L’Argentina ha intenzione di trattare con i fondi speculativi possessori di bond andati in default. Ad annunciarlo, secondo l’agenzia Bloomberg, è stato uno dei legali di Buenos Aires, al termine dell’udienza davanti al giudice Thomas Griesa che si è svolta mercoledì a New York. La settimana prossima gli avvocati della Casa Rosada si siederanno a un tavolo con i rappresentanti degli hedge fund che non hanno aderito al concambio per risolvere la situazione ed evitare una nuova crisi del debito pubblico. Il governo della Casa Rosada, dunque, con un colpo di scena sceglie il dialogo: una svolta radicale, considerato che a caldo la presidenta Cristina Kirchner aveva bollato come “estorsione” la sentenza della Corte suprema americana in base alla quale il Paese dovrà rimborsare l’intero valore dei titoli ai creditori che non hanno accettato la ristrutturazione del debito negoziata dopo il default del 2001-2002.

Una decisione che aveva suscitato timori sui mercati internazionali, facendo subito volare i rendimenti dei titoli di Stato di Buenos Aires e provocando un rapido declassamento del merito di credito da parte di Standard & Poor’s. Dopo l’annuncio del ripensamento, invece, il valore dei bond con scadenza 2033 è immediatamente risalito a 76,06 centesimi dal picco negativo di 71,5 toccato nei giorni scorsi. Ora quindi l‘obiettivo è arrivare a un accordo prima del 30 giugno, quando è in calendario il pagamento di 900 milioni di dollari di cedole ai possessori di titoli con scadenza 2033.

Ma la strada è stretta, anche perché a Griesa, il giudice che ha pronunciato la sentenza favorevole ai fondi, non sono piaciute le dichiarazioni del ministro dell’Economia argentino Alex Kicillof. Che ha fatto aleggiare – come già la Kirchner – lo spettro di un nuovo default nel caso il Paese fosse costretto a rimborsare sia chi ha accettato il concambio sia i “dissidenti” – da lui definiti “avvoltoi”. Kicillof ha anche dichiarato che il governo intende avviare i passi necessari “per pagare il debito ristrutturato in Argentina e sotto la legge argentina”. Tradotto: aggirare la decisione della Corte facendo sì che i bond diventino di diritto argentino e non siano più regolati dalle norme americane. Un’ipotesi che, ha fatto sapere il togato, viola le indicazioni della giustizia statunitense. Griesa ha poi criticato il discorso a reti unificate della Kirchner: “Non mi dà fiducia in un impegno in buona fede a onorare tutti gli obblighi”, ha detto. Ma alla fine ha aperto alla trattativa: “Trattare va bene. Come giudice quello che voglio è un meccanismo legale che prevenga un’altra situazione in cui un Paese può semplicemente mettersi a ridere” della sentenza di un giudice straniero.

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