E qui cascano le regole: il Biscione sarebbe fuori per un triennio (o per sempre) e il doppio monopolio sarebbe smantellato. Il mediatore che consola i presidenti assetati di denaro si chiama Infront. Il capo italiano è Marco Bogarelli , che la scena e non i retroscena fanno pensare che sia sensibile al dramma che potrebbe capitare a Mediaset (in passato è stato anche consigliere di Milan Channel, tanto per citare un incrocio economico e sentimentale). Infront governa anche la parte commerciale, sempre più incisiva nei bilanci, di Milan, Inter, Lazio, Genoa, Palermo, Sampdoria, Cagliari, Udinese, Inter.
Quando i protagonisti di questo pasticcio calcistico-televisivo hanno fatto trapelare le cifre che contenevano quelle leggendarie buste, subito s’è capito che i Murdoch hanno cercato di annientare Mediaset (per vendicarsi dei diritti per la Champions League persi) e la famiglia Berlusconi s’è spinta oltre con una proposta da 350 milioni di euro per il satellite, di 5 inferiore a quella di Sky. Conosciuti i risultati effettivi ma non vidimati, s’è scatenata la battaglia. E sono volate – anche senza ragione – le ipotesi.
C’è chi sostiene che la Lega possa attribuire il digitale a Sky e il satellite a Mediaset (arrivata seconda) perché i Murdoch hanno puntato su entrambi i pacchetti. E c’è chi, addirittura, sostiene che Mediaset possa sommare al pacchetto A (satellite) anche il pacchetto (sfigato) C, che contiene le partite meno importanti e le squadre meno seguite. Ma c’è il sospetto che la confusione sia provocata ad arte per far saltare il banco e rifare il bando con criteri precisi: a Sky deve andare il satellite, a Mediaset non va toccato il digitale. Per provocare la Lega e la stessa Infront, il gruppo Murdoch ha annunciato un accordo con Telecom per la gestione di 5 canali proprio sul digitale terrestre, da ottobre, per essere pronti entro l’autunno 2015.
Leggi, statuti, pareri d’Autorità, ci sono un miscuglio di norme e commi che rendono nebulosa l’asta organizzata dalla Lega Calcio attraverso Infront. Senza essere populisti, una domanda è legittima: quando andranno a risolvere questo pastrocchio, penseranno anche agli abbonati che devono, per diritto (non televisivo), poter scegliere cosa vedere e quanto pagare in un mercato che rispetti la concorrenza?
Il Fatto Quotidiano, 22 Giugno 2014