Nichi Vendola lo chiama il giorno più difficile. Di certo Sel esplode all’indomani delle liti sugli 80 euro del decreto Irpef. Claudio Fava e Gennaro Migliore, due degli esponenti più rappresentativi di Sinistra Ecologia e Libertà, si sono dimessi dal partito. Il primo è vicepresidente della commissione Antimafia, mentre il secondo ha dato ieri (18 giugno) le dimissioni da capogruppo di Montecitorio. Prima di entrare nella riunione della segreteria Vendola aveva espresso un auspicio: “C’è il pericolo che qualche esponente vada via ma non che il partito si spacchi”. Quanto sia spaccato è ancora presto per dirlo. Quello che è certo è che il gruppo parlamentare della Camera si sta sfaldando, in attesa di capire cosa accadrà al Senato dove gli eletti di Sel sono peraltro pochissimi (7). Insieme a Fava e Migliore si schierano anche Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni. Dopo un confronto con i territori li seguiranno anche più di dieci deputati: tra questi si fanno i nomi di Nazareno Pilozzi, Stefano Quaranta, Alessandro Zan e Fabio Lavagno. Tutti insieme potrebbero creare un gruppo a parte. Per andare dove bisogna ancora capirlo. Nel Pd? “Non è una discussione all’ordine del giorno. E’ una cosa che valuteremo collettivamente”. Sulla formazione di un possibile gruppo riformista Migliore ha risposto: “Valuteremo anche questo, ora lavoriamo perché le proposte del governo abbiano una componente di sinistra”.
Vendola: “E’ un errore politico. Oggi siamo feriti, ma restiamo all’opposizione”
Vendola ha l’umore sotto i piedi. “Per Sel oggi è il giorno più difficile – dice – Sono molto dispiaciuto e dico a coloro che abbandonano che è un errore politico”. Ed è un giorno difficile perché “una comunità che si spacca in maniera così plateale è una ferita“. La situazione di crisi porterà anche alle sue dimissioni? “Il mio ruolo di leader è da sempre a disposizione, per me si tratta di una fatica supplementare” rispetto a quella di essere presidente della regione Puglia. “La forza di sinistra penso debba essere anticonformista, che non smarrisce mai la bussola – insiste – Immaginare che questa bussola possa portare a sostenere Renzi credo sia uno sbandamento. Sono molto dispiaciuto per chi lascia un partito che non si chiude. Non vogliamo entrare nell’area del governo, questo l’oggetto della divisione. Noi pensiamo che dobbiamo rimanere all’opposizione per sfidare Renzi”.
Chi sono quelli che lasciano: da Migliore alla Di Salvo
Gennaro Migliore è stato fino al 18 giugno capogruppo di Sel alla Camera. Proviene dal Partito della Rifondazione Comunista, al quale si iscrisse già nel 1993. E’ stato tra i primi, all’interno di Rifondazione, a seguire Vendola nella fondazione di un nuovo soggetto che a sinistra si proponeva di essere un’alternativa di governo al partito più grande, quello che da Ulivo sarebbe diventato poi il Pd.
Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe (assassinato dalla mafia nel 1984), è un giornalista, sceneggiatore e scrittore. Ha vissuto diverse “avventure” politiche, anche dentro Rifondazione e La Rete di Leoluca Orlando. Ma l’esperienza più lunga è all’interno dei Ds, che rappresenta come segretario regionale in Sicilia e come europarlamentare per due mandati. Ma è tra coloro che formerà la corrente di sinistra del partito, quella che si chiamerà Sinistra Democratica (allora guidata da Fabio Mussi), che diventerà poi un gruppo parlamentare autonomo (in dissenso con la fondazione del Pd) e che andrà appunto a confluire in Sel.
Titti Di Salvo, ex sindacalista della Cgil, è stata eletta per la prima volta nel 2006 con l’Ulivo. Dopo un anno diventerà la capogruppo dei deputati di Sinistra Democratica. Come altri di Sel correrà alle Politiche del 2008 con la Sinistra Arcobaleno, la cui sorte elettorale di quell’anno si trasformò in un disastro. In Sel, in questa legislatura, ha ricoperto fino a oggi il ruolo di vicecapogruppo vicario, in sostanza la seconda di Migliore.
