C’è chi deve credere e chi deve continuare a indagare. E dalle pieghe dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio emergono nuovi particolari. Oltre al test del Dna (una sola possibilità di errore su molti miliardi), oltre la testimonianza del fratellino e le tracce di polveri di calce, l’analisi dei tabulati telefonici di Massimo Giuseppe Bossetti mostra che l’indagato, che vive a Mapello e lavora in zona, era intorno alla palestra di Brembate Sopra almeno tre volte nei giorni precedenti la scomparsa della ginnasta. Un particolare, che si aggiunge agli indizi che hanno convinto il gip Vincenza Maccora a emettere la custodia cautelare in carcere, e che sembra suffragare l’idea degli investigatori che il muratore avesse in qualche modo “puntato” la vittima.
Bossetti al gip: “Andai da mia madre e chiese se conosceva Guerinoni”. Ma non solo, come scrive il Corriere della Sera, c’è una ammissione molto particolare di Bossetti al giudice per le indagini preliminari: “Quando venne fuori la storia che l’assassino era il figlio illegittimo di Guerinoni (l’autista di Gorno che per gli inquirenti è il padre, ndr) andai da mia madre Ester e gli chiesi se lo conosceva“. Perché lo chiese? Voleva escludere di essere già nel mirino dei carabinieri e polizia? E perché Ester Arzuffi, che nega di aver avuto una relazione con Guerinoni, non ha raccontato di questa strana richiesta del figlio?
La moglie: “Ho il dovere di credergli. È un uomo di una bontà infinita”. Mentre le indagini proseguono c’è chi come Sera Marita Comi, la moglie di Bossetti, non può neanche immaginare che il marito sia il killer di Yara: “In questo momento mi interessano loro, e nient’altro, i miei figli devono stare fuori da tutto questo” dice al Corriere e al Secolo XIX. “Ci provo, ci proverò sempre non mi importa come la pensano gli altri. Io ho il dovere di credergli. È un uomo di una bontà infinita incapace di litigare persino quando ha ragione. Mio marito ha dato le risposte che doveva ed è stato chiarissimo su tutto. Non ci possono essere dubbi sulle sue affermazioni. Ha chiarito tutto e quel che non ha detto non poteva dirlo, perché della morte di Yara lui non sa nulla”.
I Ris: “Nessun falso negativo, nessun profilo incerto”. Nessun falso negativo, nessun profilo biologico incerto, i Ris di Parma non hanno alcun dubbio sulla corrispondenza tra il Dna di ‘Ignoto 1’ e quello di Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. Nella relazione consegnata dai carabinieri, chiamati dopo il ritrovamento della vittima ad analizzare i suoi indumenti, si spiega come sugli slip e sui legging ci sia una traccia ematica che ha consentito di estrapolare un “profilo genotipico maschile” classificato come quello di ‘Ignoto 1’.
L’importanza investigativa è data “soprattutto perché è stato isolato in un’area attigua ad uno dei margini recisi dell’indumento. Non è illogico supporre che tale evidenza possa essere contestualizzata all’aggressione subita dalla ragazza”. La coltellata che trancia di netto entrambi gli indumenti, e con cui probabilmente si ferisce il presunto assassino, porta a escludere che si tratti di “un fugace maneggiamento degli indumenti, apparendo di contro analiticamente confortata l’evidenza che a produrre le tracce sia stato un fluido abbondantemente cellularizzato e non compatibile con altre sostanze organiche notoriamente poco ricche di Dna (sudore, urina, lacrime, touch evidence). Nella relazione si legge ancora come “appare irragionevole pensare di associare ad un eventuale falso negativo su un test diagnostico un profilo genotipico straordinariamente di ottima qualità come è quello relativo al suddetto campione”.