“We have heard from thousands of residents across the state
about many issues associated with hydrofracking,
and prudent leadership demands that we take our time to address all these concerns”
Sheldon Silver,
New York Assembly Speaker
E in Italia il ministro Federica Guidi e il primo ministro Matteo Renzi vogliono essere pure loro “leader prudenti” ed ascoltare le decine di migliaia di persone preoccupate delle trivelle nei loro mari, nei loro campi?L’assemblea generale dello stato di New York ha approvato lunedì una moratoria generale sul fracking per un periodo di tre anni. Dicono che, in questi anni, hanno ascoltato più e più persone esprimere preoccupazioni sul fracking e che una “leadership prudente” impone che tutte le preoccupazioni vengano prese in considerazione. Dicono che durante i prossimi tre anni studieranno ancora più approfonditamente la questione e che non c’è fretta. Alla fine i giacimenti di gas saranno ancora lì.
In totale lo Stato di New York ha una moratoria in atto contro il fracking che va avanti dal 2008. In questo caso il voto è stato di 89 in favore e 34 contro l’estensione della moratoria. Ci si aspetta che adesso il Senato dello Stato di New York e poi il governatore Andrew Cuomo ratifichino il tutto.
Sulla questione erano intervenuti vari gruppi: gli esperti della comunità medica, associazioni come Food and Water Watch, i Concerned Health Professionals of New York, e i New Yorkers Against Fracking a spiegare il perché del no al fracking nello Stato di New York. Anche la potente American Lung Association di New York aveva scritto una lunga lettera a Cuomo illustrando gli effetti alla salute e le conseguenze del vivere vicino a pozzi di petrolio e di gas.
In un certo senso tutto questo è rincuorante. E’ bello vedere una comunità lottare insieme, ciascuno offrendo quello che ha. E sarebbe bello anche in Italia se le associazioni dei medici – per dirne una – scrivessero una lettera a Renzi e alla Guidi sul perché del no a nuove trivelle nel Belpaese, dal territorio ballerino, fragile, densamente abitato, bello.
E certo il risultato finale che si vorrebbe a New York è un divieto totale, come già deciso dallo Stato del Vermont, non di una moratoria temporanea, ma tre anni sono già un grande un passo in avanti e faranno male al portafoglio dei trivellanti. Alla fine, per i signori del petrolio è tutto solo un business e ogni giorno di ritardo sono soldi e affari persi per loro.
Noi cittadini dobbiamo solo tenere duro: giocheremo allo sfinimento, in Abruzzo come a New York, in Sardegna come in California, e alla fine vinceremo perché siamo molti di più noi che loro. Qui la storia della Norse Energy, ditta norvegese che voleva trivellare lo stato di New York ma che è andata in bancarotta a causa delle attese, della moratoria e della pressione popolare. Ha chiuso tutte le sue operazioni negli Usa.