Ileana Piazzoni, impegnata soprattutto sulle questioni del sociale, nel dicembre 2012 è stata la prima degli eletti alle primarie per la scelta dei parlamentari di Sel, nella circoscrizione Lazio 1 (Roma e Provincia). Negli ultimi tre mesi ha ricoperto il ruolo di segretario nel gruppo parlamentare di Sinistra e Libertà a Montecitorio.
Migliore: “E’ venuta meno la fiducia con il partito”
Nella sua lettera Migliore scrive: “Per me si è rotto ieri un vincolo di fiducia e quindi ho definitivamente compreso quanto sarebbe stata ‘inagibile’ una posizione politica dentro il mio partito se essa fosse stata continuamente letta alla luce di una profezia che si autoavvera. Non è giusto che tale fibrillazione permanente ‘disorienti’ i militanti, che sono la prima risorsa di Sel, e nel corpo largo del partito. Non è nemmeno giusto che la mia posizione venga descritta da alcuni come quella di un sabotatore“. Racconta Migliore: “Ho cambiato idea, ieri definitivamente, sulla possibilità che mie posizioni siano compatibili con l’appartenenza al nostro partito. Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili ‘riallineamentì (come se si potesse riallineare un pensiero, un’idea, come qualche rappresentante del gruppo dirigente ha ventilato e non semplicemente constatare la lealtà che ho sempre manifestato in ogni organizzazione in cui ho militato). Prima che alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea. Perciò rassegno le mie dimissioni irrevocabili dal coordinamento nazionale, da tutti gli organismi in cui sono stato eletto e dal partito stesso”.
La decisione, scrive l’ex parlamentare di Rifondazione, “ha a che vedere con l’interruzione del reciproco rapporto di fiducia che è seguito alla discussione nel gruppo parlamentare sul decreto Irpef e al successivo voto parlamentare […] Al momento del voto nel gruppo ho inteso rassegnare le mie dimissioni poiché non condividevo la proposta di astenerci, avanzata fin da subito dal coordinatore del partito e poi ribadita da Vendola, per poter esprimere in piena libertà il mio pensiero, ovvero che un provvedimento che contiene una misura di sostegno a 10 milioni di lavoratori, come quella degli 80 e altri positivi provvedimenti, dovesse far parte delle ‘nostre’ rivendicazioni e che, se fossimo stati al governo, noi stessi avremmo promosso”.
“Non ho cambiato posizione – scrive ancora l’ex capogruppo – sulla necessità di interloquire sempre più efficacemente con il governo Renzi, dove oramai il contributo di Ncd è politicamente marginale. Non ho cambiato idea sul fatto che in prospettiva Sel possa essere parte di una soggettività politica unitaria, inserendo questa trasformazione in una trasformazione del sistema politico italiano. Non ho cambiato idea nel ritenere che sia questo il momento per provare a incidere, pur nella consapevolezza dei nostri oggettivi limiti, nella battaglia anti austerità, che vede l’Italia come unico Paese che, dopo le elezioni europee, non ha visto crescere le forze populiste e anti europeiste. Non ho cambiato idea sull’individuazione del campo del socialismo europeo come quello più congeniale allo sviluppo di questa nostra battaglia, pur nel riconoscimento dell’importantissima novità politica costituita da Alexis Tsipras sulla scena continentale”. “Per la mia storia, la mia provenienza, non vado ‘dove mi porta il cuore’ (come aveva detto Vendola, ndr), ma, come scrive Pascal, non vagheggiando sentimentalismi ma facendo appello all’impegno personale, ‘il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce'”.
Fava: “Scelta dolorosa, ma non mi rassegno alla deriva minoritaria”
Parla di “scelta dolorosa e inderogabile” Fava: “Dolorosa per chi, come me, ha immaginato, fortemente voluto e partecipato alla fondazione di Sel. Inderogabile per la distanza che ormai separa Sel dal suo progetto originario”. “La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi – aggiunge Fava – ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo. Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario. Una marginalità che ci rende inadeguati rispetto all’ambizione che c’eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile”. L’ex europarlamentare aggiunge che “non è una scorciatoia verso altri partiti. La differenza che tu proponi oggi sui giornali tra ‘renziani’ e ‘non renziani’ è una semplificazione ingenerosa e grossolana. La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica: esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternità nei confronti di nessuno”.
