A più di una settimana dall'annuncio di Renzi, infatti, del maxi-decreto che attribuisce nuovi poteri non c'è ancora traccia. Si tratterà, probbilmente, di una misura ad hoc per Expo e non generalizzabile. Potere di valutazione, varianti in corso d'opera, segnalazione: i punti su cui solo con l'applicazione si dimostrerà l'efficacia
“Il decreto legge non è stato ancora pubblicato, non credo che ci sia il testo definitivo, penso che verrà presentato tra oggi e domani”. Lo aveva annunciato il presidente dell’Autorità anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone giovedì scorso. Cauto ma fiducioso, come sempre. Eppure destinato ad essere smentito ancora una volta. A più di una settimana dalla conferenza stampa di Renzi, infatti, del maxi decreto che attribuisce nuovi poteri all’Anticorruzione non c’è ancora traccia.
Quelli che iniziano a circolare sono invece i dubbi sull’efficacia delle misure previste. Ed è lo stesso presidente dell’anticorruzione, Cantone, a mettere le mani avanti. Giovedì, durante l’audizione in commissione ambiente alla Camera, Cantone ha affrontato il nodo dei poteri di commissariamento. Secondo il maxi decreto l’Anac potrà proporre il commissariamento delle imprese impegnate nei lavori di Expo e incappate in indagini della magistratura. I poteri di commissariamento rientreranno in un intervento “straordinario”, una misura tampone varata apposta per l’emergenza. Eppure Renzi non aveva detto questo in conferenza stampa. “In caso di vicenda oscura l’Anac ha il potere di segnalare questa vicenda e proporre un commissariamento ad hoc di quella parte dell’azienda che svolge il lavoro ‘contestato’”, aveva annunciato il premier. Renzi aveva parlato di “Expo ma anche di Mose” e di norma “molto importante”. In realtà la misura, per quanto giudicata “assolutamente innovativa” dallo stesso Cantone, non toccherà affatto la vicenda Mose né le altre grandi opere. Si limiterà a risolvere l’impasse di Expo Spa che, per voce del commissario unico Giuseppe Sala, ha sempre dichiarato di avere le mani legate contro le imprese coinvolte nell’inchiesta sulla “cupola” degli appalti.
“Abbiamo le scatole piene dei protocolli di legalità che non servono a nulla” ha detto Cantone. “La legge Severino prevede espressamente che le stazioni appaltanti possono inserire nei contratti i patti di integrità” e che in virtù di questi patti si può prevedere la risoluzione del contratto per chi si è aggiudicato l’appalto pagando una tangente. “Se questo meccanismo fosse stato adottato” ha continuato Cantone “ad oggi non avrebbe richiesto un intervento del governo e una norma straordinaria per il commissariamento”. Una misura la cui efficacia resta comunque tutta da dimostrare. “Bisognerà capire come funziona – ha spiegato Cantone – mi chiedo che cosa accadrà se, nel momento in cui commissariamo l’azienda, le banche faranno venire meno i finanziamenti”. E ancora: “di fatto il potere di valutazione è affidato al prefetto quindi verificheremo”. E se il prefetto decidesse di non commissariare? Sarebbe un bel cortocircuito. Bando ai facili entusiasmi, dunque, anche per il presidente dell’Anac che della misura è in parte l’ideatore e la ritiene comunque una scelta “intelligente”.
In audizione Cantone ha parlato dei poteri ordinari attribuiti dal maxi decreto alla sua Autorità. “Il governo ha rafforzato i poteri a regime dell’Anac, ma su questo punto ha rinviato all’organizzazione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp)” ha sintetizzato. L’anticorruzione fagociterà i poteri della più grande autorità di vigilanza, ma per farlo occorrerà del tempo. Al momento il compito di Cantone sarà quello di studiare un piano di fusione che tenga conto anche della riduzione complessiva dell’organico dell’Autorità di vigilanza, che conta al momento più di 300 dipendenti. Dovrà farlo entro fine anno, così l’Anac potrà acquisire la banca dati e i poteri dell’Autorità soppressa. Un passaggio positivo, secondo Cantone, ma su cui c’è ancora molto da lavorare. E per i poteri bisognerà aspettare. Non è finita, perché Cantone ha messo le mani avanti anche sugli altri punti. Il capo dell’Anticorruzione ha definito “molto significativi” i poteri di controllo affidati alla sua autorità su Expo ma ha precisato: “ovviamente si tratta di capire come questi poteri potranno essere calati nella pratica”. Persino il controllo sulle varianti in corso d’opera, elencato tra le novità portate dal decreto, secondo il presidente Anac potrebbe presentare dei problemi. “Nel decreto del governo c’è una norma che potrebbe essere significativa o formalistica” ha spiegato. Per Cantone la raccolta delle segnalazioni potrebbe diventare un’impresa impossibile. “Nel brevissimo periodo questa norma potrà avere effetti deterrenti ma nel lungo periodo, se i numeri restano questi, questo adempimento rischia di diventare solo formalistico” ha aggiunto. Gli archivi dell’Anac potebbero riempirsi di un numero tale di segnalazioni che nessuno riuscirebbe più a vagliarle veramente. Lasciando campo libero, di nuovo, agli illeciti.