Due recenti articoli pubblicati sul Journal Sexual Medicine riportano l’attenzione su un disturbo della sessualità che spesso affligge l’uomo e di conseguenza la coppia: stiamo parlando della eiaculazione precoce. Una difficoltà sessuale che sembra interessare dal 20 al 40% degli uomini della popolazione generale laddove questa variabilità è attribuibile ad una non univoca definizione del disturbo che ha subito nel tempo varie modifiche. La Società Internazionale di Medicina Sessuale (ISSM) ha recentemente tracciato le linee guida della definizione e delle terapie più efficaci per far fronte al disturbo.
Cerchiamo quindi di capire meglio. Per poter fare diagnosi di eiaculazione precoce devono coesistere tre condizioni: la durata, l’eiaculazione deve avvenire entro circa un minuto dal momento della penetrazione, l’incapacità dell’uomo di controllare o ritardare l’eiaculazione, ed infine, questa condizione deve causare conseguenze psicologiche negative e di frustrazione che possono portare anche ad evitare la sessualità. I casi in cui l’uomo ha la sensazione soggettiva di concludere troppo presto o laddove ci sono delle situazioni sporadiche di precocità, queste non sono considerate delle “patologie”.
In ambito clinico, inoltre, si parla di eiaculazione precoce primaria e secondaria come criteri che descrivono il momento di insorgenza del disturbo nella vita dell’individuo, quindi ci possiamo trovare di fronte ad uomini che da quando hanno iniziato la loro attività sessuale hanno presentato questa difficoltà e chi, viceversa, ha iniziato a soffrirne da un certo punto in poi, comunque dopo una vita sessuale soddisfacente. Questa ultima distinzione ci aiuta a comprendere il carico emotivo dell’uomo e dell’eventuale coppia di fronte ad un disturbo di questo tipo, in relazione al tempo di durata del sintomo stesso, e quindi anche la fatica ad affrontare un percorso, fatto di visite, possibili esami clinici, terapie, che a volte funzionano altre meno, nel tentativo di risolvere la difficoltà.
Per capirci: sarà diverso se un uomo di 30 anni ne soffre da quando ha avuto a 16 anni le sue prime esperienze sessuali, oppure se un uomo di 30 ha iniziato ad avere questa difficoltà nell’ultimo anno. Stesso discorso se il tutto avviene in una coppia di recente costituzione o in una coppia di lunga durata. Da un punto di vista psicologico l’esperienza di precocità ha una ricaduta negativa sull’uomo soprattutto in relazione alla sua compagna. Il senso di inadeguatezza è legato al timore di non soddisfarla e in tal modo l’ansia della prestazione favorisce ancora di più la precocità. Durante il rapporto sessuale la “ troppa” attenzione al partner fa sì che si perda di vista se stessi e le proprie sensazioni e in tal modo tutto rischia di precipitare molto rapidamente. Ma possono esserci anche delle cause organiche che vanno attentamente indagate per poter meglio definire il tipo di trattamento da seguire.
Le terapie suggerite per questo disturbo sono quindi diverse e vanno di volta in volta adattate alle esigenze e alla storia del disturbo, in questo caso è indispensabile da parte del clinico una corretta anamnesi e una buona conoscenza dei meccanismi sessuologici della risposta sessuale. L’attenzione ai fattori psicologici e organici insieme, consente di affrontare il disturbo di eiaculazione precoce con ottime possibilità di risoluzione.