Paolo Scaroni approda a sorpresa alla vicepresidenza della banca di investimento Rothschild, ex consulente di Eni. Lo scrive il Financial Times, spiegando che l’ex ad del Cane a Sei Zampe porta con sé “una serie di contatti importanti nel settore energetico a livello mondiale e in Italia, motivo per cui è visto come un potente apripista per la banca”. E dire che l’8 maggio, giorno dell’ultima assemblea degli azionisti del gruppo petrolifero, il manager uscente sembrava non avere le idee chiare sul proprio futuro. “Ora mi riposo”, aveva detto ai giornalisti dopo aver incassato con soddisfazione la bocciatura, da parte dei soci, della “clausola di onorabilità” per i vertici delle aziende pubbliche. Norma che il Scaroni, fresco di condanna per i danni ambientali causati dalla centrale di Porto Tolle per via del suo precedente ruolo al vertice di Enel, puntava a dribblare per ottenere il quarto mandato da ad. Sfumata quella possibilità con la nomina di Claudio Descalzi, per il 67enne Scaroni, interdetto tra l’altro per cinque anni dai pubblici uffici, la strada appariva in salita. 

Invece “grazie agli stretti rapporti con il presidente David de Rotschild” per il manager si aprono le porte della investment bank britannica. Una mossa “insolita”, sottolinea il quotidiano economico-finanziario londinese, perché l’istituto è noto per il basso profilo e lo “scarso appetito per i grandi nomi”. E anche alla luce della condanna e del suo coinvolgimento nelle indagini sulle tangenti pagate dal gruppo in Algeria. “Non usuale”, poi, il passaggio “di un industriale nel mondo bancario”. Scaroni, sentito dal Ft, l’ha spiegato così: “L’unico modo per ringiovanire è cambiare”. Da quando assumerà l’incarico, sarà a Londra per due o tre giorni la settimana. 

Rothschild ha svolto il ruolo di consulente per Eni in diverse operazioni: dalla cessione di Italgas a Snam Rete Gas all’acquisizione dell’inglese Burren Energy. Ma Scaroni e il discendente della dinastia Rothschild hanno anche lavorato fianco a fianco nel board della banca olandese Abn Amro nell’estate del 2008, quando fu discussa la maxi operazione con Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander. Il risultato di quei mesi di lavoro fu l’acquisizione per 70 miliardi di euro dell’istituto di credito di Amsterdam da parte del consorzio. Un’operazione finita malissimo, ricorda il Ft, con il “collasso” di Rbs e Fortis. Ma “nonostante ciò, Scaroni è orgoglioso dell’accordo che ha contribuito a siglare”. 

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