Aldo Grasso spara sulla croce rossa paragonando il cronista della tv pubblica al dotto Buffa di Sky per evidenziarne l'inadeguatezza di certe uscite. Eppure il mastrolindo di Saxa Rubra è uno dei meno peggio dell'incartapecorito Viale Mazzini
Rieccola, l’Italia che soffre e perde. Dopo la partita d’esordio contro gli inglesi, ci eravamo illusi di poter superare il primo turno in scioltezza, senza troppi patemi. E invece basta una Costa Rica qualsiasi per farci ripiombare nell’incubo di una nazionale molle e senza idee. Magari la colpa è tutta della mancata toccatina al fondoschiena di Paolo Bonolis, così fortemente auspicata da Marco Mazzocchi a Notti Mondiali, tra l’imbarazzo generale, giusto un paio di giorni fa. Il giornalista Rai aveva chiesto al collega imbalsamato Eugenio De Paoli di compiere il rito apotropaico, come un concorrente qualsiasi di Avanti un altro in procinto di pescare il “piticozzo”. Apriti cielo: da più parti è arrivata la scomunica come se Mazzocchi, che in effetti ogni tanto si lascia prendere dall’entusiasmo e, come dicono a Oxford, “la fa fuori dal vaso”, avesse disonorato il servizio pubblico, la Rai e tutto il cucuzzaro con il suo infelice ma innocuo siparietto.
Il carico da 11 arriva stamattina da Aldo Grasso, giudice supremo della televisione italiana, che crudelmente paragona Marco Mazzocchi a Federico Buffa di Sky, chiedendosi, a fine articolo, chi dei due faccia più servizio pubblico. Il professor Grasso, come ha già dimostrato nel corso della sua interminabile carriera, ama sparare sulla Croce Rossa e se la prende con un giornalista dignitosissimo che, nel deserto di idee chiamato RaiSport, tenta almeno di dare un po’ di freschezza al racconto sportivo in tv. Paragonare Mazzocchi a Buffa è come paragonare Gattuso a Del Piero. Confronto impossibile, ovviamente, ma non si può essere tutti fantasisti. Serve qualcuno che recuperi palloni, che morda i talloni all’avversario proprio per permettere ai fuoriclasse di mostrare tutto il loro talento.
Ecco, Marco Mazzocchi, non esente da scivoloni ed eccessi di entusiasmo, è un incontrista, un utilissimo mediano. Uomo-macchina più che soddisfacente, quando coordina dietro le quinte dà il meglio di sé. E poi sembra uno degli ultimi giornalisti Rai affezionati alla causa della televisione pubblica. È aziendalista e, cosa non trascurabile dalle parti di Saxa Rubra, è uno dei pochissimi under 50 della compagnia e paragonato a gente come De Paoli, Varriale o Bartoletti, sembra un gigante di freschezza televisiva. Beati monoculi in terra caecorum.
In Rai i tempi sono quelli che sono, ed è inutile fare troppo gli schizzinosi. E paragonare la nostra tv pubblica, imbrigliata in faide interne tra clan rivali (anche e soprattutto a RaiSport) e nel bel mezzo di una crisi finanziaria di dimensioni notevoli, al colosso Sky, è impietoso ma anche ingiusto. Marco Mazzocchi non sarà fantasioso e colto come Federico Buffa, ma una tv fatta solo di numeri 10 sarebbe impensabile, oltre che indigesta. Certo, l’occhialuto Mastro Lindo dello sport Rai funziona meglio dietro le quinte che in onda, e questa è cosa nota, ma i problemi della nostra tv pubblica sono così numerosi e preoccupanti, che prendersela con lui sembra un po’ vigliacco. “Una vita da mediano, a recuperar palloni”, cantava Ligabue pensando a Oriali. Ecco, anche se Marco Mazzocchi più di un pallone lo perde o lo spreca, almeno ci prova. E di questi tempi non è poco.