“Una grande opera di semplificazione” che fa sì che lo Stato sia “vicino e amico del cittadino”. Così il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, descrive il contenuto dei due decreti legislativi sulla semplificazione fiscale e il rinnovamento delle commissioni censuarie approvati dal Consiglio dei ministri di venerdì 20 giugno. Sono i primi nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale con cui le Camere hanno autorizzato il governo a riscrivere le regole del fisco. Dopo la riunione dell’esecutivo la Boschi, rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa, è tornata anche sull’intesa per le riforme, assicurando: “Siamo davvero a un passo, quindi sono fiduciosa”. Il ministro ha poi assicurato per il 30 giugno l’approdo in Cdm della riforma della giustizia, insieme al provvedimento per il terzo settore, “così come avevamo promesso”. La titolare della pa, Marianna Madia, ha invece chiarito i tempi di presentazione del decreto sulla pubblica amministrazione, dicendo che la riforma è un “testo corposo e importante”, che “sta finendo l’iter di coordinamento formale” e “già oggi o lunedì verrà firmato dal presidente della Repubblica”.
Quanto al merito dei provvedimenti approvati dal governo, che ora devono passare al vaglio delle Commissioni parlamentari competenti, la novità più rilevante per i contribuenti è il via libera all’invio a partire dal prossimo anno delle dichiarazioni dei redditi precompilate. Pagando le tasse che risultano da quel documento si eliminerà la possibilità di successive contestazioni da parte del fisco. Boschi ha detto che a ricevere il modello 730 già completato saranno “oltre 30 milioni di italiani”, pensionati e titolari di reddito da lavoro dipendente. Ma in una prima fase si prevede che i destinatari saranno 14-18 milioni, a partire dai dipendenti pubblici. La dichiarazione relativa ai redditi prodotti nell’anno precedente sarà preparata sulla base delle informazioni disponibili in Anagrafe tributaria, dei dati “trasmessi da parte di soggetti terzi” (i datori di lavoro) e di quelli contenuti nelle certificazioni Unico. Arriverà entro il 15 aprile di ogni anno per via telematica, cioè per posta elettronica, ma si potrà presentare una delega chiedendo che a riceverla siano il datore di lavoro (nel ruolo di “sostituto di imposta”), il Caf o il proprio commercialista. Il contribuente potrà modificarla, per esempio per aggiungere i dati sulle spese sanitarie. Ma se lo farà in maniera autonoma o tramite il sostituto di imposta tornerà ad essere soggetto a possibili verifiche.
Nella prima fase il 730 precompilato conterrà i redditi percepiti, i beni patrimoniali e immobiliari e le eventuali spese di ristrutturazione già avviate. Le spese mediche e per l’assistenza entreranno automaticamente nel documento solo dal 2016. Resta comunque ferma, prevede la bozza, la possibilità di presentare la dichiarazione con le modalità ordinarie. Un’altra misura di snellimento degli adempimenti riguarda chi ha ristrutturato casa facendo anche lavori di riqualificazione energetica, che godono di detrazioni fiscali sull’Irpef: non dovrà più comunicare formalmente all’Agenzia delle entrate se proseguono per più periodi di imposta. Sul fronte delle eredità, stando a quanto riporta l’agenzia Public Policy, sale a 100mila euro il tetto di reddito sotto il quale non sarà obbligatorio presentare la dichiarazione di successione, se il passaggio avviene tra il defunto e il coniuge o i parenti in linea retta.
Meno adempimenti per le aziende con crediti Iva – I 34 articoli del decreto comprendono poi anche misure di semplificazione fiscale per le aziende. Sul fronte dell’Iva vengono riviste le procedure per ricevere i rimborsi a cui ha diritto chi vanta un credito. Per gli importi tra 5mila e 15mila euro non servirà nessun adempimento, mentre per quelli superiori non è più necessaria la prestazione della garanzia a favore dello Stato. Esclusi “casi eccezionali” considerati particolarmente a rischio, sarà sufficiente che la dichiarazione da cui emerge il credito sia accompagnata dal visto di conformità o dalla sottoscrizione dei revisori dei conti. Per il rimborso dei crediti d’imposta e degli interessi in conto fiscale si prevede che l’erogazione da parte dell’agente della riscossione dovrà essere effettuata senza che il contribuente sia tenuto a presentare alcuna richiesta degli interessi maturati.
Meno controlli sulle operazioni con i paradisi fiscali – Nel decreto spunta poi anche una norma che allenta i controlli sull’evasione dell’Iva, l’imposta sulla vendita di beni e servizi che per l’erario italiano vale oltre 110 miliardi l’anno. Il testo prevede infatti l’innalzamento da 500 a 10mila euro del tetto oltre il quale è obbligatorio comunicare all’Agenzia delle entrate gli estremi delle compravendite che hanno come controparti aziende basate nei paradisi fiscali. La norma riguarda tutte le imprese italiane che hanno rapporti commerciali con operatori economici la cui sede sia in uno dei Paesi inseriti nella “black list” del fisco: dal Liechtenstein alle isole Cayman, passando per Andorra, Antille Olandesi, Bermuda, isole Vergini britanniche, Libano, Jersey e Saint Lucia. Ma anche Svizzera e Hong Kong. Attualmente, per contrastare le frodi fiscali sul gettito dell’Iva, i dati sulle operazioni con questi Stati vanno forniti alle Entrate ogni tre mesi se l’ammontare non supera i 50mila euro e una volta al mese se la cifra è inferiore. Sono esonerati solo gli scambi per meno di 500 euro. Ma una volta entrato in vigore il decreto la comunicazione diventerà annuale e il limite salirà appunto a 10mila.
Parte la riforma del catasto – Il secondo Dlgs riguarda invece il percorso di riforma del catasto, con la costituzione delle commissioni incaricate di rivedere le regole di calcolo del valore degli immobili. Un aspetto cruciale, questo, per tutti i contribuenti proprietari di un’abitazione, perché è sui valori catastali che si calcola l’ammontare delle tasse sulla casa come la Tasi.