Il giornalista torna a dirigere l'associazione dopo essere stato sfiduciato ad aprile a seguito di una rissa avvenuta nel locale. Ha portato a casa 354 preferenze, contro le 191 totalizzate dalla lista di Vincenzo Corigliano, che lo aveva sostituito
L’Arcigay di Bologna torna sotto la guida di Vincenzo Branà, che domenica 22 giugno è stato riconfermato presidente dall’associazione, ottenendo una larghissima maggioranza. Si chiude così una stagione difficile, per uno dei circoli più importanti d’Italia e da sempre punto di riferimento per le battaglie per i diritti lgbt. Al voto, infatti, si è arrivati dopo una primavera di tensioni, segnata dalle polemiche per un brutto caso di cronaca, e dagli scontri interni esplosi dopo l’improvvisa sfiducia di Branà e la sua sostituzione con Vincenzo Corigliano, l’altro candidato alla presidenza. Un congresso affollato quello di domenica, come mai nella storia dell’associazione bolognese.
Nonostante la giornata di sole e la tentazione di fuga vero il mare, al Cassero, la sede storica dell’Arcigay, si sono presentati oltre 500 iscritti. Una partecipazione che ha premiato il presidente sfiduciato. La lista di Branà, chiamata Buon vento, ha portato a casa 354 preferenze, contro le 191 totalizzate invece dalla lista di Corigliano, Cassero insieme. In percentuale significa 64% contro 36%. Parecchi punti di distanza, quindi. “Abbiamo attraversato una stagione molto tesa – è il primo commento di Branà – ma quello di domenica è stato uno straordinario esercizio di democrazia, e non una resa dei conti interna. Non ci sono mai stati congressi così partecipati, e raramente si sono presentate due mozioni diverse. Prima di oggi infatti vigeva una consuetudine, per cui si arrivava a una sintesi, una sorta di intesa volontaria e consapevole, prima del voto. Ora invece le differenze si sono esposte pubblicamente. Ma chi vince ha il dovere di farsi carico anche della minoranza, altrimenti si annulla il pluralismo”. Di sicuro “il congresso ha restituito al Cassero un ruolo di rappresentanza, che da tempo si era un po’ sbiadito”.
Giornalista, 37 anni, Branà è al suo secondo mandato: la prima elezione alla guida dell’Arcigay bolognese è del 2012. Il suo lavoro nell’associazione però si interrompe nell’aprile scorso. Dopo una rissa nel locale, finita con un ragazzo in ospedale massacrato di botte e 10 giorni di sospensione delle attività serali imposte dal questore, il consiglio decide per la rimozione di Branà. Al suo posto va Vincenzo Corigliano, ma la scelta spacca in due il direttivo. Tanto che, pochi giorni dopo, la metà si dimette solidarizzando con Branà e obbligando così gli associati a tornare a votare. Ora il circolo bolognese, con un nuovo presidente e un nuovo direttivo, tenterà quindi di voltare pagina. Soprattutto alla luce delle sfide previste per l’autunno, quando dovrebbe cominciare la discussione sulle nuove unioni civili. Terreno su cui già si attendono battaglie, in particolare per quanto riguarda la questione relativa alle adozioni. Perché “il diritto a essere genitori deve essere tout court e non soggetto a mediazioni. Mettere uno sbarramento a questo diritto è una regressione culturale”.