Le sirene del Pd. Ginefra: “Sinistra unita”
Le sirene del Pd non si fermano. “Profondo rispetto per il dibattito interno a Sel – dice il deputato Dario Ginefra – ma è il tempo di inaugurare una nuova stagione per una Sinistra unita e capace di affrontare la sfida della responsabilità e del governo, anche a livello nazionale, contro ogni deriva massimalista”. Ginefra è barese come Vendola, i due hanno un ottimo rapporto. “Mi auguro che Nichi, sia pur in ritardo rispetto a Migliore e Fava, possa assumere questa consapevolezza che è stata, peraltro, alla base delle scelte compiute nel ciclo decennale di governo regionale pugliese che volge al termine, ma che lo ha visto protagonista in prima persona”.
Politica
Sel, Fava e Migliore si dimettono dal partito. Vendola: “E’ un errore politico”
Dopo le "liti" sugli 80 euro di Renzi, se ne vanno due degli esponenti più rappresentativi del partito, oltre a Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni. L'ex capogruppo: "Venuta meno la fiducia". Il giornalista: "Non mi rassegno a una deriva minoritaria". Il leader: "Oggi la nostra comunità è ferita. L'oggetto della divisione è che non vogliamo entrare nell'area del governo"
Nichi Vendola lo chiama il giorno più difficile. Di certo Sel esplode all’indomani delle liti sugli 80 euro del decreto Irpef. Claudio Fava e Gennaro Migliore, due degli esponenti più rappresentativi di Sinistra Ecologia e Libertà, si sono dimessi dal partito. Il primo è vicepresidente della commissione Antimafia, mentre il secondo ha dato ieri (18 giugno) le dimissioni da capogruppo di Montecitorio. Prima di entrare nella riunione della segreteria Vendola aveva espresso un auspicio: “C’è il pericolo che qualche esponente vada via ma non che il partito si spacchi”. Quanto sia spaccato è ancora presto per dirlo. Quello che è certo è che il gruppo parlamentare della Camera si sta sfaldando, in attesa di capire cosa accadrà al Senato dove gli eletti di Sel sono peraltro pochissimi (7). Insieme a Fava e Migliore si schierano anche Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni. Dopo un confronto con i territori li seguiranno anche più di dieci deputati: tra questi si fanno i nomi di Nazareno Pilozzi, Stefano Quaranta, Alessandro Zan e Fabio Lavagno. Tutti insieme potrebbero creare un gruppo a parte. Per andare dove bisogna ancora capirlo. Nel Pd? “Non è una discussione all’ordine del giorno. E’ una cosa che valuteremo collettivamente”. Sulla formazione di un possibile gruppo riformista Migliore ha risposto: “Valuteremo anche questo, ora lavoriamo perché le proposte del governo abbiano una componente di sinistra”.
Vendola: “E’ un errore politico. Oggi siamo feriti, ma restiamo all’opposizione”
Vendola ha l’umore sotto i piedi. “Per Sel oggi è il giorno più difficile – dice – Sono molto dispiaciuto e dico a coloro che abbandonano che è un errore politico”. Ed è un giorno difficile perché “una comunità che si spacca in maniera così plateale è una ferita“. La situazione di crisi porterà anche alle sue dimissioni? “Il mio ruolo di leader è da sempre a disposizione, per me si tratta di una fatica supplementare” rispetto a quella di essere presidente della regione Puglia. “La forza di sinistra penso debba essere anticonformista, che non smarrisce mai la bussola – insiste – Immaginare che questa bussola possa portare a sostenere Renzi credo sia uno sbandamento. Sono molto dispiaciuto per chi lascia un partito che non si chiude. Non vogliamo entrare nell’area del governo, questo l’oggetto della divisione. Noi pensiamo che dobbiamo rimanere all’opposizione per sfidare Renzi”.
