere in attesa in cortile, o a farsi aiutare da un amico, un parente, un impiegato. La storia, purtroppo non nuova per chi vive e si muove in carrozzina, arriva da Bologna, grazie alla denuncia di Maximiliano Ulivieri, blogger e promotore di diversi progetti, tra i quali quello per l’assistenza sessuale ai disabili, oggetto anche di un disegno di legge parlamentare bipartisan.
La scoperta Ulivieri la fa martedì 17 giungo, quando va alla sede del quartiere Porto, in centro a Bologna, per sbrigare alcune pratiche relative alle agevolazioni sulle bollette di luce e gas, dedicate a chi ha reddito basso. In ogni quartiere infatti il Comune di Bologna mette a disposizioni degli “sportelli sociali”, dove è possibile “richiedere informazioni sui servizi di assistenza e sostegno socioeconomico riservati ad anziani, adulti in situazione di disagio sociale, disabili, immigrati, famiglie con minori”. Da pochi giorni però lo sportello del quartiere Porto, dove abita Ulvieri, è stato unificato a quello di un altra zona, Saragozza, e trasferito in una sede poco distante. Così Ulivieri si sposta: “Mi dirigo ai nuovi uffici e mi ritrovo due rampe di scale. Mi chiedo: è uno scherzo? Come è possibile avere uno sportello sociale inaccessibile ai disabili?”
Chiedendo spiegazioni ai dipendenti dell’ufficio, si scopre che in realtà un ascensore esiste. Peccato che si trovi dietro l’edificio, che non sia aperto e libero al pubblico: per poterlo usare è necessario chiamare i vigili e farsi portare le chiavi. Insomma una trafila lunghissima per percorrere appena due piani. “Un ‘impiegata al telefono – racconta ancora Ulivieri – mi ha raccontato che qualche giorno fa una dipendente dello sportello è scesa giù per far fare dei documenti a una ragazza in carrozzina. Sul marciapiede. Ora mi domando chi è che ha dato l’ok ad aprire un ufficio pubblico in una sede completamente inaccessibile ai disabili. Qualcuno avrebbe dovuto controllare. E a prescindere dalla soluzione che, spero, sarà trovata al più presto, sarebbe utile interrogarsi su come vengono date le autorizzazioni e da chi”.
Ulivieri fa sapere anche di aver già informato l’assessore comunale al Turismo, Matteo Lepore, e quello alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, i quali hanno promesso di informarsi al più presto. In realtà, il fatto non è isolato. Da anni Ulivieri è impegnato a raccontare l’odissea a cui spesso sono costretti i disabili quando viaggiano, a causa di barriere architettoniche e mezzi di trasporto (pubblici e non) fatiscenti o non adeguati ad accogliere persone con problemi motori. L’estate scorsa, ad esempio, fu costretto a rimandare di un giorno il ritorno a casa da una vacanza in Toscana, perché lasciato a piedi dall’unico bus con la pedana regolarmente prenotato. Ma il repertorio è ricco. Ai limiti del paradosso il caso del film Session, incentrato proprio sulla storia di un ragazzo poliomielitico semiparalizzato. A Bologna la pellicola fu trasmessa dal cinema Rialto, in pieno centro storico, in una sala raggiungibile però solo dopo aver percorso due rampe di scale.