In Italia il 10% più ricco della popolazione guadagna un reddito 10 volte superiore al quello del 10% più povero. Dunque il 10% delle persone più benestanti del nostro Paese detengono il 24,4% del reddito nazionale disponibile, a fronte del 2,4% posseduto dal 10% più povero. Una spaccatura che si è allargata negli anni della crisi, perché nel 2007 il rapporto era di 9 a 1. A riferirlo è l’Ocse, con uno studio sulle disuguaglianze di reddito basato su dati riconducibili al periodo 2011-2012. Il divario è molto elevato anche tra il 20% più ricco della popolazione, che nel periodo esaminato ha incamerato il 39,3% del reddito nazionale disponibile, e il 30% più povero, che si è fermato al 7,1%. Una differenza di oltre 30 punti percentuali a cui si aggiunge un altro dato significativo: il tasso di povertà relativa. Il dato, infatti, che indica la percentuale di persone che vivono con meno della metà del reddito mediano nazionale, è passato in cinque anni dall’11,9% al 12,6%.
Negli ultimi trent’anni, inoltre, il rischio povertà per gli anziani è calato, mentre è aumentato quello per le fasce più giovani della popolazione. Nel caso italiano, se si fissa a 100 il tasso di povertà medio della popolazione, a metà anni Ottanta gli under 18 erano a 104,6 e i diciotto-venticinquenni a 90,9, mentre gli over 75 erano a 183,8. Nel 2011, la situazione si è ribaltata: gli over 75 sono scesi a 84,3, mentre gli under 18 sono saliti a 137,5 e la fascia 18-25 a 104,4.