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Diritti tv Serie A: tra Sky e Mediaset accuse e veleni. E in Lega si aprono le buste

Dopo lo 'scippo' del triennio 2015-2018 della Champions League, Ruperth Murdoch ha provato a inserirsi sul digitale terrestre, provocando la reazione scomposta del Biscione, che si appella alla legge Melandri. Il rischio è l'annullamento del bando di gara

Una partita da un miliardo di euro. Ma chi vince guadagnerà molto di più. Un posta in palio altissima, che ha trasformato in guerra aperta e senza esclusione di colpi (anche sotto la cintola) la sfida tra Sky e Mediaset per accaparrarsi i diritti tv della Serie A per il triennio 2015-2018. Una guerra che ha superato i confini dei bandi di gara ed è diventata anche mediatica. Nel senso letterale del termine. Giovedì, prima di Italia-Costa Rica la testimonianza plastica: “La gara deve avere regole certe e date” l’affondo di Ilaria D’Amico nel pre partita Sky. “Le regole non possono essere evocate per gli altri e disattese in proprio”, la risposta di Mediaset durante un programma sui Mondiali condotto da Mino Taveri. Uno scontro a tutto campo. Chi dovrà decidere il vincitore (lunedì 23 in un’assemblea che si preannuncia agitata) è la Lega calcio, giudice terzo ma interessato, perché la torta dei diritti andrà dritta nelle sue casse e, di conseguenza, in quelle delle società che con quei soldi finanzieranno il calciomercato. Per molti, tuttavia, l’arbitro è sospettato di poca parzialità a causa del pedigree del suo advisor Infront. Che è guidato da Marco Bogarelli, i cui affari e uomini di fiducia hanno più volte incrociato la propria strada con Mediaset (Bogarelli stesso, è stato, tra l’altro, consigliere di Milan Channel) e che controlla anche il sempre più importante lato commerciale di otto squadre di A, tra le quali gli stessi rossoneri e l’Inter. Un sospetto, per carità. I fatti, invece, sono certi. A partire dalla portata dell’affare.

Il bando più ricco di sempre e i sospetti su chi sceglierà il vincitore
Quello per i diritti della Serie A 2015-2018, infatti, rappresenta il bando più ricco di sempre per il calcio italiano, con un totale di 13 offerte presentate che porterebbero circa 1,1 miliardi di euro nelle tasche dei diciotto club. La guerra di oggi, però, ha un precedente non di poco conto. Durante lo scorso inverno, infatti, con un’offerta monstre di 700 milioni di euro Mediaset ha strappato la Champions League al gigante di Rupert Murdoch. Tutto è partito da qui. Lo squalo di Sky ha voluto rifarsi mettendo sul piatto una cifra altissima per i diritti della Serie A sul digitale terrestre, ‘invadendo’ così il campo del Biscione, che ha reagito con un colpo di coda. Tradotto: Sky ha offerto di più, Mediaset (la cui offerta era inferiore) ha cercato di rimediare alla sconfitta certa, con metodi che – lo si legge nelle parole di Ilaria D’Amico – Sky ha valutato poco trasparenti. Non solo. Sky prima di sferrare il colpo ha preparato il campo come meglio non poteva. Grazie a un accordo con Telecom Italia, dopo anni di voci circa una possibile collaborazione, infatti, il gruppo di Murdoch ha affittato cinque canali sul digitale terrestre. Un piano d’appoggio per sbarcare in un territorio da sempre controllato da Mediaset per quanto riguarda il calcio italiano.

Le cifre della guerra: Sky fa la parte del leone
La mossa è chiara e fa il paio con le offerte arrivate sul tavolo della Lega dagli uffici di Sky. Oltre ai 355 milioni (tutte le cifre non sono confermate) messi sul piatto per la trasmissione dei match in esclusiva sul satellite, gli uomini di Murdoch hanno fatto irruzione sul dtt con un’offerta da 420 milioni per avere tutti i match delle otto squadre più importanti della Serie A. A Sky andrebbe anche il pacchetto C (interviste esclusive e immagini speciali per 248 partite), mentre Mediaset sarebbe in vantaggio sul pacchetto D con un’offerta da 301 milioni, la meno ‘ricca’ perché garantirebbe la trasmissione delle 132 partite restanti, quelle delle squadre con minor bacino di tifosi. Secondo indiscrezioni circolate negli scorsi giorni, l’offerta arrivata da Cologno per il pacchetto D sarebbe tuttavia vincolata all’acquisto anche dei pacchetti A e B, una norma non prevista però dal bando.

