Milano–Svizzera, sola andata. E’ la rotta del No border train, un convoglio di migranti e attivisti che il 21 giugno lancia una sfida all’Europa: permettere ai profughi arrivati in Italia di spostarsi oltre i confini della “fortezza Europa“. Senza mettersi nelle mani dei trafficanti che per un prezzo che si aggira attorno ai 9.500 euro per famiglia (questa la tariffa media dei passeur attorno alla stazione di Milano) compiono la stessa tratta. Contraddizioni dell’Europa: impedire i movimenti dei profughi alimenta un racket con cui si arricchiscono le organizzazioni criminali, sottolineano gli organizzatori di No border train. A promuovere l’iniziativa è il Progetto Melting Pot Europa, un gruppo di comunicazione che dal 1996 racconta la migrazione e l’asilo in Italia.
Il Progetto è stato tra i promotori della Carta di Lampedusa, un documento con cui le associazioni che si occupano di accoglienza hanno riscritto dal basso i diritti dei migranti. Per affermare come l’Europa dovrebbe comportarsi con i migranti. Tra i migranti che partiranno da Milano, anche un gruppo di rifugiati dell’Africa subsahariana che viene dal Veneto: vogliono spostarsi dall’Italia, ma la Convenzione di Dublino impone che sia il nostro Paese, il primo dell’Unione in cui sono arrivati, sia quello che li accoglie. Passare dalla Svizzera ha un valore particolare: “È un confine europeo ma che non fa parte dell’Unione – spiega Nicola Grigion, del Progetto Melting Pot – dove i respingimenti sono stati più numerosi. In più, a febbraio c’è stato un referendum per limitare gli ingressi non solo dei rifugiati e dei richiedenti asilo ma anche dei frontalieri, in particolare italiani. Tra attivisti e migranti in questo caso non ci sono differenze”.
Lo scopo dell’iniziativa, per gli organizzatori, è anche dare corpo alle parole scritte nella Carta di Lampedusa. “Abbiamo descritto i confini dell’Europa come dei muri. In realtà la situazione è più complessa: se paghi un trafficante 2 mila euro passi senza problemi. Noi rifiutiamo questa logica e lo facciamo alla luce del sole: il treno serve anche ad affermare questo”, aggiunge Grigion. Milano è diventata una seconda Lampedusa, una città di transito per raggiungere altre mete. Dall’ottobre 2013, mese in cui è iniziata l'”emergenza siriani“, ad oggi sono passate circa 10 mila persone dal capoluogo lombardo, di cui almeno 3 mila erano minori. Secondo i dati dell’Assessorato alle Politiche sociali, per ora lo Stato, attraverso una convenzione stipulata tra Prefettura e Comune di Milano, ha speso per l’accoglienza circa 2,5 milioni di euro. Finora solo 40 sono state le richieste d’asilo politico arrivate a Milano. Gli altri sono solo transitati, senza lasciare traccia. Il 26 e 27 giugno a Bruxelles il Consiglio europeo si riunisce anche per parlare di frontiere interne e di operazioni per la sicurezza dei confini. Negli stessi giorni nella capitale belga arriverà la “Marcia dei rifugiati” (di cui il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale), una manifestazione di protesta organizzata dalla Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e Migranti che chiede la modifica del sistema d’asilo politico in Europa. Le stesse richieste del No border train.