Nuovo sospetto caso di scambio di embrioni all’ospedale Sandro Pertini di Roma. La denuncia arriva da Giacomo Gentili, che afferma di essersi recato insieme con la moglie nell’ospedale romano ai primi di dicembre per un ciclo di fecondazione assistita. “Il tentativo è andato in porto – racconta all’Adnkronos Salute – e mia moglie è rimasta incinta di una bambina. Ma, dopo essersi sottoposta ad amniocentesi di controllo, abbiamo scoperto che “il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno”. La coppia si è rivolta all’associazione Agitalia per chiedere un risarcimento danni in sede civile di un milione di euro. I futuri genitori non sono stati richiamati dall’ospedale per un controllo in seguito al primo scandalo scoppiato ad aprile.
Il direttore generale, Vitaliano De Salazar, però smentisce: “Non risulta alcuno scambio di embrioni. L’ospedale continuerà i suoi approfondimenti e contestualmente è pronto a rivalersi nelle sedi istituzionalmente competenti nei confronti degli autori del procurato allarme“.
Dopo l’intuibile choc iniziale la donna ha deciso di portare comunque avanti la gravidanza, in accordo con il marito e in ragione delle convinzioni etiche e religiose di entrambi. La coppia si è rivolta all’ufficio legale dell’associazione per ottenere il risarcimento dei danni morali, patrimoniali e biologici per il presumibile “scambio di provette”. “Sul punto la Corte di Cassazione è abbastanza chiara – evidenzia Agitalia – con diverse pronunce di legittimità che hanno stabilito l’obbligo per la struttura nosocomiale dove si è verificato l’errore diagnostico/medico/clinico in solido con la Asl competente territorialmente e il ministero della Salute di risarcire tutti i danni causati alla coppia genitoriale per eventi negativi legati alla condizione del nascituro. In tal senso abbiamo già predisposto una richiesta risarcitoria di un milione di euro nei confronti dell’ospedale Sandro Pertini, della Asl Rm/B e del ministero della Salute”.
“Siamo stati da più di un ginecologo – aggiunge il padre della bambina – e tutti ci hanno confermato che il profilo cromosomico della bambina non corrisponde a nessuno dei due, quindi è matematicamente provato che non è figlia né mia né di mia moglie. Ma la bambina la vogliamo tenere: all’inizio io ero titubante, ma mia moglie ha detto che sentiva il battito del suo cuore, non ce la siamo sentita di agire altrimenti, anche se teoricamente avremmo potuto procedere con l’aborto per motivi ‘terapeuticì. Noi non ne facciamo una questione di soldi, se otterremo il risarcimento li doneremo ad associazioni benefiche. Abbiamo il nostro lavoro e ci basta. Ma abbiamo passato dei giorni di inferno e vogliamo giustizia”. La coppia non è ancora stata richiamata dal Pertini per i controlli avviati su tutti i pazienti che si erano rivolti al centro di Procreazione medicalmente assistita nei giorni individuati come quelli in cui si è verificato l’errore. “Presumibilmente – sottolinea l’avvocato Marianna Conte – verranno richiamati nei prossimi giorni per una nuova tranche di controlli. Per la causa vorremmo agire sia sul piano civile che penale, aspetto che stiamo valutando. Ci sono ancora da fare accertamenti medico-legali, che andranno eseguiti anche dopo la nascita bambina”. Il direttore generale dell’ospedale Pertini, Vitaliano De Salazar, sta verificando la situazione, perché al momento non risulta nessuna denuncia.
“I referti con la mia firma sono dei falsi”, assicura all’Adnkronos Salute Paola Grammatico, direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma. “È stata usata carta intestata su cui poi è stato effettuata una manomissione su dati di altri referti, ma, a un’analisi approfondita il codice utilizzato non corrisponde alla tipologia di codici che noi attribuiamo ai campioni. Inoltre -prosegue Grammatico- l’incompatibilità del profilo genetico del feto con quello materno è stata valutata sulla base di una proteina, ma con questo tipo di analisi nessuno avrebbe mai potuto identificare un’incompatibilità genetica”.