“Ci vogliono incontrare o no? Ce lo dicano. Non ci hanno neanche risposto, questo temporeggiamento e questo ignorare la nostra richiesta ci sembrano anche un tantino scortese“. Sono le parole del deputato M5S Luigi Di Maio, intervistato da Alessandro Milan nel suo programma “24 Mattino”, su Radio24. “Noi domenica mattina abbiamo inoltrato ufficialmente una richiesta a Renzi per incontrarci e discutere di legge elettorale” – dichiara il parlamentare – “Non ci hanno ancora risposto, sono passati 4 giorni. Vorremmo fare la legge elettorale del 2014, non quella del 2054. Non pretendiamo che si parli della nostra legge elettorale e basta, quello è un punto di partenza. Se si va a un tavolo si va per trattare. E una buona parte della stampa non sta facendo notare che questo temporeggiamento è spudorato“. Di Maio poi sottolinea: “Abbiamo creduto di poter buttare giù il governo Renzi con le europee, ora prendiamo atto che c’è una prospettiva politica nuova, di legislatura. Noi ambiamo comunque a sostituire questa classe politica, ma se per 4 anni devi fare l’opposizione crediamo anche di poter contribuire con la legge elettorale. Certo è cominciata una nuova fase del M5S dal punto di vista delle azioni politiche, è indiscutibile, lo abbiamo ammesso con molta umiltà“. Il deputato pentastellato nega l’esistenza di un “cerchio magico” nel movimento: “Non ho ancora aperto i giornali, ma oggi potrebbe anche essere che dicano che io sia il figlio illegittimo di Casaleggio, vista la degenerazione e la fantasia che fanno su di me. In questo momento ci sentiamo spesso con Grillo e Casaleggio per pianificare alcune scelte politiche”. Di Maio si esprime anche sulla chiusura del quotidiano L’Unità: “Non c’è da gioire, ma un giornale, che è un prodotto di mercato, se ha preso per anni milioni di euro di finanziamento pubblico e non appena glieli togli comincia a morire, forse è un giornale che sul mercato non ci stava. Lo abbiamo detto 6-7 anni fa” – continua – “perché col finanziamento pubblico ai giornali, che è discrezionale, si sono finanziate testate che hanno orientato le scelte politiche degli italiani per troppi anni. Quando è entrata in gioco la rete, la pubblicità si è spostata lì dove c’è più pluralità”. E osserva: “L’Unità è il giornale che titolò ‘Grillo contro i terremotati’ quando ci astenemmo su un provvedimento che conteneva alcune scelte economiche del governo che ora stiamo pagando con la Tasi. Utilizzarono titoli strumentali contro di noi, quindi parliamo di un giornale poco corretto” di Gisella Ruccia
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