La denuncia arriva da Michele Giarrusso, senatore M5S, secondo cui due dei componenti scelti dal magistrato non avrebbero i requisiti di indipendenza per far parte dell'Autorità che dovrà vigilare sugli appalti: "Nicotra era candidata del Pdl, Corradino lavorava con Clini e Scajola"
Due dei membri della neonata Autorità anti-corruzione affidata a Raffaele Cantone non avrebbero i necessari requisiti d’indipendenza dalla politica. Lo sostiene il senatore del Movimento 5 stelle Michele Giarrusso, riferendosi a Michele Corradino e ad Angela Nicotra. “Il presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone è il paravento dei soliti giochi della politica”, attacca duro Giarrusso, commentando il via libera della commissione Affari costituzionali del Senato ai quattro componenti dell’Authority. E poi spiega perché: “Michele Corradino è stato capo di gabinetto dei ministri Corrado Clini e Claudio Scajola, si tratta dunque di un soggetto collegato a politici e ciò dimostra che c’è stata una spartizione tra la maggioranza e la finta opposizione di Forza Italia“. Non solo. “La professoressa Angela Nicotra risulta candidata del Pdl alle elezioni politiche del 2013, facendo così venir meno il criterio di indipendenza” dai partiti, richiesto per chi deve operare nell’Autorità anticorruzione.
Cantone difende la sua squadra. “Sono state fatte dal governo nomine di alto livello, con persone di grande qualificazione, professionalità ed esperienza” . Il punto di partenza era una lista di 230 auto-candidature arrivate al ministero. Tra queste, ce n’erano molte di burocrati che hanno attraversato tutte le stagioni, consiglieri di Stato, capi di gabinetto, dirigenti ministeriali, ex procuratori generali, magistrati della Corte dei conti. Ma Cantone aveva approntato, a partire da quel lungo elenco ed esclusivamente sulla base di competenze e professionalità, anche una short-list di una ventina di nomi: di persone tutte a suo giudizio con le caratteristiche giuste per entrare a far parte di una Autorità indipendente, operativa e combattiva. Dalla short-list il governo ha scelto i quattro commissari che con Cantone si devono ora mettere subito all’opera: e il lavoro non manca.
“Sono una bella squadra” , conferma Cantone. Hanno professionalità che si completano e rafforzano a vicenda le competenze necessarie a formare il gruppo che Cantone ha voluto. Francesco Merloni, 67 anni, è un docente di diritto amministrativo, ha collaborato con l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ed è l’autore della legge contro la corruzione che almeno tentò di far uscire il Paese da Tangentopoli (poi fu resa inoffensiva dalle ulteriori riforme e controriforme che si susseguirono, comprese le leggi ad personam di Silvio Berlusconi, ma non solo quelle). Nicoletta Parisi, 64 anni, giurista, è esperta di diritto internazionale e ha fatto parte del board di Transparency International. Ha le competenze necessarie a fare da interfaccia con gli organismi internazionali con cui l’Autorità anti-corruzione deve confrontarsi e dialogare. Corradino, 45 anni, magistrato, porta al gruppo l’esperienza di chi è stato nel Consiglio di Stato. È autore di numerose monografie sulla disciplina degli appalti, sulla responsabilità della pubblica amministrazione e sul processo amministrativo. È vero, spiega Cantone, che ha fatto parte di gabinetti ministeriali, ma tanto in governi di centrodestra quanto in governi di centrosinistra. Uomo delle istituzioni, non dei partiti. Angela Nicotra, infine, 50 anni, offre alla squadra la sua competenza di costituzionalista. È stata scelta, come tutti gli altri, per i suoi titoli e la sua professionalità, garantisce Cantone, non perché indicata o spinta da una parte politica. Certo non l’aiuta il suo stesso curriculum, che la indica tra i membri della fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello. “Non ci sono lottizzati nell’Autorità”, ribatte comunque Cantone.
I quattro, indicati dal governo sulla base della short-list redatta da Cantone, dovranno ora essere confermati dal Parlamento. Poi, arriverà la prova dei fatti: dopo molte promesse e tanta attesa, investiti quasi di una speranza salvifica, i cinque della Autorità anti-corruzione dovranno dimostrare nel lavoro quotidiano che la loro non è una “mission impossible”. Che è possibile, nel Paese del Mose e dell’Expo, vigilare sulla regolarità delle gare e degli appalti. Dovranno far dimenticare, se ci riusciranno, anche qualche peccato originale.
da il Fatto Quotidiano del 20 giugno 2014