Ei fu siccome Immobile. E non ce ne voglia Ciro. Caldo, fa caldo per tutti. Stanchi, si è stanchi tutti. Dormono, dormono tutti. Ma in campo solo noi, con tanto di pigiama azzurro.
Sperando in una doccia gelata – ma non è servita sono ancora in coma – per dirla alla Vasco, in una strigliata di Jonas Kaufmann e in una sveglia con sistema audio Dolby Surround contro l’Uruguay, per ora accontentiamoci dell’Italia che corre fuori dal rettangolo di gioco.
La loro startup Beast Technologies nata nel 2013 ha conquistato la FIGC, si tratta di un’app in grado di rivoluzionare l’allenamento in ambito sportivo partendo dall’interpretazione scientifica dei dati, che tramite un sensore vengono raccolti e inviati in tempo reale su tablet e smartphone via bluetooth.
La Federcalcio insieme a PoliHub, l’incubatore del Politecnico gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano, ha scommesso sull’idea dei tre giovani e ha deciso di utilizzare Beast Technologies cominciando proprio dagli Azzurri in occasione dei Mondiali in Brasile.
Facile da usare, l’app è basata su un algoritmo che riconosce i movimenti dell’atleta grazie a un magnete, di 30 grammi circa, che si applica sui pesi o sul corpo dello sportivo e ne misura i progressi. Permettendo così di valutare le condizioni fisiche e lo stato di affaticamento, in questo caso del calciatore, per prevenire eventuali infortuni, tutto in real time.
“Siamo particolarmente lieti – ha dichiarato il vicepresidente della FIGC Demetrio Albertini prima dell’inizio dell’avventura azzurra – di aver rafforzato la nostra sinergia con il mondo dell’università attraverso questa collaborazione con il Politecnico di Milano, e aver fornito il nostro contributo di esperienze per l’implementazione di uno strumento innovativo realizzato da giovani ingegneri aerospaziali italiani, che riteniamo sarà molto utile nella fase di preparazione che la Nazionale italiana di calcio sosterrà in vista della prossima Coppa del Mondo FIFA”. Fino ad ora Beast Technologies, utile non lo è stato, almeno visti i risultati, e di certo non per colpa di tre giovani ingegneri ma di undici calciatori masochisti guidati da un ct, forse, troppo prudente.
“In quanto la filosofia della società – afferma Ernst Vittorio Haendler, CEO di Beast Technologies – è quella di rendere il prodotto accessibile a tutti coloro che indipendentemente dal livello amano lo sport e il benessere, è partita su Indiegogo la campagna di crowdfunding per il sensore Beast“. Dal 20 maggio ad oggi sono stati raccolti 18,186 dollari, con l’obiettivo fissato a 60 mila entro il 4 luglio.
Per ora un’Italia che corre c’è. Ed è quella delle idee. Mentre in campo ancora non si è vista. Ecco perchè domani contro l’Uruguay, anche se basta un pareggio, ci vorrà un’Italia spericolata. Di quelle che non si sa mai. Per dirla alla Vasco.