Dopo la commissione avviata dal Consiglio regionale, smantellata dalla maggioranza del centrodestra a fine 2013, si muovono anche i carabinieri. Acquisite 4mila pagine su appalti e affidamenti rimasta nelle stanze di Palazzo Lascaris. Al vaglio gare e affidamenti. Uno dei casi più eclatanti è stata la costruzione di un parcheggio all’ospedale Molinette di Torino, costato 1,9 milioni di euro ma usato per un periodo brevissimo
Adesso sugli appalti e sulle spese per la sanità in Piemonte c’è un’indagine contabile. Dopo la commissione avviata dal Consiglio regionale, smantellata dalla maggioranza del centrodestra a fine 2013, ora si muovono la Procura della Corte dei conti e i carabinieri. Il tutto avviene mentre anche in altre regioni gli investigatori si muovono per monitorare gli appalti della sanità che, come hanno svelato le indagini sull’Expo 2015, sono negli interessi degli imprenditori tangentisti.
Nelle prime ore di lavoro della giunta di Sergio Chiamparino, i militari del Nucleo investigativo dei carabinieri su ordine del procuratore Giancarlo Astegiano hanno recuperato i documenti della commissione nella sede del Consiglio regionale. Si tratta di una mole di circa 4mila pagine su appalti e affidamenti rimasta nelle stanze di Palazzo Lascaris dopo la chiusura della Commissione d’indagine. Per orientarsi tra quei documenti i militari hanno chiesto un incontro all’ex consigliere Udc Alberto Goffi, promotore e presidente della commissione d’indagine: Secondo lui l’intervento degli investigatori è provvidenziale: “Nei mesi scorsi per inviare gli atti alla procura io avrei dovuto riunire i consiglieri e far approvare la decisione. Senza il loro consenso non avremmo potuto fornire nulla. Adesso invece si sarebbe dovuto aspettare la formazione della nuova commissione”, spiega.
Al vaglio degli ex consiglieri erano passati gli affidamenti, le consulenze e i lavori strutturali di aziende sanitarie ospedali, aziende sanitarie locali e altri enti, come Aress, l’azienda regionale dei servizi sanitari. Molti dirigenti erano stati “interrogati” dalla commissione, che aveva potuto così analizzare a fondo il sistema e fare emergere alcune irregolarità. Uno dei casi più eclatanti è stata la costruzione di un parcheggio all’ospedale Molinette di Torino, costato 1,9 milioni di euro ma usato per un periodo brevissimo. Un sistema molto diffuso per far gonfiare i costi e gli sprechi è quello degli accordi bonari, “molto simile a quello usato nei lavori di Expo e Mose”, dice Goffi: le ditte vincevano gli appalti al massimo ribasso e poi ottenevano le riserve, cioè le spese dovute dalle amministrazioni committenti come rimborso dei ritardi e le opere complementari.
In particolare ci sono sei appalti anomali, per un valore complessivo di 170 milioni: grazie alle riserve sono cresciuti di altri 40 milioni. Molti di questi appalti inoltre erano stati vinti dalle stesse ditte, un elemento che ha suscitato qualche perplessità. Un’altra irregolarità emersa dal lavoro della commissione riguarda 26 contratti senza gara fatti dall’Asl Torino 1 e prorogati “in sanatoria” dalla direttrice Giovanna Briccarello, ex senatrice leghista. Proprio quando i consiglieri del Pd della commissione d’indagine hanno richiesto una seduta straordinaria su questi atti è sorto un putiferio: a dicembre, su richiesta del consigliere FdI Massimiliano Motta, il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo ha deciso che l’assemblea doveva essere a porte chiuse per evitare la divulgazione di informazioni riservate. Di lì a poco la Lega ha votato contro la proroga delle attività della commissione.
Secondo Goffi fu un errore: “Cota avrebbe potuto approfittare del nostro lavoro per ottenere dei risparmi enormi”. La sanità divora l’80 per cento del bilancio in una regione come il Piemonte, il cui debito si aggira intorno ai dieci miliardi di euro. Per questo di recente il neopresidente Chiamparino ha espresso il suo interesse sulla vicenda. “Mi sembra che quel lavoro abbia prodotto dati interessanti, sarebbe un peccato lasciarli in un cassetto”, aveva dichiarato giorni fa premettendo però che l’istituzione di una nuova commissione d’indagine spetterà solo al consiglio regionale, che non è ancora stato proclamato. “Mi sono confrontato con lui sul tema – dice l’ex presidente della commissione -. È interesse della politica capire se queste prassi che produco sprechi enormi siano ancora in corso”. Oltre al nuovo consiglio regionale e alla Corte dei conti potrebbero muoversi pure altre procure piemontesi: se nel corso dell’inchiesta i carabinieri e il procuratore contabile Astegiano dovessero incappare in presunti reati, informeranno le procure interessate per l’apertura di un’eventuale indagine penale.