Chi sono quelli che lasciano: da Migliore alla Di Salvo
Gennaro Migliore è stato fino al 18 giugno capogruppo di Sel alla Camera. Proviene dal Partito della Rifondazione Comunista, al quale si iscrisse già nel 1993. E’ stato tra i primi, all’interno di Rifondazione, a seguire Vendola nella fondazione di un nuovo soggetto che a sinistra si proponeva di essere un’alternativa di governo al partito più grande, quello che da Ulivo sarebbe diventato poi il Pd.
Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe (assassinato dalla mafia nel 1984), è un giornalista, sceneggiatore e scrittore. Ha vissuto diverse “avventure” politiche, anche dentro Rifondazione e La Rete di Leoluca Orlando. Ma l’esperienza più lunga è all’interno dei Ds, che rappresenta come segretario regionale in Sicilia e come europarlamentare per due mandati. Ma è tra coloro che formerà la corrente di sinistra del partito, quella che si chiamerà Sinistra Democratica (allora guidata da Fabio Mussi), che diventerà poi un gruppo parlamentare autonomo (in dissenso con la fondazione del Pd) e che andrà appunto a confluire in Sel.
Titti Di Salvo, ex sindacalista della Cgil, è stata eletta per la prima volta nel 2006 con l’Ulivo. Dopo un anno diventerà la capogruppo dei deputati di Sinistra Democratica. Come altri di Sel correrà alle Politiche del 2008 con la Sinistra Arcobaleno, la cui sorte elettorale di quell’anno si trasformò in un disastro. In Sel, in questa legislatura, ha ricoperto fino a oggi il ruolo di vicecapogruppo vicario, in sostanza la seconda di Migliore.
Ileana Piazzoni, impegnata soprattutto sulle questioni del sociale, nel dicembre 2012 è stata la prima degli eletti alle primarie per la scelta dei parlamentari di Sel, nella circoscrizione Lazio 1 (Roma e Provincia). Negli ultimi tre mesi ha ricoperto il ruolo di segretario nel gruppo parlamentare di Sinistra e Libertà a Montecitorio.
Migliore: “E’ venuta meno la fiducia con il partito”
Nella sua lettera Migliore scrive: “Per me si è rotto ieri un vincolo di fiducia e quindi ho definitivamente compreso quanto sarebbe stata ‘inagibile’ una posizione politica dentro il mio partito se essa fosse stata continuamente letta alla luce di una profezia che si autoavvera. Non è giusto che tale fibrillazione permanente ‘disorienti’ i militanti, che sono la prima risorsa di Sel, e nel corpo largo del partito. Non è nemmeno giusto che la mia posizione venga descritta da alcuni come quella di un sabotatore“. Racconta Migliore: “Ho cambiato idea, ieri definitivamente, sulla possibilità che mie posizioni siano compatibili con l’appartenenza al nostro partito. Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili ‘riallineamentì (come se si potesse riallineare un pensiero, un’idea, come qualche rappresentante del gruppo dirigente ha ventilato e non semplicemente constatare la lealtà che ho sempre manifestato in ogni organizzazione in cui ho militato). Prima che alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea. Perciò rassegno le mie dimissioni irrevocabili dal coordinamento nazionale, da tutti gli organismi in cui sono stato eletto e dal partito stesso”.
La decisione, scrive l’ex parlamentare di Rifondazione, “ha a che vedere con l’interruzione del reciproco rapporto di fiducia che è seguito alla discussione nel gruppo parlamentare sul decreto Irpef e al successivo voto parlamentare […] Al momento del voto nel gruppo ho inteso rassegnare le mie dimissioni poiché non condividevo la proposta di astenerci, avanzata fin da subito dal coordinatore del partito e poi ribadita da Vendola, per poter esprimere in piena libertà il mio pensiero, ovvero che un provvedimento che contiene una misura di sostegno a 10 milioni di lavoratori, come quella degli 80 e altri positivi provvedimenti, dovesse far parte delle ‘nostre’ rivendicazioni e che, se fossimo stati al governo, noi stessi avremmo promosso”.
