Esordio precocissimo: ha solo 21 anni, Édouard Louis. Eppure con il suo primo romanzo Il caso Eddy Bellegueule (Bompiani, traduzione di Alberto Cristofori) è riuscito a far discutere molto la Francia, e farà discutere molto anche l’Italia. Il tema è troppo spinoso per lasciare indifferenti: l’omofobia. Ma non è un’operazione a tavolino – del tipo: adesso sollevo un polverone – perché Edouard, senza difese a parte il contegno della scrittura, dà in pasto all’opinione pubblica Eddy, ovvero il ragazzino che è stato. Quello che a scuola veniva picchiato e costretto dai compagni a leccare i loro sputi («Mangia gli sputi frocio»).
Ma chi riduce questo romanzo a un gay pride letterario, sbaglia. Ancora più potente e spaventoso è il racconto della classe operaia francese, la vera protagonista, e si va ben oltre il tema dell’omosessualità. Si parla di gente omofoba come di gente razzista, tragicamente disposta al male senza consapevolezza. La colpa vera non sta in loro: sta nell’ignoranza, sta nella miseria. Eddy infatti non giudica, riporta solo un modo di pensare, a cui lui stesso per disperazione cerca di aderire. E nemmeno Edouard, lo scrittore, giudica. Basta cogliere la bellezza dei dialoghi in corsivo, frasi che uccidono e che entrano impassibili nel racconto, come se fossero l’unico discorso possibile, almeno in quel contesto.
La denuncia è più profonda, quindi più attuale e più eversiva. La Francia, come l’Italia e tutti gli altri paesi europei, è moderna e arretrata insieme, dipende da dove stai. I grandi passi che vengono fatti nelle capitali sono lontani mille miglia dalla provincia povera, dove la gente magari vota Le Pen. E in questa spaccatura entra prepotente il baratro fra le classi, che non è nemmeno conflitto. Gli ultimi sono rassegnati, se la prendono solo con chi è ancora più debole di loro. Cioè un frocio, un arabo o un handiccapato. Il politically correct è un privilegio per ricchi, quanto l’alimentazione buona che non fa ingrassare o il vino da assaggiare. Qui si viaggia a fritti davanti alla tv e l’unico modo di bere è l’alcolismo (a litri di Pastis).
«I borghesi usano il corpo in un altro modo». La grande provocazione è questa evidenza. Tanto che Eddy, quando finalmente riesce a scappare dal suo paese, dove il destino per tutti può essere solo una fabbrica, ha il sospetto di essere nato in un corpo borghese nel posto sbagliato. Un mondo, quello della sua infanzia, dove l’unica modalità di espressione è la violenza. Perché nessuno, lì, ha insegnato qualcos’altro. E l’unica cosa che si impara da soli è quella. Una violenza che equivale all’inerzia, se il riscatto è irraggiungibile. Il corpo non borghese diventa così uno strumento per lasciarsi morire (quante storie nel romanzo, su questo tema…) e basta. Il piacere e il desiderio sono appena nominati. L’amore è nominato ancora meno. La tragedia si consuma molto più in basso, dove perfino i sentimenti sono un lusso.