La reazione di Mediaset: strategia e motivazioni 
Il nocciolo della vicenda è che, dicono i rumors, Mediaset starebbe tentando di alzare la tensione perché non può permettersi di perdersi l’esclusiva sul digitale terrestre delle ‘grandi sorelle’ del calcio italiano, per due motivi. In primis, dopo la spesa di circa 700 milioni di euro per l’esclusiva della Champions League 2015-18, non possedere i diritti per le dirette delle grandi del campionato farebbe perdere appeal alla già ventilata ipotesi di accordo con broadcaster internazionali (arabi in primis) per la trasmissione di tutto il calcio che conta. E al di là di altri players e newco, le partite delle big di Serie A restano il traino necessario per attrarre il grosso degli appassionati sui propri canali. Per questo il Biscione continua a ventilare l’ipotesi secondo cui Sky per la violazione del ‘single buyer rule’, cioè l’impossibilità prevista dalla legge Melandri per un solo operatore di acquisire in esclusiva tutti i pacchetti relativi alle dirette. Una mossa dalla quale il competitor si è sganciato in punta di diritto non presentando alcuna offerta per il pacchetto E, che metteva all’asta la trasmissioni di 3 partite a giornata su piattaforme internet e di telefonia mobile, un mercato che in Italia non ha mai sfondato, e in ogni caso una mossa strategica per evitare la violazione della ‘single buyer rule’. Da qui la presa di posizione piccata di Sky, che accusa apertamente il sistema Italia di cambiare le regole in corsa. Secondo quanto ricostruito da La Repubblica, inoltre, la polemica sarebbe addirittura finita a Palazzo Chigi, con l’ad dell’emittente di Murdoch, Andrea Zappia, che durante un incontro con il presidente del consiglio Matteo Renzi avrebbe ricordato l’insofferenza delle multinazionali al cambio delle regole mentre il match è già in corso. Un ‘pressing’ smentito nel pomeriggio non dall’azienda ma dall’Ansa che cita “fonti ben informate”.

La Lega, Infront e il rischio annullamento
Al netto di ogni polemica, la matassa dovrà essere sbrogliata dalla Lega nell’assemblea per l’analisi del dossier sui diritti tv che si terrà lunedì 23: aprire le buste e assegnare i diritti rischiando una contestazione da parte di Mediaset o riscrivere il bando facendo infuriare Sky? Tutti vogliono evitare scontri aperti che finirebbero per innescare battaglie legali. Uno scenario che terrorizza Mediaset quanto Sky, nonché i club che con il miliardo in entrata si garantirebbero un tesoretto spendibile sull’imminente calciomercato. E anche Infront, che in questa partita gioca un ruolo delicatissimo. Se la partita dovesse chiudersi senza intoppi, infatti, porterebbe vantaggi a Infront che avrebbe piazzato i diritti a un prezzo di molto maggiore rispetto al minimo garantito alla Lega, assicurandosi automaticamente il rinnovo del contratto come advisor fino al 2021. Mentre l’eventualità che Mediaset si ritiri anche dal pacchetto D, stando ai rumors riguardanti le offerte giunte, dovrebbe portare alla riassegnazione del pacchetto e rischierebbe di far precipitare il totale al di sotto del minimo garantito, con Infront costretta a porre rimedio di tasca propria. Sullo sfondo, neanche a dirlo, c’è una prospettiva (o un rischio) che avanza sempre più: l’annullamento. Con cui perderebbero tutti i protagonisti di questo affare all’italiana, almeno in termini di credibilità.