Il boss dei casalesi, ora collaboratore di giustizia, descrive un sistema per comprare sentenze. E fa i nomi dell'ex presidente della Corte d'assise d'appello Pietro Lignola e dell'avvocato Sergio Cola, ex parlamentare di An. Aperta inchiesta a Roma
Un sistema per aggiustare i processi contro la camorra casalese. Lo descrive ai pm il boss Antonio Iovine, da poco diventato collaboratore di giustizia. E fa i nomi di due persone, le cui responsabilità sono naturalmente ancora tutte da verificare: l’ex presidente della Corte d’assise d’appello di Napoli Pietro Lignola e l’avvocato Sergio Cola, ex parlamentare di An.
Afferma ‘o Ninno in un verbale del 20 maggio 2014 depositato nell’ambito del procedimento per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione: “Nell’occasione del primo processo Griffo (un procedimento per un omicidio che vedeva imputato il boss casalese, ndr), Santonastaso (legale storico del boss, ndr) mi suggeriva nel grado d’appello la nomina dell’avvocato Cola Sergio perché aveva un rapporto con il presidente della Corte d’Appello ossia Lignola (…). La nomina dell’avvocato Cola era collegata al suo rapporto con il presidente”.
Ma nello stesso passaggio Iovine precisa: “Devo dire che Santonastaso era sempre poco chiaro affrontando gli argomenti sensibili con un modo particolare”. Più avanti aggiunge: “Fatto sta che sono stato assolto e ho versato, tramite i miei familiari, direttamente all’avvocato Cola la somma di cento milioni di lire oltre i duecento milioni versati al Santonastaso”.
Il giudice Lignola, per un’altra vicenda in cui gli viene contestato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio, è attualmente sotto processo a Roma davanti alla II sezione penale. I pm della capitale gli contestano i reati aggravati anche dal vincolo mafioso.
Nei verbali davanti ai pm antimafia di Napoli, Iovine si riferisce a diversi processi e a diversi pagamenti, compreso un ulteriore versamento di 250mila euro, sempre per ottenere un’assoluzione in appello, poi ottenuta.
Nel Tribunale di Napoli “esisteva tutta una struttura che riusciva ad aggiustare i processi”, ha spiegato il boss. I casi ai quali ha fatto riferimento Iovine, si apprende, sono stati trasmessi alla Procura di Roma, competente per indagini sui magistrati di Napoli. I magistrati romani hanno aperto un’inchiesta e interrogheranno Iovine per ottenerte ulteriori elementi. La Procura di Roma procede per il reato di corruzione.
Antonio Iovine fu assolto in appello, dopo essere stato condannato in primo grado all’ergastolo, per un duplice omicidio avvenuto nel Casertano. Dopo il suo pentimento, Iovine ha invece confessato di essere stato l’autore dei delitti.