“Non ho cambiato posizione – scrive ancora l’ex capogruppo – sulla necessità di interloquire sempre più efficacemente con il governo Renzi, dove oramai il contributo di Ncd è politicamente marginale. Non ho cambiato idea sul fatto che in prospettiva Sel possa essere parte di una soggettività politica unitaria, inserendo questa trasformazione in una trasformazione del sistema politico italiano. Non ho cambiato idea nel ritenere che sia questo il momento per provare a incidere, pur nella consapevolezza dei nostri oggettivi limiti, nella battaglia anti austerità, che vede l’Italia come unico Paese che, dopo le elezioni europee, non ha visto crescere le forze populiste e anti europeiste. Non ho cambiato idea sull’individuazione del campo del socialismo europeo come quello più congeniale allo sviluppo di questa nostra battaglia, pur nel riconoscimento dell’importantissima novità politica costituita da Alexis Tsipras sulla scena continentale”. “Per la mia storia, la mia provenienza, non vado ‘dove mi porta il cuore’ (come aveva detto Vendola, ndr), ma, come scrive Pascal, non vagheggiando sentimentalismi ma facendo appello all’impegno personale, ‘il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce'”.
Fava: “Scelta dolorosa, ma non mi rassegno alla deriva minoritaria”
Parla di “scelta dolorosa e inderogabile” Fava: “Dolorosa per chi, come me, ha immaginato, fortemente voluto e partecipato alla fondazione di Sel. Inderogabile per la distanza che ormai separa Sel dal suo progetto originario”. “La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi – aggiunge Fava – ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo. Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario. Una marginalità che ci rende inadeguati rispetto all’ambizione che c’eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile”. L’ex europarlamentare aggiunge che “non è una scorciatoia verso altri partiti. La differenza che tu proponi oggi sui giornali tra ‘renziani’ e ‘non renziani’ è una semplificazione ingenerosa e grossolana. La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica: esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternità nei confronti di nessuno”.
Le sirene del Pd. Ginefra: “Sinistra unita”
Le sirene del Pd non si fermano. “Profondo rispetto per il dibattito interno a Sel – dice il deputato Dario Ginefra – ma è il tempo di inaugurare una nuova stagione per una Sinistra unita e capace di affrontare la sfida della responsabilità e del governo, anche a livello nazionale, contro ogni deriva massimalista”. Ginefra è barese come Vendola, i due hanno un ottimo rapporto. “Mi auguro che Nichi, sia pur in ritardo rispetto a Migliore e Fava, possa assumere questa consapevolezza che è stata, peraltro, alla base delle scelte compiute nel ciclo decennale di governo regionale pugliese che volge al termine, ma che lo ha visto protagonista in prima persona”.
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Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "Il nostro governo ha scelto di realizzare i termovalorizzatori con risorse pubbliche, stanziando 800 milioni di euro attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Questo per evitare che il costo di ammortamento potesse ricadere sui cittadini attraverso tariffe esorbitanti. Noi vogliamo evitare questo errore e garantire un sistema sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non solo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani. "I termovalorizzatori rappresentano una grande opportunità anche per il nostro sistema energetico- dice -In un periodo storico in cui i costi dell’energia sono sempre più elevati e la transizione ecologica è una priorità globale, trasformare i rifiuti in energia significa rendere la Sicilia più autonoma, ridurre la dipendenza da fonti fossili e creare un sistema. Il nostro cronoprogramma: entro questo marzo/aprile bando per progettazione; entro settembre 2026 inizio lavori (durata diciotto mesi). La Sicilia non può più permettersi di rimanere prigioniera dell’emergenza, della precarietà, dell’inerzia. È il momento di agire con coraggio e senso del dovere".
"Chi si oppone abbia almeno l’onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all’inefficienza- dice Schifani - Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l’ambiente. La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l’unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più".
Palermo,9 mar. (Adnkronos) - "Perché, dopo vent’anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L’esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove. È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei". Così il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in un intervento sul Giornale di Sicilia. "Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell’aria", dice.
"Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie", conclude Schifani.
