Alla fine papa Francesco si è dovuto arrendere. Niente processione del Corpus Domini a piedi, alla testa della folla dei fedeli. A malincuore il pontefice è stato costretto a servirsi di una macchina per raggiungere la basilica di Santa Maria Maggiore dopo avere celebrato messa sul sagrato di San Giovanni. C’è da distinguere tra il cibo spirituale vero – ha detto durante l’omelia  – e il “pane falso che corrompe perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato”. “Il Papa ha ritenuto opportuno rinunciare al lungo itinerario a piedi fra le due basiliche – ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi – anche in vista del viaggio a Cassano, in Calabria”. 

Del viaggio in Calabria si sapeva già prima, l’improvviso forfait si spiega con una forte spossatezza del pontefice, che proprio non ce l’ha fatta. Francesco ha notoriamente una difficoltà di deambulazione, aggravata da frequenti attacchi di sciatica. In più il pontefice è soggetto a bronchiti e l’uso prolungato di medicine lo affatica. 

Ma il vero “male” di cui soffre Bergoglio è il suo rifiuto di concedersi riposo e l’ostinata volontà di lavorare a oltranza. Bergoglio è quello che in America si dice un tipo “workaholic”, un personaggio lavoro-dipendente che non riesce a staccare per ricaricare il fisico. A Buenos Aires ricordano ancora un piccolo “consiglio di guerra” dei vicari della diocesi, che al termine di un anno di lavoro intenso si misero a insistere con l’ormai ultrasettantenne cardinale Bergoglio perché si prendesse un periodo di vacanza nella residenza estiva degli arcivescovi. Bergoglio li lasciò parlare per più di mezz’ora e poi proruppe: “E adesso andate un po’ tutti al diavolo”. In termini di slang ancora più coloriti (assicura chi lo conosce in Argentina).

Ma la sua ostinazione – sostengono gli amici che ha in Curia, preoccupati del rischio di un suo logoramento fisico – non gli fa bene. I suoi predecessori avevano ognuno a suo modo una loro ricetta per ritornare in forze o almeno per mantenerle. Papa Ratzinger, con teutonica precisione, faceva ogni giorno una passeggiata di almeno tre quarti d’ora nei giardini vaticani: piovesse o splendesse il sole, Benedetto XVI in compagnia del fido segretario Gaenswein non rinunciava a fare la sua passeggiata. Wojtyla, poi, era celebre per le sue fughe dal Vaticano per rifugiarsi in Abruzzo o nella zona di Piglio (nel Lazio). Magari per sciate clandestine in compagnia del presidente della Repubblica Sandro Pertini. D’estate, poi, aveva il suo appuntamento fisso con le camminate in Val d’Aosta o nel Cadore.

Bergoglio zero di zero. L’unico alleggerimento è stato quello di decidere di cancellare le udienze generali a luglio e di sospendere nei due mesi di luglio e agosto le messe mattutine nella residenza di Santa Marta. Troppo poco. Anche perché l’apparente snellimento degli impegni pubblici si trasforma (così avvenne l’anno scorso) in un impegno aumentato dedicato allo studio dei dossier più scottanti. A parte il viaggio a Cassano Jonico e quello in Corea a metà agosto, ha sul tavolo tre grossi “fascicoli” sui quali Francesco deve concentrarsi. C’è la riforma dello Ior, che da “banca” deve essere riorganizzato profondamente e finalizzato ad aiutare gli enti religiosi caritativi nel servizio di amministrazione del patrimonio e di trasferimento del denaro per sostenere le iniziative di assistenza all’estero.

C’è la riforma della Curia, che pare ancora in alto mare. Perché non si tratta solo di accorpare eventualmente una serie di organismi, ma di mutare possibilmente il suo orientamento di fondo da “comando generale” della Chiesa cattolica (come è adesso) a strumento di servizio sia del pontefice sia degli episcopati mondiali. Obiettivo più facile a dirsi che da realizzare. 

Infine c’è l’appuntamento decisivo del Sinodo di ottobre: il parlamentino internazionale di vescovi chiamato a esaminare e discutere tutto l’insieme delle questioni familiari e interpersonali. Dalla comunione ai divorziati risposati ai legami omosessuali, dalle coppie di fatto ai contraccettivi, dall’aborto allo scioglimento dei matrimoni. Un evento che suscita enormi aspettative nella massa dei fedeli, che sta già dividendo profondamente la gerarchia ecclesiastica riguardo alle soluzioni pastorali da dare e che richiederà da papa Francesco una fatica non lieve nella guida dell’assemblea. 

Perciò è imperativo che ascolti davvero i consigli di medici e amici, che lo spingono a riposarsi.

Il Fatto Quotidiano, 20 Giugno 2014

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