I Ticos in campo avevano più gamba e più aggressività, mentre gli azzurri sono apparsi lenti e inefficaci: non si sono mai avvicinati alla porta e quando lo hanno fatto (due volte con Balotelli) hanno sprecato le occasioni costruite. Il ct riconosce la disfatta ma sottolinea: "Se Mario segna, la partita cambia"
Collezionano scalpi di nazioni campioni del Mondo e costruiscono la qualificazione con una giornata d’anticipo. Scrivi Costa Rica, leggi sorpresa. Non per tutti, almeno non per Cesare Prandelli: “Abbiamo meritato la sconfitta. Sapevamo che sarebbe stato un girone impegnativo – dice a caldo il ct – Loro hanno messo più aggressività in campo e avevano più gamba. Cercheremo di recuperare le energie”.
È un mantra, quello delle energie. Cassano la pone sugli stessi termini, ripetendolo all’infinito ai microfoni di Sky. Non basta tuttavia per spiegare la prestazione contro i Ticos. Si può anche perdere, sì, ma non come successo a Recife. L’Italia non si affaccia mai in area di rigore, se si escludono le due palle gol sprecate da Balotelli. E su quelle pone l’accento Prandelli: “Se Mario segna, la partita cambia”. Troppo poco, non regge. Perché la nazionale non costruisce mai, perde subito il pallino del centrocampo e non struttura il piano partita. “Sicuramente dovevamo verticalizzare di più ma non mi è sembrato che i ragazzi siano entrati in campo con superficialità. Hanno lottato e corso”.
Meno del Costa Rica, soprattutto con il passare dei minuti. E qui tornano in ballo le energie. Poche anche quelle iniettate da Insigne, Cassano e Cerci, subentrati dalla panchina: “Volevo tanti giocatori tra le linee ma loro sono stati bravi a chiudere gli spazi”. La difesa alta dei Ticos, a tratti impastata con i due centrali di centrocampo, ha finito per rendere quasi controproducenti i cambi di Prandelli, dopo averne già mandato gambe all’aria il piano partita. “Dobbiamo essere capaci di cambiare andamento alla gara, non ci siamo riusciti – conclude – Ora basta con i discorsi negativi: dobbiamo solo recuperare energie”.
Una certezza però da stasera c’è: vedere un’Italia con due punte rimarrà probabilmente un “piano b” inattuato, anche se Prandelli ha punzecchiato Insigne–Cassano–Cerci dicendo che si sarebbe aspettato più qualità. Probabile invece che il tecnico di Orzinuovi debba inventare un’altra difesa. Contro l’Uruguay dovrebbe rientrare De Sciglio, così da poter riportare Darmian a destra, dove Abate è parso in difficoltà. Come e quanto Chiellini, non brillante a Recife come a Manaus, nonostante sia tornato nella sua posizione naturale. Meglio il rientro di Buffon, incolpevole sul gol ma puntuale su un paio di botte da fuori. Il capitano analizza e rilancia: “Pensavamo d’averla preparata bene, invece abbiamo avuto qualche difficoltà e loro sono stati bravi a gestire il vantaggio. Dobbiamo guardare l’aspetto positivo: anche se avessimo pareggiato o vinto sarebbe cambiato poco. Sconfitta clamorosa? È stata clamorosa per chi crede ancora che esistano le cenerentole in un Mondiale”.
Quella del Costa Rica è comunque una favola. Pinto l’aveva detto: “Arriveremo agli ottavi”. Detto, fatto. Ma forse neanche lui aveva immaginato di poter chiudere il girone da primo (basterà non perdere, ma potrebbe accadere pur lasciando i 3 punti all’Inghilterra). “Queste squadre sono abituate a giocare con questo clima. Noi abbiamo poca intensità. A Manaus abbiamo giocato alle 18 contro un’altra europea, a ritmi più bassi. È questo il segreto”, argomenta Thiago Motta riferendosi alla Costa Rica ma scivolando su una buccia di banana perché anche l’Uruguay è una sudamericana.
E se dovesse andare a bene a Natal, anche gli incroci successivi parlano chiaro. In caso di qualificazione, è quasi certo che l’Italia finisca nella parte del tabellone dove il Brasile è chiamato a fare la voce grossa. La Colombia del viola Cuadrado è il probabile accoppiamento negli ottavi: un’altra squadra “di casa” con gamba e fiato. Più che in prospettiva qualificazione, l’Italia si è data la zappa sui piedi sul lungo periodo.
Lo speciale mondiali de ilfattoquotidiano.it