Gli scandali Mose ed Expo fanno parlare anche troppo di se stessi. Soprattutto perché si ha fretta di ricorrere alla presunzione di innocenza, subito, e senza preoccuparsi di quanti danni questi lestofanti abbiano commesso. I provvedimenti cautelari adottati dai magistrati sono presunzione di colpevolezza, altro che. E non ci si dica che siamo giustizialisti. Siamo persone per bene, col diritto di parlare e giudicare. Perché in quelle situazioni tantissimi italiani onesti non si troveranno mai.
Auguri di cuore ad un italiano per bene, Raffaele Cantone, che avrà sempre il sostegno di Aira, cosi come i politici di ogni colore e gli uomini di buona volontà che si prodigheranno per rendere questo nostro martoriato Paese più vivibile. Perché quando è troppo, è troppo. Ma la cuccagna è finita. Evasori e mazzettari, delinquenti e mafiosi, corrotti e corruttori. Le nostre forze dell’ordine ne scoprono ogni giorno, senza sconti a nessuno. E chi fa quello che hanno fatto i “congiurati” del Mose e dell’Expo, come ha detto bene Cantone, è mafioso, anche se colletto bianco come sembrerebbero, allo stato attuale delle indagini, i coinvolti.
Una giustizia moderna “deve” riuscire ad assicurare al tempo stesso le garanzie del diritto, i processi brevi e le pene certe ed esemplari. Ed una classe politica degna di un Paese civile deve riuscire a raggiungere questo obiettivo, con i fatti e non con gli slogan, le grida e gli insulti. Siamo tutti buoni a dire ciò che non va, ma è certo più difficile proporre e
costruire, laddove il potere – ad ogni livello – droga chi lo possiede.
Non si può allo stesso tempo condannare la mafia ed utilizzare metodi propri delle associazioni a delinquere per gestire soldi dello Stato e dei cittadini. E deve passare l’idea, oggi come non mai, che chi pensa di essere furbo non può dormire sonni tranquilli. Continuiamo cosi. Fidiamoci di più delle istituzioni di questo paese. Il disfattismo ed i luoghi comuni, anche
se a volta giustificabili in base al disgusto che certi nostri connazionali più o meno illustri ci fanno provare, non ci porteranno i frutti che invece la concretezza e coerenza delle idee e dei comportamenti senz’altro garantiscono anche in questi periodi cosi foschi. In ogni caso, è vero – come ha detto il Presidente del Consiglio – che non si legifera sull’onda dell’emergenza. Ma lavorare per migliorare l’apparato già esistente è relativamente semplice, perché non siamo poi così indietro. E’ priorità assoluta nel bagaglio delle riforme.