Mose, Expo, alta velocità toscana, ecc. Tanti gravi episodi di corruzione che, come dimostrato anche dai dati complessivi relativi al fenomeno che piazzano il nostro Paese agli ultimi posti su scala europea e mondiale, costituiscono un sistema organico nel quale i partiti (Pd, Fi e cespugli vari in testa) prosperano e si gonfiano di quattrini come schifosi saprofiti. Basti leggere le rivelazioni al riguardo del sindaco di Venezia.
Tutto sembra tacere invece sul fronte della Tav. Eppure, i miliardi di euro di spesa previsti dovrebbero ben aver destato gli appetiti smodati di imprese, cricche, cosche e politicanti vari, come sempre uniti nel combattere la loro lotta di classe e di casta contro i poveri cittadini cornuti e mazziati. Partiti e imprese coinvolti nei vari casi sono infatti sempre più o meno gli stessi.
Forse, se qualche zelante giudice penale, anziché dedicarsi alla repressione sproporzionata accusando con motivazioni risibili di terrorismo dei giovani la cui unica colpa è la difesa del territorio dalla speculazione ecocida, andasse un po’ a fondo sugli affari di lor signori, il risultato sarebbe diverso e ben più in linea con le effettive esigenze ed aspirazioni del nostro Paese e del nostro popolo.
I torbidi retroscena dell’affare Tav sono stati del resto già da tempo denunciati, fra gli altri, da un magistrato insigne e deputato incorruttibile del calibro di Ferdinando Imposimato. Ma tali denunce a quanto hanno lasciato il tempo che trovavano.
Le forti carenze del sistema giudiziario rispetto allo scandalo Tav si vedono del resto da molti punti di vista. Tanto è vero che, di fronte a un sistema giudiziario sostanzialmente incapace, per motivi di fondo attinenti alle norme applicabili e questioni soggettive attinenti a mentalità dei singoli giudici, di garantire i diritti dei cittadini lesi dall’obbrobrio, questi si sono rivolti al tribunale dei popoli.
L’esposto rivolto a tale tribunale, che vanta una storia lunga e importante, essendosi sempre occupato di situazioni di grave violazione dei diritti umani, è lungo ed articolato. Fra le altre cose esso precisa quanto segue: “Ci sono.. nella vicenda in esame violazioni di diritti con riferimento alle quali sono previste specifiche azioni di tutela (seppur non sempre soddisfacenti): corruzione o interessi privati nella deliberazione, progettazione o esecuzione dell’opera, omessa applicazione di specifiche disposizioni di legge in materia di tutela della incolumità e/o della salute dei lavoratori e/o di quote specifiche di popolazione, danni alla salute di singoli o gruppi di persone a seguito di comportamenti ritenuti dolosi o colposi, abusi nell’attività di repressione della protesta delle popolazioni etc. Ma ci sono molteplici prevaricazioni e attacchi a diritti fondamentali per cui non sono previste forme di tutela immediata e diretta e che, conseguentemente, possono/devono essere verificate da codesto Tribunale. È il caso – appunto – delle violazioni del diritto all’ambiente e alla salute (come prospettiva di vita di una comunità e non di danno concreto e attuale a una o più persone determinate), del diritto a condizioni di vita dignitose (e, dunque, a un impiego delle risorse pubbliche coerente con tale finalità), del diritto a una informazione corretta e trasparente, del diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita, tutte situazioni prive di tutela giuridica nel nostro ordinamento, anche in considerazione dell’orientamento restrittivo della giurisprudenza amministrativa secondo cui «la facoltà di agire in giudizio non è attribuita indistintamente a tutti i soggetti che potrebbero ricavare eventuali ed incerti vantaggi dall’accoglimento della domanda» (così, da ultimo, Consiglio di Stato – sezione V, sentenza 1-2 aprile 2014, Rosolen + altri contro Comune Torino).
Il fatto che ci si debba rivolgere a un tribunale di opinione per chiedere la tutela di interessi e diritti di questa portata, relativi all’ambiente, alla salute, alla destinazione delle risorse pubbliche, alla partecipazione democratica, non fa certo onore a un sistema normativo e giudiziario come il nostro, che ben altra attenzione dovrebbe riservare ai cittadini.
Se il buon Renzi volesse dare un segno di cambiamento effettivo potrebbe decidere di interrompere con effetto immediato i lavori della Tav, del resto già declassati già da tempo dall’Unione europea, la quale con decisione 1376 del 5 marzo 2013 ha deciso di decurtare del 41,2% il contributo previsto.
Non credo che lo farà, ma se lo facesse dovrei ricredermi almeno in parte sul suo conto.