Il presidente del Consiglio risponde alla proposta di dialogo dei 5 stelle e fissa un appuntamento: "Vi ringrazio", scrive in una lettera, "per l'apertura franca e trasparente". Poco prima l'M5S si era lamentato di non aver avuto risposte. Intanto il ministro delle riforme ha fatto un nuovo giro di consultazioni e l'accordo per il nuovo Senato sembra ormai vicino
“Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano. Vediamoci mercoledì 24 giugno”. Matteo Renzi risponde con una lettera alla richiesta di incontro del Movimento 5 stelle. “Grazie per l’apertura di un dialogo franco, aperto e trasparente nell’interesse dell’Italia”. Il presidente del Consiglio accetta così di sedersi al tavolo con la delegazione grillina per parlare di riforme. Toni cordiali tra i due avversari politici dopo gli scontri dei giorni scorsi, ma l’attenzione ora è tutta sulla trattativa e sulle richieste che verranno presentate. Da una parte e dall’altra. Poche ore prima Beppe Grillo si era lamentato del ritardo nel ricevere una risposta. “Renzi ci stai o no?”, aveva scritto il leader M5s aprendo non solo sulla modifica della legge elettorale, ma anche sulla riduzione dei costi della politica e la riforma del Senato. Arrivato il testo del premier, l’M5S dà il suo ok e prepara il gruppo per l’appuntamento che probabilmente sarà a Palazzo Chigi. Ma l’agitazione per il silenzio e i ritardi nasceva soprattutto dalla notizia diffusa nel pomeriggio che l’accordo per il nuovo Senato fosse già stato concluso con Forza Italia. La giornata in casa democratica infatti era cominciata presto, con un nuovo giro di consultazioni dell’esecutivo sulle riforme. Cento senatori invece che 143 ed elezione di secondo livello in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni: a fissare i nuovi dettagli sono stati il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani. Mentre Silvio Berlusconi era in Aula a Napoli come testimone nel processo Lavitola e attendeva l’appello del caso Ruby, ha mandato avanti i suoi emissari. Un incontro a porte chiuse attaccato da Beppe Grillo che ha scritto su Facebook: “Perché non era in streaming? Cosa hanno da nascondere?”.
Renzi scrive a M5S: “Nessuno ha verità in tasca, tutti possono dare una mano”
L’ultimo e unico incontro in streaming tra Matteo Renzi e Beppe Grillo era stato durante le consultazioni del governo a febbraio scorso. Il dialogo durò poco meno di dieci minuti e finì con un nulla di fatto. Il leader M5s alzò la voce, Renzi non volle continuare oltre. Toni totalmente diversi da quelli di oggi, quando le due parti cercano il confronto. “La vostra lettera del 16 giugno scorso”, ha scritto il presidente del Consiglio, “conferma che ci sono molto cose che continuano a vederci su fronti contrapposti, ma proprio per questo giudico importante che le forze politiche più rappresentative del Paese provino a scrivere insieme le regole del gioco. Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano – io almeno la penso così. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”. Il pensiero di Renzi è alla prossima settimana quando in Parlamento affronterà i temi del Consiglio europeo e del semestre di Presidenza italiana. “Abbiamo sul tavolo”, ha continuato, “innanzitutto la questione immigrazione e conto sull’aiuto di tutte le forze politiche di buona volontà per respingere la montante propaganda xenofoba, non solo italiana, ma esigendo impegni concreti dalle Istituzioni comunitarie. La Commissione affari costituzionali entrerà nel vivo sulle tematiche della riforma costituzionale. Il Parlamento riceverà il primo decreto attuativo della semplificazione fiscale. Alcune aziende annunceranno investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Dunque, c’è molto da fare e non c’è tempo da perdere”. Ha concluso chiedendo dettagli tecnici sull’incontro: “Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come Presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo. Ma avete anche evidenziato – nel vostro ragionamento – l’importanza del successo elettorale (sottolineatura di cui vi sono personalmente grato) che come è ovvio è un successo elettorale non del Governo, ma del Partito democratico. Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari”.
