Il senatore ha attraversato tre partiti negli ultimi 18 mesi. Figlio e nipote di due malavitosi dell’area vesuviana ammazzati in due agguati del 1991, non è stato mai coinvolto in indagini di camorra. La sua nomina ha provocato malumori e critiche
Pochi giorni prima delle elezioni politiche era un assessore provinciale Udc, è passato nel Pdl giusto in tempo per farsi eleggere in Parlamento ed ora è entrato nel Ncd. Pietro Langella ha attraversato tre partiti negli ultimi 18 mesi e sulla sua nomina a coordinatore napoletano del partito nato dalla scissione del Pdl stanno piovendo critiche e polemiche di tutti i tipi. Ma alla bufera il senatore Langella è abituato. Dall’imputato di camorra Nicola Cosentino al ministro dell’Interno Angelino Alfano, in fondo, il passo è breve. Brevissimo. Il tempo di guardarsi intorno e capire che non si ritrovava più in Gal, il gruppo del senatore Vincenzo D’Anna, cosentiniano di ferro (e Langella era considerato uno del ‘cerchio magico’ dell’ex sottosegretario di Casal di Principe).
“Il Nuovo Centrodestra – ha spiegato Langella appena ricevuta la nomina – è un partito ancora in fase embrionale, nato appena sette mesi fa, che però può mirare a raccogliere il voto dei moderati e dei delusi, intercettando i malumori che agitano Forza Italia, ma anche quelli del Pd, dove pure è in atto una vera e propria resa dei conti“. Langella, rivelò ilfattoquotidiano.it, è figlio e nipote di due boss della camorra dell’area vesuviana uccisi in due agguati del 1991. Erano tra i leader di un clan, i ‘Paglietta’, in grado di condizionare le amministrazioni comunali locali. Il Comune di Boscoreale fu sciolto nel gennaio 2006 per infiltrazioni camorristiche sulla base di una relazione riassunta così dal Tar che bocciò il ricorso: “Nella composizione consiliare e giuntale vi sono dei soggetti ritenuti permeabili alle pressioni dei gruppi malavitosi; in particolare l’attenzione della commissione si incentra sul presidente del consiglio comunale, esponente dell’omonimo clan e figlio di un soggetto ucciso nel 1991 in un agguato di camorra e facente parte del consiglio comunale già disciolto nel 1998 per i medesimi motivi”.
Il presidente del consiglio comunale era, per l’appunto, Langella. Che, va precisato, non è stato mai coinvolto in indagini di camorra e si professa da sempre estraneo alle vicende dei suoi familiari. La nomina di Langella a coordinatore napoletano di Ncd ha scatenato una mezza rivolta dei quadri dirigenti locali. C’è chi sottolinea, dietro anonimato, l’inopportunità per un partito guidato dal ministro dell’Interno di dare un incarico di responsabilità a un politico che fu la causa di uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche e si porta appresso storie ingombranti. C’è chi invece ci mette la faccia anche se non affonda troppo il colpo. In Regione Campania la rivolta è totale.
L’assessore regionale Ncd Severino Nappi, il presidente del consiglio regionale del partito Pietro Foglia (subentrato a Paolo Romano, anche lui Ncd e candidato alle europee, arrestato con l’accusa di tentata concussione) e i consiglieri regionali Ncd Ugo de Flaviis, Eduardo Giordano, Raffaele Sentiero e Franco Nappi, hanno firmato un comunicato contro il coordinatore regionale Gioacchino Alfano, sottosegretario alla Difesa, colpevole di aver firmato la nomina di Langella. “Ha un’idea di democrazia diversa da quella generale – hanno scritto – Pur esprimendo gratitudine a Gioacchino Alfano per lo sforzo solitario di immaginare l’affidamento di tutti i ruoli del partito campano che starebbe ponendo in essere – sottolineano – ribadisce però la necessità che l’azione di organizzazione di Ncd in Campania avvenga un modo condiviso e partecipato con tutta la dirigenza del partito”. ”Ci affidiamo al buon senso e alla diversa idea di democrazia di Ncd – concludono – e ai vertici Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Renato Schifani e Nunzia De Girolamo, affinché il partito in Campania esprima un’azione politica forte e autorevole che oggi manca”. Gioacchino Alfano ha precisato che sottoporrà la sua proposta a Roma. Dove forse non sanno nulla della storia di Langella.
“Non ho intenzione di entrare nel merito della questione politica e non mi lascerò trascinare dalle polemiche che in queste ore stanno dividendo l’Ncd. Invito, tuttavia, chi continua a rovistare nel passato della mia famiglia, cucendomi addosso etichette infamanti, a guardare unicamente alla mia storia personale. Sia a livello umano che politico”, dice il senatore Pietro Langella.
“A 54 anni – spiega Langella – ho compiuto un percorso di vita molto più integerrimo di tante altre persone che pure oggi fanno finta di storcere il naso. E non mi vergogno di dire che ho iniziato a lavorare a 14 anni, mentre ancora andavo a scuola. Non sono mai stato coinvolto in inchieste giudiziarie, la mia fedina penale è limpida”.
Riceviamo e pubblichiamo la replica del senatore Ncd Langella:
“Nessuno può scegliere la famiglia in cui nascere – prosegue il senatore dell’Ncd – ma il proprio percorso sì. Perché a ciascuno è data la possibilità di non commettere gli stessi errori dei padri”. “Nessuno – continua Langella – è umanamente in grado di spezzare i legami di sangue, né tantomeno ci è dato di poter cancellare il peso di cognomi che rimandano, inevitabilmente, al ricordo di fatti ed episodi di cronaca di cui il nostro Paese avrebbe fatto volentieri a meno. Ma il mio percorso di vita parla da solo: non ho fatto nulla di cui oggi debba pentirmi. E quanto compiuto, in passato, dai miei familiari (l’ho detto e ribadito più volte), al pari delle loro storie, non mi è mai appartenuto. Quando nel 1995 decisi di impegnarmi in politica, lo feci anche per riscattare il nome della mia famiglia. Ed allora Perché questa gogna terribile? Perché tutta questa sofferenza provocata a me, a mia moglie ed ai miei figli?”. “Perché – incalza ancora il sen. Langella – ogni qualvolta vado a ricoprire un incarico di responsabilità, c’è chi tira in ballo, in maniera cinica e strumentale, la storia della mia famiglia e non parla invece degli sforzi profusi dal sottoscritto per il territorio? Sono stufo, credetemi. E chiedo solo una cosa – conclude il parlamentare – di essere giudicato per i fatti, non per la mia parentela. Perché non è giusto che le colpe dei padri debbano ricadere in eterno sui figli. E magari anche sui nipoti”.
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