Oltre il 10% del Pil italiano costituito da attività illegali? “Stime che vanno ridimensionate”. La percentuale è molto inferiore: al massimo qualche punto di prodotto interno lordo. La doccia fredda arriva dagli esperti di statistica della Banca d’Italia. Che, dopo la diffusione di dati decisamente ottimistici sull’impatto che il nuovo sistema di contabilità pubblica Esa 2010 avrà sui conti di tutti i Paesi europei, Italia in testa, ora precisano e sgombrano il campo da aspettative sproporzionate. In particolare quelle relative alle conseguenze dell’inserimento, nelle transazioni censite dall’Istat, di attività illegali come l’acquisto, la vendita e lo scambio di droghe o di beni rubati, il contrabbando e la prostituzione. Nella ridda di calcoli e stime era finito anche uno studio pubblicato nella collana Temi di discussione di Via Nazionale. Studio che si spingeva a stimare in più del 10% il peso dell’economia criminale sul prodotto interno italiano.
Ora però è il momento del dietrofront. Droga e prostituzione non rilanceranno la crescita a livelli da Paesi emergenti. Quella previsione, infatti, era “solo un’ipotesi” all’interno di un lavoro scientifico che prendeva in considerazione l’uso del contante mettendolo in relazione con le economie delle diverse province e gli indicatori di evasione e criminalità. Ma quell’approccio, hanno chiarito i tecnici di Palazzo Koch, secondo i nuovi standard Eurostat non può essere utilizzato per la redazione dei conti nazionali. Perché le attività illegali prese in considerazione saranno solo quelle frutto di ‘consenso’ tra le parti: niente rapine né attività criminali, dunque. Risultato: “Sicuramente l’impatto sarà molto più contenuto”.
L’inclusione avrà un effetto modesto pure sulla bilancia dei pagamenti redatta dalla Banca d’Italia , il cui metodo di compilazione è anch’esso oggetto di revisione. Il traffico di droga avrà un impatto contenuto sulla compravendita di merci, così come il contrabbando di sigarette, mentre la prostituzione avrà un effetto nullo. Se per alcuni Paesi sono previste importanti variazioni nella ‘fotografia’ dei conti nazionali, per l’Italia gli aggiustamenti si preannunciano limitati: l’impatto sui dati di conto corrente sarà al massimo del -0,2%, mentre quello sulle esportazioni in percentuale sul Pil dovrebbe essere intorno al +0,5 per cento.
Lo stesso direttore Istat della contabilità nazionale, Gian Paolo Oneto, ha fatto sapere che l’inserimento delle attività illegali nel Prodotto interno lordo ha mostrato negli altri Paesi, ”stando ai dati finora visti, un impatto vicino o appena sotto l’1%”. Quanto all’effetto sul rapporto deficit-Pil, un parametro cruciale per Bruxelles, “se il livello del Pil viene un po’ rivalutato, ci sarà anche un po’ di effetto sul rapporto deficit-Pil, ma si tratterebbe di un effetto molto piccolo, per definizione, perché il nominatore è molto piccolo rispetto al denominatore”. Per i dettagli occorrerà aspettare la prima diffusione ufficiale dei dati nella nuova versione, in programma per il 3 ottobre.