Grillo: “Noi possiamo dare contributo alle riforme”. E poi: “Siamo forza democratica”
Il passaggio dalla linea politica del “tutti a casa” a quella del dialogo ha creato qualche preoccupazione all’interno del gruppo tra attivisti e parlamentari. “La casta non ci sta“, titolava il blog di Grillo poco prima di ricevere una risposta dal presidente del Consiglio. “Ci vogliono incontrare o no?”, aveva commentato in mattinata il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “Non ci hanno neanche risposto, è spudorato questo temporeggiamento”. Per questo si era deciso di rilanciare la proposta: “Noi pensiamo”, si leggeva nell’articolo, “di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora”, hanno scritto i 5 Stelle. “Per rinnovare la classe politica, noi abbiamo pronta una legge elettorale, che garantisce le preferenze ed esclude gli impresentabili. Da giorni chiediamo di portarla al tavolo di trattativa con il Governo. Proprio in queste ore c’è stata un’improvvisa accelerazione da parte del partito democratico che ha definito blindato l’accordo con Berlusconi sulle riforme, lo stesso giorno in cui Berlusconi affermava che non c’è l’accordo sulla riforma del Senato, rilanciando addirittura il presidenzialismo”. E concludevano: “Diciamo fin da ora ai cittadini italiani che non c’è alcuna preclusione da parte del Movimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c’è da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo. Il vaglio finale dei nostri iscritti al portale sarà la garanzia della partecipazione democratica”.
Non c’è solo l’incontro con Renzi ad agitare il Movimento 5 stelle. Poche ore fa è stata annunciata la formazione del gruppo Efd in Europa con Nigel Farage. Ne fanno parte i rappresentanti di 7 Paesi e in totale 48 eurodeputati. Tra questi anche alcune formazioni di estrema destra, ma i grillini respingono ogni accusa in proposito. “Un simile accanimento”, scrive Grillo sul blog, “verso il Movimento 5 Stelle e verso l’intera compagine del gruppo Efd nell’Europarlamento sta a significare che facciamo paura. Non ci avranno come ci vogliono, prigionieri di stereotipi e piegati ai rituali dei vecchi partiti. Con i nostri sette punti per l’Europa e con il coraggio e l’impegno dei nostri 17 portavoce rappresentiamo un cambiamento. Siamo il cambiamento e continueremo a dimostrarlo”.
L’accordo con Forza Italia: riduzione dei senatori
Riduzione del numero dei componenti del nuovo Senato: non più a 143 membri (come previsto dal ddl del governo sulle riforme) ma 100 senatori. E ancora: elezione di secondo livello dei senatori in proporzione al numero degli abitanti delle Regioni. Sono questi, secondo quanto viene riferito da fonti di Forza Italia, i punti su cui il governo e il partito di Silvio Berlusconi hanno già raggiunto un’intesa. Durante i colloqui tra la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, e il capogruppo FI, Paolo Romani, si sarebbe raggiunto un accordo sul fatto che il numero dei senatori di ciascuna Regione sia proporzionale rispetto al peso demografico. Al momento, il ddl del governo prevedeva un identico numero di senatori per ciascuna Regione. Per quanto riguarda l’elezione del Senato, governo, Forza Italia e Lega discutono del cosiddetto ‘modello tedesco’ e per le modifiche al Titolo V, invece, sulle funzioni da attribuire alle Regioni. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo Senato avrà una funzione di raccordo tra lo Stato e le autonomie. Ma avrà competenza anche in materia di leggi europee e ratifica dei trattati internazionali, di leggi costituzionali ed elettorali, di referendum. L’ipotesi che va emergendo prevede anche che al nuovo Senato spetti una valutazione dell’attività della pubblica amministrazione. E che partecipi all’elezione di capo dello Stato, Csm e Consulta.
Incontro Boschi-Quagliariello su poteri Senato e ripartizione materie
Ma non solo Forza Italia. Un colloquio “lungo e positivo” si è tenuto stamane tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il coordinatore del Nuovo centrodestra Gaetano Quagliariello. Secondo quanto si è appreso da fonti di Palazzo Madama al centro dell’incontro sono stati proprio i poteri del Senato e la ripartizione delle materie di competenza. Su entrambi i versanti l’intesa viene considerata “vicina”. Per quanto riguarda le priorità del Nuovo centrodestra vi sarebbe un via libera all’inserimento del principio, in Costituzione, dei costi standard come parametro a cui ispirare la spesa pubblica. Inoltre verrebbe inclusa nell’intesa la riduzione del numero di sindaci-senatori e verrebbe accolta la richiesta di maggiore proporzionalità rispetto alla popolazione delle diverse regioni. In ogni caso tutti i senatori dovrebbero avere un uguale base di legittimazione. Per Ncd, infine, è essenziale non ampliare la platea dei soggetti che possono ricorrere alla Corte Costituzionale, e ciò allo scopo di non incrementare la già ingente mole di contenziosi.