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "La Sicilia, purtroppo, vive da decenni un’emergenza che sembra diventata strutturale. Il mio governo ha individuato fin dalla campagna elettorale questo come un obiettivo primario, consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un’efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente. E soprattutto, mancava uno strumento fondamentale: il Piano rifiuti, indispensabile per poter programmare e realizzare qualsiasi intervento strutturale. Lo abbiamo speditamente adottato nel novembre scorso, dopo un grande lavoro di squadra che ha coinvolto vari organi istituzionali preposti al ramo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia, il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani,.
"Sapevamo che sarebbe stato un percorso difficile, sia dal punto di vista normativo che politico- prosegue - E a volte avvertiamo una condizione di solitudine, nel dover difendere un’idea di sviluppo che dovrebbe essere patrimonio comune, ma che invece incontra resistenze incomprensibili e a volte ambigue. Non cori da stadio, ma silenzi a volte trasversali e imbarazzanti".
"Non è un caso che il tema dei termovalorizzatori in Sicilia sia presente nel dibattito pubblico da oltre vent’anni, senza mai trovare una concreta soluzione- aggiunge Schifani - In tutto questo tempo, mentre in altre regioni italiane e in Europa si realizzavano impianti di ultima generazione per trasformare i rifiuti in energia, in Sicilia si continuava a rinviare, accumulando ritardi su ritardi e lasciando che il problema si aggravasse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: città invase dai rifiuti, discariche sature, costi di smaltimento sempre più elevati e una dipendenza dall’estero per l’invio della spazzatura che pesa sulle tasche dei cittadini siciliani per oltre cento milioni all'anno". "Ciò che trovo più preoccupante è la rassegnazione diffusa tra i siciliani. Dopo decenni di annunci e promesse mancate, molti ormai non credono più che il cambiamento sia possibile. Ma io dico che questa volta è diverso. Questa volta il governo regionale ha fatto una scelta chiara e irreversibile: realizzare gli impianti e dare finalmente alla Sicilia una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti. E per questo obiettivo dedico due pomeriggi al mese per monitorare di persona il percorso, spesso complesso ma che ci sforziamo di velocizzare. Per non parlare dei numerosi ricorsi presentati contro il mio piano per bloccare il tutto. A questi ci opporremo con fermezza e competenza".
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - I vigili del fuoco del Comando provinciale di Palermo resteranno per tutta la notte tra via Quintino Sella e via Gaetano Daita per tenere sotto controllo l'edificio in cui ieri mattina si è propagato un vasto incendio che ha distrutto l'appartamento all'ultimo piano dell'ex sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, e della moglie, l'ex magistrato Annamaria Palma. I due sono riusciti a mettersi in salvo, tutti i residenti sono stati evacuati, un uomo di 80 anni è rimasto intossicato. "Le fiamme sono state circoscritte e non si propagano più. Sono in corso adesso le operazioni di bonifica che consistono nello smassamento della parte combusta e nello spegnimento dei focolai residui. Per tutta la notte sul posto sarà effettuato un servizio di vigilanza antincendio", ha spiegato in serata all'Adnkronos Agatino Carrolo, direttore regionale dei vigili del fuoco della Sicilia, da ieri mattina sul luogo del rogo.
"Abbiamo dovuto tagliare il tetto con le motoseghe. I miei uomini hanno lavorato a 25 metri su un piano inclinato di 30 gradi e abbiamo lavorato con la dovuta cautela. Tagliato il tetto si impedisce alle fiamme di propagarsi. Quindi rimangono da effettuare le operazioni di bonifica, di rimozione del materiale combusto e laddove ci sono dei focolai residui spegnerli. Oltre a questo si prevede di effettuare un'operazione di vigilanza antincendio ceh consiste in un presidio fisico a vigilare lo stato dei luoghi fino a quando non ci sarà più bisogno", ha detto.
E ha aggiunto: "Ci siamo trovati ad operare ad un altezza di 25 metri dal piano di calpestio. Dobbiamo spegnere un incendio importante di un tetto di circa 400 mq di falde e le fiamme sono particolarmente insidiose perché questa combustione è caratterizzata dal cosiddetto fuoco covante ossia una combustione in condizione di sotto ossigenazione che corre nello spazio di ventilazione del tetto. Quindi in superficie non si vede nulla ma ad un certo punto le fiamme affiorano dove è possibile".
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.